Lingua italiana insieme
Racconto del mio viaggio in Grecia
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In questo episodio di livello AVANZATO ti racconterò il mio viaggio in Grecia sia per raccontarti, appunto, la mia bellissima esperienza, sia per riflettere sul perché del viaggio in generale.
Con questo audio potrai fare pratica di:
– forma impersonale;
– congiuntivo;
– tempi passati;
– connettivi utili per raccontare.
Trascrizione
Quando, durante la pratica di parlato, con i miei studenti e le mie studentesse arriviamo all’argomento vacanze e turismo, faccio, a tutti e a tutte, sempre la solita domanda: perché si viaggia?
Una domanda che sembra semplicina, vero, ma a cui si rischia sempre di rispondere in modo banale, e nella maggior parte dei casi si risponde in modo banale, perché è una domanda così potente la cui risposta, come tutte le cose potenti, è difficile da articolare in parole.
Viaggiare: quante cose contiene dentro questo verbo, se lo pronunciamo ad alta voce si sprigionano nella mente ricordi, associazioni, emozioni fortissime, desideri per il futuro.
Viaggiare, dillo in silenzio nella tua mente, bisbiglialo, viaggiare, dillo ad alta voce, viaggiare: beh? Come ti senti? Ti è venuta voglia di organizzare il tuo prossimo viaggio? Hai già messo pausa a questo episodio del podcast e sei andata o andato su internet alla ricerca della prossima tappa?
Se basta una parola, viaggio, viaggiare, a farci avere una reazione, significa, secondo me, che questa parola scuote dei punti essenziali della nostra umanità.
Azione, reazione, parola (che è un’azione), reazione.
Dopo due anni di pandemia questo in Grecia è stato il mio primo vero viaggio, l’ho aspettato con un’ansia infantile, quando ne parlavo in questi mesi la bocca mi si contraeva automaticamente in un sorriso, mi sentivo come il mio nipotino di 3 anni quando abbiamo organizzato la festa a sorpresa per il compleanno di mia nonna: lui lo sapeva che dovevamo fare una sorpresa alla nonna, ed ogni volta che nominavamo la festa saltellava e si agitava per la gioia, spalancava gli occhi per la gioia infinita e spontanea pensando al momento in cui sarebbe saltato fuori dalla stanza e avrebbe gridato sorpresaaaaa!!!
E dunque, dopo due anni di pandemia, in cui ho sentito una grande mancanza del viaggio, ho deciso di inaugurare la ri-partenza scegliendo una destinazione che sognavo da tanto, e cioè Atene.
Bentornato e bentornata nel nostro podcast mensile di italiano per stranieri, prodotto da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione di questo episodio visita lernilango.com.
Per adesso buon ascolto dell’episodio Il mio viaggio in Grecia: perché si viaggia?
Perché, dunque, si viaggia?
Questo viaggio ad Atene me lo ha ricordato, perché, devo ammettere, ero un po’ arrugginita, e il libro di Alain De Botton, L’arte di viaggiare (mio compagno di viaggio ad Atene insieme al libro The passenger sulla Grecia), dicevo il libro L’arte di viaggiare mi ha aiutata ad articolare meglio la mia risposta suggerendomi cose che pensavo ma non sapevo come dire: amo i libri che ti aiutano a portare fuori quello che hai dentro ma che non sai come impacchettare nelle parole.
Allora, allora, studiante mio caro e mia cara, perché si viaggia?
Per me si viaggia innanzitutto per ricercare la bellezza e il sublime in luoghi non familiari.
La bellezza appaga i sensi e l’anima, il sublime invece è un’emozione che si prova di solito, si legge che questo, questa emozione del sublime si prova di solito davanti ai paesaggi, ma secondo me quest’emozione del sublime si può provare anche di fronte a delle opere del genio umano che possono essere opere artistiche o architettoniche.
Il sublime è la reazione emotiva che si ha nei confronti di uno spettacolo che ci fa sentire piccoli, è la reazione emotiva che si ha quando ci si sente piccoli davanti ad uno spettacolo incredibile, uno spettacolo grandioso della natura, per esempio quindi nei confronti di un paesaggio mozzafiato, o nei confronti del cielo notturno, o nei confronti di una vallata, del mare in tempesta, quindi è proprio questa emozione, sensazione di piccolezza che si prova nei confronti di qualcosa di più grande di noi, per questo ripeto di solito questa emozione è stata associata ai paesaggi e quindi alla natura, ma secondo me questa emozione, questa reazione emotiva si può anche avere nei confronti ripeto di un’opera del genio umano, come un’opera artistica o un’opera architettonica
Qualcosa di più grande di noi, di più forte di noi ci ricorda che siamo fragili, che siamo piccoli, minuscoli, che siamo di passaggio e che dobbiamo accettare i limiti imposti dalla nostra condizione umana. Però, però, l’emozione scatenata, la reazione emotiva scatenata dal sublime sì ci fa sentire piccoli ma non ci fa sentire senza forze, cioè annientati e senza speranza, il sublime ha la capacità di scatenare in noi l’ispirazione, ci sentiamo piccoli quando guardiamo qualcosa di più grande, di più forte di noi ma non proviamo paura, anzi ci sentiamo profondamente ispirati e proviamo anche un desiderio di adorazione nei confronti di questa cosa così grande, così mozzafiato, così al di là e oltre la nostra capacità di pensarla per quanto è forte, per quanto è grande, per quanto è potente.
Ovviamente il senso del sublime, la reazione emotiva scatenata dal sublime, da luoghi sublimi, paesaggi o aggiungo opere d’arte e architettoniche, questo senso del sublime si può provare anche a casa propria ovviamente, non bisogna necessariamente viaggiare per provare questa emozione, però il sublime secondo me in un ambiente straniero e quindi non familiare si potrebbe manifestare con più potenza, perché ci troviamo in un contesto che è appunto lontano dalla nostra quotidianità. Nella nostra quotidianità siamo abituati a vedere le cose che vediamo tutti i giorni, quindi guardiamo le cose appunto con gli occhi dell’abitudine, in vacanza invece siamo molto più vigili, e quindi il senso del sublime secondo me si sperimenta molto di più in viaggio piuttosto che nella vita di tutti i giorni perché appunto i nostri sensi sono molto più vigili rispetto alla vita quotidiana dove probabilmente ci sarà del sublime dappertutto certo ma con gli occhi dell’abitudine, così presi dalla nostra routine molto spesso non riusciamo a vederlo.
Io ho provato questa sensazione, questo senso del sublime in Grecia in due momenti in particolare. Il primo è stato quando sono salita sull’acropoli. Con il mio gruppo della visita guidata e la nostra guida siamo saliti in cima all’acropoli e appena mi sono trovata davanti l’entrata dell’acropoli era veramente grande, era enorme, era possente ecco userei questa parola, l’entrata dell’acropoli era possente, la sentivo molto più grande di me. Si estendeva in verticale, si innalzava verso il cielo, avevo l’impressione proprio che mi stesse cadendo addosso, ed è stata un’emozione fortissima, e in quel momento mi sono sentita molto piccola ma in un senso non spaventoso, non ho provato paura, non mi sono spaventata per questa sensazione ma ho provato in quel momento una grande ammirazione per l’essere umano perché mi sono detta ma guarda cosa siamo stati in grado di costruire noi umani come genere umano con le pochissime risorse che avevamo all’epoca. Quindi sì un’emozione fortissima perché era più grande di me, un’emozione fortissima che però mi ha fatto provare una grande ammirazione, in questo caso per le possibilità e le capacità del genere umano, e la stessa sensazione poi ovviamente un po’ più ridotta devo dire perché ormai avevo avuto il grande impatto con l’entrata, la stessa sensazione l’ho provata anche davanti al Partenone, perché il Partenone è perfetto nella sua imperfezione, se lo guardi da vicino, se lo guardi di fronte ti accorgi veramente come ogni fila di colonne, ogni parte è in perfetto equilibrio con tutte le altre, la mia guida ripeteva sempre che il Partenone è il risultato di calcoli matematici precisi e si vedeva che c’era della precisione assoluta in quella struttura, mi sono messa di fronte al Partenone, ho iniziato a guardarlo ed era perfetto, ovviamente il Partenone come si presenta oggi non è lo stesso di come si presentava nel V secolo a.C. ovviamente, però conserva intatta la sua possanza davvero e la sua perfezione, e di nuovo ripeto in modo più attutito perché avevo già provato questo forte impatto di fronte all’entrata dell’acropoli, in modo più attutito ho sentito che di fronte a me c’era qualcosa di molto più grande di me, qualcosa che mi faceva sentire piccola ma in senso positivo, e che mi faceva provare una grandissima ammirazione nei confronti di questa cosa che stavo guardando, nei confronti di questo prodotto del genio umano.
Il secondo caso in cui ho sperimentato questo senso del sublime è stato durante la visita al tempio di Era che sorge ai piedi di una piccola scogliera, nel Golfo di Corinto c’è questa piccola collinetta che poi scende verso una cala, una spiaggia piccolissima che sembra quasi una piscina naturale, e su questa spiaggia, poco rialzato sulla destra sorge il tempio di Era la moglie di Zeus. Quando siamo saliti in cima alla scogliera, perché prima si sale in cima a questa collinetta che è appunto diciamo una scogliera circondata da un mare di un blu intenso, sulla cima di questa scogliera c’è un faro, poi si scende verso il basso e c’è la spiaggetta, c’è questa cala e sulla spiaggia c’è il tempio di Era, quando siamo saliti abbiamo raggiunto il faro e in cima lì eravamo gli unici, non c’era nessuno, non c’erano persone, c’era un silenzio ma non so neanche come descrivere questo silenzio perché non ho mai sentito un silenzio del genere in tutta la mia vita, era un silenzio antico ecco, lo descriverei così, si sentiva il mare che si muoveva e che lentamente sbatteva contro la scogliera, si sentiva il vento ma si sentiva il vento attraverso il frusciare delle foglie, era un silenzio antico lo chiamerai in questo modo, un silenzio sacro quasi, speciale, e in quel momento ho sentito che il cuore ha fatto un tuffo in giù come quando siamo sulle montagne russe e scendiamo in discesa, ho sentito il cuore che si è tuffato giù verso il basso e ho provato questa sensazione di immensità, perché davanti a me c’era davvero qualcosa di più grande di me non solo a livello di spazio ma anche di tempo, ho sentito che di fronte a me c’era qualcosa di più grande dal punto di vista fisico, spaziale ma anche temporale perché quel posto era lì da molto prima di me, ecco quello è stato un secondo momento durante la mia vacanza in cui ho sentito il sublime e ripeto potrei provare questa sensazione anche guardando le scogliere della Puglia, ma ci sono così abituata, le vedo così tanto che sì mi rendono felice ma quel tuffo del cuore che ho sentito lì su, al tempio di Era, difficilmente lo posso sentire qui osservando e ammirando dei paesaggi familiari e conosciuti.
C’è un altro punto di cui De Botton, scusate la mia pessima pronuncia francese, c’è un altro punto di cui De Botton parla nel suo libro L’arte di viaggiare, che è un punto legato al concetto di bellezza, ed è una cosa che io sperimento sempre nei miei viaggi e che ripeto nella vita di tutti i giorni faccio raramente perché di nuovo sono abituata, ho una certa familiarità con i luoghi che mi circondano, dicevo c’è una cosa di cui parla De Botton in merito alla bellezza e dice che gli esseri umani hanno questo istinto di voler possedere la bellezza, quando la vedono davanti ai loro occhi, pensa per esempio a quando raccogliamo un fiore in un campo, ecco questo è un modo attraverso cui gli esseri umani vogliono impadronirsi della bellezza per portare un pezzo di bellezza nella propria vita quotidiana, nella vita di tutti giorni, e questo desiderio umano di possedere la bellezza è ovviamente legato anche all’arte della fotografia. Sicuramente ti sarà capitato di trovarti davanti a una cosa così bella da farti venire l’ansia di perderla no, e di non poterla possedere sostanzialmente, lì di fronte a te c’è un luogo bellissimo, dici mamma mia quant’è bello ma non può essere mio, allora quest’ansia di non poter possedere quel luogo si traduce in cosa? Si traduce in un movimento della tua mano che prende il cellulare e scatta una foto al paesaggio che hai di fronte a te e questo è un modo, dice De Botton nel suo libro, di placare l’ansia che sentiamo quando ci troviamo di fronte a qualcosa di bellissimo ma che non possiamo possedere. Ecco io quando viaggio prendo sempre pezzi di bellezza e di solito ce li ho tutti qui sulla mia libreria, prendo delle pietre o delle conchiglie se vado al mare, o delle foglie anche se vado in dei posti con degli alberi bellissimi, e questo è un modo per me per sentirmi che sto possedendo quella bellezza che ho davanti agli occhi, prendo tutti questi elementi della natura principalmente o a volte anche gli scontrini di posti dove sono stata che mi sono piaciuti tantissimo o dove sono stata bene. Questa volta in Grecia ho fatto un po’ di snorkeling e mentre facevo snorkeling ho trovato, al tempio di Era, per trattenere tutta la bellezza di quel posto ho trovato mentre facevo snorkeling sott’acqua un esoscheletro di riccio di mare rosa bellissimo, l’ho preso, l’ho portato con me e ce l’ho sulla libreria, e così è un modo per me davvero, è stato un modo per me di impadronirmi di tutta quella bellezza che ho visto in quel luogo.
Quindi ecco sublime e bellezza sono cose che si sperimentano molto di più in viaggio secondo me perché usciamo da un contesto familiare, da un contesto conosciuto, ed entriamo in qualcosa di nuovo, qualcosa di nuovo che rende i nostri sensi molto più attivi ed è una cosa importante per la nostra vita, provare queste emozioni è importante per la nostra umanità, quindi il viaggio è anche da un certo punto di vista una terapia per allenare queste emozioni che magari durante la vita di tutti i giorni ecco sono un po’ flaccide, sono un po’ sottotono proprio come un muscolo che non viene allenato.
Il secondo motivo per cui secondo me si viaggia è la scoperta, il desiderio di scoperta, questa spinta che l’essere umano ha di scoprire le cose che non conosce, una cosa che si manifesta fin da quando siamo molto piccoli, il desiderio di conoscere il mondo, di capire il perché delle cose. Il senso della scoperta che è un’altra secondo me caratteristica, un altro tratto peculiare dell’umanità, dell’essere umano. Di nuovo nella vita di tutti giorni magari, nella nostra routine magari il senso della scoperta è un po’ flaccidetto, è un po’ sottotono, è un po’ come un muscolo che non viene allenato, ma durante il viaggio senza impegni quotidiani abbiamo la possibilità di allenare il muscolo della scoperta, e io ho fatto proprio questo durante il mio viaggio ad Atene. Innanzitutto ho letto anche per questo viaggio il libro di The Passenger, la collana di cui ho parlato non so se ti ricordi nell’episodio del podcast con Giulia, e la stessa collana ha fatto anche un libro sulla Grecia e quindi ho letto anche questo libro. Quindi per me scoperta quando viaggio è anche leggere tantissimo sul posto che sto visitando e attraverso questo libro ho scoperto delle cose incredibili, ho scoperto molto sulla storia della Grecia, sul cinema greco, sulle abitudini alimentari dei greci, sul rapporto della Grecia con la Turchia ad esempio, sul fatto che la Grecia è un paese tra Oriente e Occidente, e che proprio questa sua posizione le ha portato una grande crescita, una grande ricchezza.
Ho scoperto il Rebetiko, ho scoperto questa musica dei ribelli, questa musica struggente che purtroppo non ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo ma che ho ascoltato su YouTube e ho anche ascoltato in una versione italiana perché un musicista che amo, d’altronde, che si chiama Vinicio Capossela, che vi consiglio vivamente di ascoltare, dicevo questo musicista italiano, Capossela, ha creato, ha composto un album in italiano usando le melodie del Rebetiko ed è una musica meravigliosa, ho ascoltato il Rebetiko durante il viaggio di ritorno dalla Grecia con questo mare di fronte a me calmissimo, luccicante, e questo sole bellissimo, quindi ho scoperto questa musica incredibile grazie alla lettura, sono andata al mercato e mi sono messa a chiacchierare con le persone anche se non parlavano bene l’inglese, però ci siamo capiti, siamo riusciti a comunicare, e quindi mi fermavo alle bancarelle del mercato, chiedevo ma che cos’è questo, che cos’è questo, raccontami, ho scoperto la masticha che è appunto questo elemento estratto da un albero sull’isola di Chios se non sbaglio, se non ricordo male, che ha un sapore meraviglioso, direi che ha un sapore di menta, ma non è proprio menta, cioè è simile al sapore della menta, ho scoperto la masticha grazie alla pasticceria di fronte al nostro appartamento in cui questa donna gentilissima mi ha spiegato un po’ tutta l’origine dei dolci tipici greci e mi ha spiegato il loro rapporto con la Turchia, e poi mi ha detto adesso ti devo far assaggiare una cosa e mi ha fatto assaggiare il gelato alla masticha, oh mio Dio mi sono innamorata, sono andata al mercato, ho parlato con la rivenditrice di spezie e mi ha fatto vedere la masticha, abbiamo chiacchierato su come trasformarla, fai il liquore, fai la crema, è stato veramente un momento di scoperta.
Secondo me il viaggio ci aiuta ad allenare il muscolo della scoperta che è un altro muscolo che purtroppo nella nostra vita di tutti giorni non alleniamo abbastanza perché siamo presi da una routine che a volte è veramente sfiancante.
Un altro motivo per cui secondo me si viaggia è quello di provare il senso dell’esotico, viaggiamo, si viaggia perché si è spinti dal senso dell’esotico.
Che cos’è l’esotico? L’esotico è quella sensazione che si prova, quel senso di piacere che si prova quando si è di fronte a degli elementi, che possono essere ad esempio una pianta, o un animale particolare, o un paesaggio, o un abito, o un tappeto, qualsiasi cosa, l’esotico è quella sensazione di piacere che si prova quando si è di fronte ad elementi che rappresentano un luogo straniero appunto, un luogo diverso da casa propria.
Il senso dell’esotico si prova dunque quando guardiamo degli elementi che sono simbolo di un altro luogo, di un luogo che non è un luogo familiare.
Il senso dell’esotico si prova dunque quando siamo di fronte a degli elementi che simboleggiano un luogo straniero, il senso dell’esotico si prova nei confronti di elementi che ci dicono che siamo in un luogo straniero, cioè siamo in un luogo che non è casa nostra, siamo all’estero sostanzialmente, e potrebbe essere qualsiasi elemento ripeto a scaturire il senso dell’esotico.
Non è una sensazione brutta l’esotico, è una sensazione bella l’esotico, cioè è davvero un senso di piacere, quasi un brivido, un’emozione che proviamo guardando qualcosa e ci diciamo wow sono all’estero non sono a casa mia. Ecco io questo senso dell’esotico devo dirti che l’ho provato principalmente nei confronti della lingua greca, non quando l’ascoltavo ma quando leggevo, quando vedevo la lingua greca e provavo a leggere in greco ecco quello per me, l’alfabeto greco, mi ha dato quel brivido di esotico e mi ha fatto dire ok sono in un paese straniero, sono in un paese dove utilizzano un altro alfabeto per comunicare, un alfabeto diverso dal mio, ecco questo elemento di diversità, questo brividino di piacere, è stato per me l’alfabeto greco, e devo dire che siccome c’era in molti posti sia la scrittura in greco che la scrittura sempre greca però in alfabeto italiano, grazie a questa doppia scrittura sono riuscita un pochino a capire come leggere direttamente in greco e quindi camminavo per le strade e provavo a leggere anche ad alta voce o chiedevo conferma per esempio ai camerieri, chiedevo conferma alle persone ma si legge così, si legge così, quindi per me quel senso dell’esotico, cioè la consapevolezza di essere in un posto straniero, il piacere provato è partito proprio dall’alfabeto greco.
E questo senso di esotico davvero l’ho provato principalmente nei contesti comunicativi, cioè quando parlavo soprattutto con persone che non conoscevano bene l’inglese e con cui dunque dovevo cercare di comunicare usando altre forme di linguaggio, per esempio c’è stato questo episodio bellissimo, eravamo al mare nel Golfo di Corinto e dopo una giornata passata in spiaggia su questa piccola spiaggetta siamo andati in una taverna che era lì sulla spiaggia, si chiama così non è un’osteria ma in greco si chiama taverna, una taverna ovviamente a base di pesce perché era insomma un paesino di mare e quindi la gente al mare mangia principalmente il pesce, quindi al tramonto dopo la nostra giornata passata sulla spiaggia siamo andati in questa taverna per mangiare qualcosa, e la signora che gestiva questa taverna, Irene, una persona meravigliosa, non parlava bene l’inglese ok, cioè c’erano le traduzioni in inglese nel menu ma erano delle traduzioni un po’ approssimative quindi non capivamo bene quale fosse il cibo descritto, allora con Irene che appunto non parlava bene l’inglese per comunicare abbiamo utilizzato i disegnini, cioè ha iniziato a disegnare le verdure per farmi capire, ha iniziato a disegnare le verdure sulla tovaglia di carta del tavolo, ecco in quei momenti così in cui non condividevo una lingua con la persona con cui comunicavo, in questi momenti ho provato proprio questo senso dell’esotico, cioè questa sensazione di dire sono all’estero, sono in un posto dove la gente si comporta, vive e parla in modo diverso dal mio.
Quindi, ricapitoliamo, si viaggia secondo me per allenare i muscoli della bellezza, i muscoli del sublime, i muscoli della scoperta e i muscoli dell’esotico, secondo me dei muscoli fondamentali dell’anima umana, immaginiamo l’anima umana come un corpo, proprio come il nostro corpo fisico, tutti questi elementi secondo me sono dei muscoli fondamentali dell’anima e il viaggio è una buona palestra per essi.
Vorrei adesso aggiungere due ultime considerazioni, due ultimi punti che non c’erano, che non ho trovato nel libro di De Botton, ma che sono due motivi per cui io viaggio, sono due motivi per me importantissimi.
Innanzitutto viaggiare mi fa capire che non sono il centro del mondo, che il mio punto di vista e la mia cultura non sono il centro del mondo ma una delle tante culture e uno dei tanti punti di vista e dei vari modi di vedere il mondo. Viaggiare è una presa di consapevolezza su questo e secondo me questa presa di consapevolezza è un esercizio che tutti dovremmo fare un po’ più spesso nella nostra vita.
Il secondo motivo per cui viaggio e per cui continuerò a farlo finché potrò fisicamente e mentalmente, è perché viaggiando mi accorgo che il mondo è un posto migliore di quello che credo, di quello che ci vogliono far credere, è un posto abitato da gente meravigliosa, ma soprattutto è un posto più sicuro di quello che crediamo e di quello che ci vogliono far credere o di quello che ci fanno vedere anche in televisione. La gente è buona, le persone sono buone, in Grecia poi particolarmente devo dire, la cosa che mi ha impressionato di più, che mi ha colpito di più di questo viaggio sono state davvero le persone in Grecia, le persone gentilissime.
Racconto alcuni episodi, per esempio innanzitutto quando sono andata in questa pasticceria per comprare dei dolci tipici e quindi ho parlato con la responsabile del negozio, cioè lei mi rispondeva a tutte le domande e a un certo punto mi dice ti devo far assaggiare il gelato alla masticha: ha preso la coppetta di gelato, ha messo nella coppetta un baklava e poi sopra ci ha messo una pallina enorme di gelato alla masticha e me lo ha regalato, cioè non mi ha fatto pagare per questa cosa, è stato un atto di gentilezza. O ancora quando sono andata a comprare la masticha, io non sapevo che la masticha costa 194€ al chilo, cioè signori e signore costa tantissimo, non lo sapevo, quindi sono andata lì pensando a un prezzo normale, ho chiesto alla signora 100 g di masticha, lei mi ha guardata e mi ha detto sei sicura? Vedi che la masticha costa tantissimo, io te ne do solo 15 g di masticha, quindi avrei speso una fortuna per 100g, è stata onesta e quindi gentilissima nei miei confronti ed è una cosa che mi ha colpito tantissimo.
O ancora sempre con Irene, la signora con cui ho comunicato con i disegnini, avendo solo pesce nella sua taverna di pesce, quando ha saputo, ha scoperto che eravamo vegetariani ha detto non ti preoccupare, cioè mi ha fatto il gesto di non ti preoccupare, ed è andata nel suo orto, perché dietro la taverna avevano un orto, con il marito ha iniziato a raccogliere verdure e ci ha portato di tutto, ci ha organizzato una cena meravigliosa, funghi arrosto, peperoni al forno, barbabietole, ci ha fatto di tutto, di tutto, e così anche negli altri posti dove siamo andati a mangiare, quindi una gentilezza infinita, a volte in Italia, a meno che non vai in ristoranti vegetariani, quando dici che sei vegetariano sono quasi infastiditi, in Grecia no e Irene è stata la più accomodante secondo me. Ed infine la nostra seconda host perché abbiamo viaggiato con Airbnb e siamo andati a stare in questo posto bellissimo in questo paesino vicino a Loutraki, la nostra host era meravigliosa, cioè siamo arrivati la sera e ci ha invitati a mangiare con lei, eravamo arrivati un pochino tardi e ci ha detto guarda ho fatto due maccheroni, perché chiamano la pasta maccheroni in Grecia, ho fatto due maccheroni ecco volete mangiare con me? Poi quando siamo andati via ci ha preparato due spremute d’arancia per salutarci, è venuta una sera e abbiamo bevuto la birra insieme, ci ha portato la birra quindi ecco una gentilezza infinita, e viaggiare ci rende secondo me meno timorosi, ci fa avere meno paura degli altri e ci ricorda, mi ricorda principalmente che il mondo è un posto più sicuro di quello che ci fanno credere, di quello che crediamo e la gente sostanzialmente è buona, non importa quale cultura, quale paese, quale religione o quale altra costruzione culturale sia attaccata sulle persone, le persone sono buone, quindi questi due ultimi motivi secondo me sono i più importanti del perché si viaggia.
Caro studiante e cara studiante, ti ringrazio per il tuo ascolto e spero che questo podcast ti sia piaciuto, e spero soprattutto che ti farà venire tanta voglia di viaggiare.
Va bene noi ci sentiamo il prossimo mese, se vai sul sito lernilango.com troverai degli esercizi di comprensione orale, esercizi vero falso per capire se hai capito effettivamente i contenuti di questo podcast, e niente ti auguro una vita piena di viaggi e piena di incontri, grazie per il tuo ascolto e alla prossima!
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