Un’italiana a Londra: intervista

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In questo episodio di livello avanzato intervisto Irene di @italianinlove, italiana che vive da ormai undici anni a Londra, con cui parlo della vita di un’italiana all’estero. Inoltre io e Irene condividiamo qualche aneddoto sulla nostra vita, da italiane, con i nostri fidanzati inglesi. L’eloquio è molto rapido.

Lingua italiana insieme
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Un'italiana a Londra: intervista
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Trascrizione

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Stai ascoltando un podcast di italiano per stranieri, prodotto da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione di questo episodio visita lernilango.com.

Per adesso buon ascolto dell’intervista Un’italiana a Londra: quattro chiacchiere con Irene.

Simona: bene, ciao cara Irene, grazie innanzitutto di aver accettato di partecipare al podcast, al mio podcast nello specifico al Podcast del mese di gennaio, sono molto contenta di presentarti alla mia comunità di studianti, come li chiamo io, perché questa, apro parentesi, perché di solito mi fanno questa domanda “Simona, ma esiste la parola studiante?”, sì in teoria, in pratica è una parola del mio idioletto che utilizzo io, chiusa parentesi, torniamo a te, grazie per aver accettato di partecipare al mio podcast, io, studianti in ascolto, ho conosciuto Irene ovviamente su Instagram perché lei come me è un’insegnante digitale, ma ovviamente lei vi dirà di più e meglio e poi ci siamo incontrate a Londra a dicembre dell’anno scorso, dicembre 2022, ed è stato molto bello, perché il grande limite di Instagram purtroppo è che non possiamo vederci, non possiamo uscire insieme, quindi quando capita che siamo nello stesso luogo è sempre bello potersi incontrare, e dunque io smetto di parlare perché altrimenti non la smetto più e lascio la parola ad Irene la mia collega che adesso si presenterà molto meglio di quanto possa farlo io, vai Irene, tocca a te!

Irene: sei già stata bravissima anche tu Simona, prima di tutto grazie mille per l’invito, è un onore essere qui e volevo salutare anche i tuoi studianti prima di tutto, e come hai detto sì, sono anch’io un’insegnante di italiano, vivo a Londra ormai da undici anni e mezzo, è una vita ma sono toscana, forse non so se gli studenti possono percepire, sentire l’accento.

Simona: forse quelli di livello avanzato, forse e non è detto, è una cosa molto difficile in realtà.

Irene: sì, però sì vengo insomma dalla Toscana, da una città, una cittadina di, diciamo non proprio cittadina, di 80.000 abitanti, però rispetto a Londra per me è come se fosse un piccolo villaggio, diciamo.

Simona: un paesone, chiamiamolo così, un paesone. Bene, e quindi, raccontaci un po’ della tua pagina Instagram e del tuo progetto digitale, di quello che fai sentiamo, facciamo sentire a loro perché io già lo so, ovviamente.

Irene: certo, allora sono su Instagram ormai da qualche anno, però visto come si fa su Instagram si inizia a postare qualche video di qua e di là finché non trovi la tua strada o almeno io è quello che ho fatto, poi parlando con i miei studenti negli anni, diciamo mi è nata questa passione, ho trovato questo spunto di iniziare a, proprio la pagina di Instagram @italianinlove, ovvero, il nome forse lo dice un po’, è studiare l’italiano facendo qualcosa che si ama, questo potrebbe essere leggere un libro, fare yoga, cucinare, tutto quello che ti viene in mente che potrebbe essere un passatempo, un qualcosa che ti piace fare lo fai in italiano.

Simona: benissimo, infatti hai organizzato un evento già di yoga, mi ricordo, in passato giusto? Cos’era, di cosa si trattava? Ricordami brevemente.

Irene: è stato proprio carino, l’ho fatto con una mia cara amica che è anche insegnante di yoga per l’appunto, e ci siamo ritrovate un’ora e un quarto e abbiamo letto, abbiamo fatto un po’ di conversazione all’inizio, 15 minuti, con le partecipanti, poi lei ha fatto 45 minuti di sessione, ci ha ammazzate, ti dico la verità.

Simona: italiano in pain.

Irene: sì, alla fine ero sudatissima, però è stato molto molto carino, e poi alla fine abbiamo fatto ancora di nuovo 15 minuti di conversazione, tutte molto rilassate, perché alla fine ha fatto anche un po’ di meditazione di 5 minuti.

Simona: e tutto in italiano, quindi, le indicazioni date, bellissime, dobbiamo organizzarlo insieme in futuro questo evento, va bene, partecipo anch’io con il mio tappetino yoga e con il mio bassotto che arriverà a volte perché quando io faccio yoga lei arriva e fa yoga con me.

Irene: i cani sono benvenuti, fra l’altro la mia amica insegnante di yoga ha due cani, quindi.

Simona: perfetto benissimo, quindi in futuro organizzeremo questo evento insieme, molto bene, e poi hai anche un’altra cosa che io adoro e che prima o poi farò anche, che è il club del libro giusto? Per solo readers, giusto?

Irene: solo readers, sì, tra poco ce ne sarà un altro in realtà, questo si chiama Italian book club for solo readers, è un club del libro mensile okay, è un abbonamento mensile che, alle quali le persone possono iscriversi, abbiamo un gruppo WhatsApp; quindi, al momento dell’iscrizione vengono automaticamente inseriti nel gruppo e ogni mese leggiamo un libro differente, molto spesso i miei studenti mi dicono ma come faccio a leggere un libro? Ci vuole coraggio, ci vuole impegno soprattutto, perché di solito sono libri sulle 160 pagine, però poi ci ritroviamo una volta al mese è veramente Simona, non so come, è un piacere che ci troviamo parliamo del libro, ci scriviamo nel gruppo e ormai è quasi un anno che lo faccio, quindi sto arrivando all’anniversario diciamo…

Simona: bene, molto bene, anche questo è un altro progetto di collaborazione che possiamo pensare per il futuro eh, questa è anche una cosa molto interessante, ti ripeto, anche io sono molto di questo approccio qui del fare, cioè imparare una lingua attraverso le cose che ti piacciono, cioè anche solo ascoltare no contenuti di cose che ti piacciono penso che sia molto importante, quindi, quindi, quindi abbiamo già due possibilità di collaborazioni future a riguardo, per l’italiano perfetto, ma invece, invece adesso fatta questa piccola introduzione su Irene, passiamo al titolo di questo podcast, no, di questo episodio del podcast che è Un’italiana all’estero ok? Dunque, tu sei italiana sei Toscana, vieni da questo paesone di nome Grosseto e ti sei trasferita a Londra undici anni fa, la mia prima domanda è perché questo trasferimento a Londra, via, lontano dall’Italia, perché questa scelta di lasciare l’Italia per andare a studiare, per andare a lavorare a Londra, in Inghilterra? Raccontami.

Irene: ti racconto, suonerà un po’ cliché ma io da quando ero piccola avevo questo desiderio di trasferirmi a Londra, non so perché, nel senso il perché è l’inglese in realtà, avevo sempre questo desiderio di imparare l’inglese in una maniera comunque avanzata e per me l’obiettivo era quello di trasferirmi a Londra per farlo, quindi nel 2011 ho fatto domanda per un master, ho fatto domanda per il master ma non sono stata presa la prima volta e ho detto Che faccio? Mi arrendo? Non mi sono arresa, sono venuta a Londra lo stesso e per i primi nove mesi ho lavorato in ristoranti e ho vissuto con italiani, ti dico la verità, quindi il mio inglese non è che fosse migliorato così tanto, e però poi ho fatto domanda di nuovo, l’anno successivo, e mi hanno preso per quel master che tanto volevo fare, quindi sì, in realtà se mi chiedi perché mi sono trasferita, probabilmente è per l’inglese e comunque per non so una mia curiosità personale, sull’Inghilterra e su Londra.

Simona: benissimo, non perché magari ti mancasse qualche, cioè l’Inghilterra aveva qualcosa che l’Italia non ti poteva dare, è stata pure questa magari una delle motivazioni o no? O è stato pure interesse esplorativo da viaggiatrice, diciamo.

Irene: era esplorativo nel senso perché non sapevo molto quello che l’Inghilterra o Londra mi avrebbe poi offerto, quando poi ci sono arrivata me ne sono resa conto in realtà, però forse qualcosa nel mio inconscio già sapevo, c’era un, avevo la voglia forse anche l’indipendenza di prendere e partire e fare qualcosa da sola sicuramente.

Simona: bene, quindi diciamo l’altro spirito degli italiani da Cristoforo Colombo, insomma, esploratori del mondo, ecco non siamo solo pizza, spaghetti e mandolini, ma siamo anche esploratori del mondo come italiani, okay, perfetto, e invece in questi undici anni a Londra, no, ecco cosa ti è mancato a Londra dell’Italia, e cosa non ti è mancato per niente vivendo lì?

Partiamo da quello che non quello che non ti è mancato per niente vivendo a Londra.

Irene: la prima cosa che mi è venuta in mente ora che me l’hai chiesto, visto che vengo da questo paesone, il fatto che cammino per la strada a Londra e nessuno mi riconosce mi piace un sacco, mi piace che cammino e non mi conosce nessuno, mi manca un pochino, però prevale il fatto che non c’è quel chiacchiericcio, non c’è quel, quelle non so un po’ di gossip, un po’ di pettegolezzi, quello no, non mi manca sinceramente.

Simona: ok, bene, sì, capisco pienamente, anche io venendo da un paesino, perché il mio paesino Francavilla non è un paesone è un paesino, cioè, questa è una cosa che detesto perché poi sai come ben sai il mio compagno è inglese e quindi tu immagina io che arrivo nel mio paesino con questo inglese al mio fianco, cioè davvero, sono tutti gli occhi puntati addosso perché palesemente lui spicca tra la folla, cioè si capisce che non è un italiano, si capisce ed è una cosa fastidiosissima per me e per lui, io ci sono abituata in realtà, cioè essendo cresciuta lì so cosa fanno le persone, però sai no, lui un pochino meno ci è abituato a questa cosa, ma purtroppo è vero, più piccoli sono i paesi in Italia più questo fenomeno si manifesta.

Irene: sì, se devo pensare ad altre cose che non mi mancano dell’Italia è tosta, ti vedo che ridi, è tosta perché, ma vorrei dire la burocrazia, ma siamo troppo, è troppo generico…

Simona: ma sì è un cliché, ma quello già si sa, sono cose che si sanno, esatto, la burocrazia, le cose che non funzionano, le cose che vanno lentamente, cioè questo ormai lo sappiamo, ecco questa cosa che hai detto del gossip potrebbe essere un elemento di novità ecco, diciamo, vabbè, allora passiamo alle cose che ti mancano invece dell’Italia, che ti sono mancate dell’Italia stando a Londra per tutto questo tempo.

Irene: vabbè la prima è la famiglia, ovviamente, vivendo lontani e anni e anni di mancanze o anni e anni che ti perdi momenti ti perdi, non so, io ho una sorella più piccolina, di 17 anni più piccola di me, non sai quante volte ho detto Ah mi sono persa la il suo saggio di danza, mi sono persa la sua recita a scuola, ok? Quindi questi piccoli momenti proprio con la famiglia, con gli amici è la prima cosa che mi viene in mente, poi mi viene in mente tutti i pranzi da nonna, ovviamente, le lasagne…

Simona: il pranzo della domenica dalla nonna.

Irene: si ritrovano molto spesso tutti insieme, quindi anche durante il covid, mio padre ha un giardino, si ritrovavano tutti insieme, fuori all’aria aperta, e io invece ero qua da sola, da sola, con mio marito poverino…

Simona: non con il resto della famiglia ecco…

Irene: non con il resto della famiglia, altre cose che mi mancano per esempio è fare un giro in città o dare un colpo di telefono e dire Mamma, andiamo, facciamo un giro, andiamo al negozio, oppure O ti passo a prendere scendi tra 10 minuti, a Londra non esiste, devi organizzarti una settimana prima, a volte anche un mese prima perché le vicinanze, le distanze non sono le stesse.

Simona: esattamente, Londra io la trovo molto dispersiva, quello che proprio mi crea un senso di dispersione, ma anche di paura, ma no, no, paura è sbagliato, di questo senso di smarrimento, ecco questa era la parola che stavo cercando, perché le città italiane, anche le grandi città, no, tolta Milano magari e città un po’ più grandi, c’è sempre un centro dove andare, la piazza no, la famosa piazza, o il famoso centro cittadino che c’è e quindi le persone vanno tutte lì, si incontrano lì e tu sai che stai, vado in centro bene, vai in centro, a Londra dov’è il centro? Cioè non esiste un centro e quindi questo ti dà un senso, mi dà almeno personalmente quando sono a Londra, un senso di smarrimento, cioè poi di nuovo più piccolo il paese più questa cosa del centro è sentita, cioè quando io ero adolescente, per esempio, chiamavo i miei amici per uscire la sera e Ci vediamo in piazza no, punto, c’era una piazza del paese dove tutti si concentravano lì, quindi poi tu arrivavi e incontravi tutte le persone, cioè non era una settimana prima, Ci vediamo lì alle ore x per, no, Ciao, sì, sto venendo in piazza vai e ci incontravamo tutti lì, quindi è vero questo a Londra impossibile e c’è un senso di smarrimento per quanto mi riguarda nella città di Londra.

Irene: e un’altra cosa di Londra già che parliamo di Londra proprio come città ci sono milioni e milioni di persone, ma è incredibile quanto una persona si possa sentire sola, okay? Perché è dispersiva, come hai detto te, no, è una città in cui devi fare amicizie, io ho avuto la fortuna che mi sono fatta le amicizie con, al lavoro, ho conosciuto mio marito e quindi anche tutto il suo giro di amicizia, ma, cammini in giro per le strade e ti puoi sentire, prima ho detto certo mi fa piacere che nessuno mi riconosce ma allo stesso tempo non conosci veramente nessuno, è veramente raro che tu esca e per sbaglio incontri una persona che conosci, in 11 anni mi sarà successo tre volte.

Simona: okay, ho capito, bene, quindi no il, l’altro lato della medaglia del nessuno mi riconosce per strada, che mi piace, è vero, però poi da italiana mi piace anche quel chiacchiericcio – a volte, non sempre – che si crea quando incontro qualcuno, vero, che a Londra non c’è.

Irene: ecco una cosa che mi manca collegata a questa, è andare in un negozio e ti riconoscono. Sì, ci sono ora un paio di posticini qui vicino casa che ormai ci vado e rivado quindi ti riconoscono però è diverso proprio l’approccio, è diverso il rapporto che si crea.

Simona: certo, certo, okay, bene, e per quanto riguarda invece, faccio un gesto di mangiare, il cibo italiano, cioè arriviamo a questo grande cliché ma inevitabile quando si parla di italiani all’estero perché tutti ben sanno quanto noi siamo legati al nostro cibo, quanto è importante questo elemento all’interno della nostra vita, quindi inevitabile cliché il cibo, come gestisci questa cosa a Londra. Raccontami.

Irene: guarda, Simona se vuoi ti do, proprio ti racconto un’esperienza…

Simona: certo, vai, vai, vai.

Irene: e voglio vedere cosa ne pensi visto che anche te hai il fidanzato, insomma inglese, mio marito è inglese.

Simona: vai, sentiamo.

Irene: mio marito la prima volta che sono andata a cena a casa sua, lui viveva con altri amici, mi fa Ho preparato la cena, io Ah okay, vediamo, mi ha portato un piatto con sopra della pasta senza sale, senza condimento, senza niente, bianca, penne proprio messe lì sul piatto appiccicate, hai visto, poi la pasta se non ci metti un po’ d’olio, un po’ di burro…

Simona: si crea una polpetta di pasta praticamente.

Irene: poi accanto del pollo…

Simona: nello stesso piatto tutto questo…

Irene: nello stesso piatto, e accanto dell’insalata, un piatto completo diciamo, e io l’ho visto, ovviamente non me la sono sentita di dire niente, l’ho mangiato anche, e lui mi dice sempr, mi dice Ma guarda me l’hai anche richiesto.

Simona: certo.

Irene: probabilmente perché non volevo essere scortese.

Simona: certo, ecco questo è un grande problema che, allora devo dirti che adesso con Alex stiamo migliorando, però anche lui aveva questa tendenza a mettere tutto nello stesso piatto no, questa è una cosa molto, credo, molto inglese, visto che lo fa anche il tuo, tuo marito e quindi lui aveva questa tendenza a mettere tutto nello stesso piatto, fosse la pasta, l’insalata, tutto insieme, questo, questo mappazzone usiamo la parola di Bruno Barbieri che, guardi MasterChef tu, ti piace MasterChef? Allora non conosci la parola mappazzone, questo mappazzone è una parola proprio dell’idioletto di Bruno Barbieri che utilizza per descrivere questi piatti che sono brutti da guardare no, che sono una accozzaglia di cose, anche detto cibo del cane no, quando tu guardi la coppa del cibo del cane, non c’è separazione fra le cose, ecco, quindi c’era questo mappazzone dove lui metteva tutto dentro allo stesso piatto, però con il tempo ho cercato di fargli capire che, e io capisco quello che lui mi diceva mo, lui diceva Ma perché dobbiamo sprecare più piatti quando possiamo usarne uno ed essere più efficienti perché poi è anche molto questa la logica inglese, no, si punta all’efficienza, e io dico Non è una questione di efficienza quando mangiamo è una questione di, ma non lo so neanche che questione è, però l’insalata non me la metti nello stesso piatto con la pasta, è una questione di garbo, di rispetto, capisci, di dignità come hai detto prima, è così quindi questo è stato, è stato un problema all’inizio o anche a volte cioè proprio la, come posso dirti, tipo una cosa con Alex è stata molto non mettere, non riscaldare anche tipo i sughi precotti capito, cioè sai quelle cose precotte, cioè c’era questa tendenza a metterlo come se fosse così, crudo, freddo ecco, metterlo sulla pasta, poi girare un pochino e ti arrivava questo piatto, Ho fatto la pasta, no, non hai fatto la pasta, questo non è la pasta, ecco quindi sì, è un problema con questi uomini inglesi nella coppia internazionale.

Irene: oppure usare la tovaglia…

Simona: non esiste, in Inghilterra non esiste, è vero, non si fa…

Irene: non esiste, io metto sempre la tovaglietta, queste tovagliette all’americana, faccio colazione con la tovaglietta, la sera metto la tovaglietta, le posate, il bicchiere, no, assolutamente.

Simona: no, non si fa è vero, è vero, cioè per noi è proprio un rituale la tavola no, il momento del pasto, è un rituale, più, veramente una cosa, non è efficiente no, perché se tu ci pensi il modo di mangiare degli italiani non è una questione di efficienza, mangiare subito, il prima possibile, è davvero un rituale e ci sono delle cose che vanno fatte tra cui la tovaglia, non a caso la tovaglia è stata la prima cosa che mia nonna ha notato quando è venuta in Inghilterra e siamo stati a casa dei genitori di Alex la prima cosa che ha notato era proprio questa assenza di tovaglia, l’ha notato e dice Ma perché non usano la tovaglia? No, l’è saltato all’occhio e lei poi vabbè un’altra generazione eccetera eccetera, quindi è stata molto, molto visibile come cosa ed è una grande differenza, effettivamente, ma a parte questo, cioè proprio cibo italiano, come ti sei organizzata a Londra, hai trovato dei posti dove vendono cibo italiano, dove ci sono delle cose, cioè come ti sei organizzata per colmare questo vuoto nella tua vita inglese?

Irene: ma guarda in realtà il cibo italiano lo vendono dappertutto okay, nel senso la pasta la trovi ovunque, i sughi della Barilla li trovi ovunque, trovi la pasta De Cecco, ora non mi vengono in mente le marche, la Barilla, la passata della Napolina la vendono in Italia?

Simona: boh, no, mai sentita, probabile di no allora, la Napolina

Irene: però ci sono nei supermercati, ma ci sono anche questi piccoli negozi si chiamano delicatesse e sono tipo negozi di alimentari dove te puoi comprare la pasta, gli affettati, la pasta fresca, anche il pane, tutti i prodotti italiani, ecco ci sono dei negozi specializzati, con prodotti italiani.

Simona: in queste cose proprio, okay, quindi ti sei organizzata, insomma hai trovato dei, immagino comunque che i prezzi siano molto più alti rispetto ai prezzi dei prodotti in Italia, vabbè ovviamente questo cioè è normale, arrivare da uno stato all’altro ovviamente comporta un aumento del prezzo, però comunque c’è la possibilità di trovare prodotti italiani e ci sono anche tanti ristoranti italiani a Londra, io ho notato questo, tantissimi, incredibile davvero come l’ultima cosa che ho provato è stato questo mercato May Fair, hai presente questo grande, questa vecchia chiesa che è stata trasformata in un mercato a più piani con vari prodotti da tutto il mondo e c’era questo angolino dove facevano la pasta italiana, la pasta fatta in casa dove ho conosciuto questo ragazzo di Roma che lavorava lì e faceva la pasta a Londra, quindi cioè c’è veramente, cioè puoi trovare buoni prodotti italiani e la pasta che ho mangiato era buonissima, cioè era proprio pasta, pasta, pasta, e questo secondo te perché ci sono tanti Italiani a Londra o perché è molto popolare la cucina italiana a Londra? Come la vedi questa grande presenza?

Irene: secondo me tutti e due. Allora, prima della Brexit, ora non so quanto è l’afflusso di italiani a Londra, ma è più difficile venire, rimanere bla bla bla, ma ci sono tantissimi italiani, dove vai e dove senti parlare italiano, non puoi fuggire, sei circondato…

Simona: sono dappertutto…

Irene: però la cucina italiana è amata, cioè non solo la cucina italiana, la lingua italiana, la cultura italiana, le persone amano l’Italia, visitano l’Italia, vogliono mangiare il cibo italiano, essere circondati proprio dall’atmosfera e dall’italianità diciamo, quindi sì, c’è un grande amore per la cucina italiana senza dubbio.

Simona: entrambe diciamo, e ci sono dei quartieri a Londra dove ci sono, che sono prettamente italiani, cioè ci sono dei quartieri prettamente abitati da italiani a Londra? Se sì, quali sono, in quali zone?

Irene: bella domanda, nella zona dove sono io ce ne sono diversi, Camden Town, per quanto riguarda i ristoranti, c’era Little Italy che però in passato era più diciamo prettamente, come si dice, diciamo c’erano più ristoranti italiani.

Simona: okay, ho capito.

Irene: però ci sono dappertutto, dove vai Simona, dove ti giri trovi un ristorante italiano, sì.

Simona: okay, ho capito, va bene, va bene, e adesso l’ultima domanda che ti voglio fare no, prima di salutarci, è come è stato con la lingua, cioè perché appunto l’inglese non è la tua madrelingua, quindi è stata la tua lingua seconda, la seconda lingua che hai imparato, la lingua straniera che hai imparato, e come è stato per te gestire questo quando sei arrivata a Londra, poi negli anni, e qual è adesso il tuo rapporto con l’inglese dunque, sentiamo.

Irene: okay, quando, allora io ho studiato l’inglese, faccio una premessa, dalle scuole elementari fino all’università okay, però sappiamo come impariamo le lingue alla scuola, non è che è proprio il miglior dei modi, e infatti quando sono venuta a Londra io ho pensato ah sarà facilissimo, già parlo un po’ l’inglese, ovviamente non è stato così, appena ho messo piede qui e ho sentito gli inglesi parlare ho avuto subito difficoltà, mi ricordo ero in un bar, in un autobus e ho sentito, c’era un ragazzo accanto a me che parlava e non riuscivo a capire assolutamente niente, anche per l’accento che magari impariamo a scuola può essere diverso dall’accento che trovi a Londra no, ci sono tanti accenti anche proprio dentro Londra di per sé, quindi è stato difficile all’inizio e come ti ho detto i primi nove mesi li ho passati con, a lavorare con italiani, a vivere con italiani, quindi non ho fatto molto, poi l’anno successivo, ho iniziato l’università, e allora lì sono stata forzata a migliorare l’italiano e ho conosciuto mio marito per l’appunto proprio nel momento in cui ho iniziato l’università, però anche con lui ho avuto difficoltà, era ogni tre secondi dire ripeti, ripeti per favore, non ho capito, quindi è stato veramente duro, anche essere circondata da persone che parlavano l’inglese io ero lì muta, zitta, sì, magari all’inizio posso essere un po’ timida, ma loro mi dicevano sempre ma sei sempre zitta, ma sei così timida, e io pensavo no..

Simona: è solo la lingua, non riesco…

Irene: non riesco ad esprimermi, quindi è stato difficile, adesso ovviamente dopo undici anni ho una padronanza completamente differente, mi sento a mio agio, ancora ovviamente ho bisogno di imparare, non si smette mai di imparare, neanche l’italiano come prima lingua secondo me è proprio, c’è sempre bisogno di miglioramento…

Simona: di studiare assolutamente, assolutamente, questo è il motivo per cui io dico pure sempre ai miei studenti no, Fatemi le domande, perché a volte mi fanno delle domande la cui risposta devo andare a cercare cioè capisci, non è immediata, cioè dici Okay, ti so rispondere, allora per me è anche un motivo per continuare a studiare la mia madrelingua che insomma uno pensa vabbè la tua madrelingua quindi dovresti conoscerla benissimo, non è così, cioè ci sono delle cose che anche da madrelingua abbiamo bisogno di continuare a ricercare, a studiare ed approfondire, immagina con una lingua straniera, cioè lì proprio è quasi il doppio del lavoro, no?

Irene: sì, esatto.

Simona: bene, okay, quindi diciamo che adesso te la senti come una seconda lingua l’inglese, cioè ti senti bilingue? Ti senti bilingue italiano-inglese?

Irene: sì, devo dire mi sento bilingue ma non con la padronanza che magari può avere mio marito, mia cognata e gli altri intorno a me, quindi non so se posso dire, penso in inglese, nel senso la mia vita fondamentalmente quando devo scrivere degli appunti sul mio diario, anche sulla mia agenda, me li scrivo in inglese, è la prima lingua che viene subito diretta ma perché ovviamente la maggior parte della mia giornata a parte con le lezioni di italiano ovviamente è in inglese, è tutta in inglese.

Simona: certo, immagino che ti capiti questo fenomeno di più migliori in una lingua straniera più ti risulta difficile fare una traduzione no, dall’altra lingua, questa è una roba così strana che dico ma come? A me capita spessissimo questa cosa adesso un po’ di più con l’inglese, prima no, il mio inglese era molto peggiore, adesso sì e ti capita anche questa cosa?

Irene: che non mi vengono le parole in italiano o in inglese?

Simona: che non trovi, quando qualcuno parla in inglese devi tradurre in italiano, cioè tu hai capito l’inglese e non ti vengono le parole in italiano per dire quella cosa, ma perché questo cervello funziona in questo modo, ti capita?

Irene: sì, sai quante volte?

Simona: incredibile questa cosa, ti succede, quindi? Bene, okay, pensavo ci fosse qualcosa di strano nel mio cervello devo dirti, ho pensato questa cosa e ho detto Oh mio Dio, prima era peggiore.

poi è anche vero ci sono anche parole che è difficile tradurre perché si traducono male da una lingua all’altra, però sì ti assicuro che succede anche a tutti, sì.

Simona: è normale. Benissimo, questa cosa mi rincuora tantissimo, bene cara Irene siamo già arrivate a 30 minuti di chiacchierata, io ti ringrazio di aver partecipato a questo podcast, di aver scambiato quattro chiacchiere con me e insomma ci risentiamo per il futuro per questi bei progetti di yoga e club del libro, ti auguro una buona giornata e ti aspetto in Italia, ovviamente, okay, a trovarmi in Puglia, va bene?

Irene: sì certamente sarà fatto, grazie a te Simona è stato un piacere.

Simona: benissimo, grazie, ciao Irene.

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