La mafia napoletana: camorra e Gomorra (II): intervista

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LERNILANGO

In questa seconda parte dell’intervista, insieme a Marta, esploreremo altri aspetti della camorra napoletana: i codici, i simboli, il ruolo femminile. In questa intervista, inoltre, faremo alcuni riferimenti alla serie Gomorra e rifletteremo su conseguenze positive e negative di questo fenomeno.

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La mafia napoletana: camorra e Gomorra (II): intervista
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Trascrizione

State ascoltando “le cose italiane”, una rubrica prodotta da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione del podcast vienici a trovare su Lernilango.com.

Per adesso buon ascolto della seconda parte dell’intervista “La mafia napoletana. Camorra e Gomorra: ne parliamo con Marta”.

Ciao e benritrovati e ritrovate nella nostra intervista sulla mafia napoletana. Nella prima parte abbiamo parlato delle origini storiche di questa associazione malavitosa passando poi a delineare i suoi principali affari. In questa seconda parte esploreremo con Marta altri aspetti di essa: i codici comunicativi, i simboli come vestiario e tatuaggi, il ruolo delle donne nella camorra.

Dopo questa parte passeremo poi a commentare brevemente il fenomeno Gomorra, il fenomeno cioè nato in seguito all’uscita di libro, film e serie tv Gomorra.

Quindi, non mi resta che augurarvi un buon ascolto.

 

INTERVISTA

Va bene, e invece prima abbiamo parlato di picciotti no? Di questi tirocinanti all’interno della camorra, perché la camorra ha una sua struttura interna, ha una sua gerarchia interna, giusto? Ci parli un po’ di questo adesso, di come è strutturata? È molto meno strutturata rispetto alle altre mafie proprio anche per questo avvicendarsi di, di gruppi, di clan, cioè “oggi ci siamo, domani non ci siamo più”, molto meno strutturata a livello gerarchico, però esiste comunque sia una, cioè una struttura che le dà ordine.

Innanzitutto è una struttura pulviscolare, cioè fatta di tanti clan, di tante famiglie sparsi, tanti gruppi differenti che nascono, tante coalizioni che si sciolgono, si riallacciano oppure gruppi criminali minori che, che fanno la gara per emergere, insomma rispetto alle altre due associazioni mafiose ha una struttura orizzontale non verticale, verticistica con un capo che c’è questo capo, è riconosciuto da tutti è molto più orizzontale, quindi questo facilità anche molto di più l’ingresso di nuovi arrivati, praticamente, cioè la camorra è un datore di lavoro benevolo, non è che fa tanta selezione, insomma tanto gli affiliati vengono considerati come ricambiabili, quindi non hanno questi legami forti, familiari e affettivi come nelle altre mafie.

Okay, ho capito, benissimo, e quindi parlavamo di questi picciotti prima, chi erano i picciotti spieghiamo bene. I picciotti erano, erano i ragazzi in fase di noviziato, altra cosa che si può riscontrare in questa società della Guarduña, il periodo di noviziato che era necessario per entrare a far parte di un clan di camorra, per esempio se nell’ottocento si doveva sparare, fare un omicidio oppure andare in carcere e ammettendo di aver compiuto un omicidio che invece aveva compiuto il proprio capo per avanzare nella gerarchia, a oggi le cose non è che siano molto cambiate perché si parte da soldati, oggi i picciotti sono i soldati che stanno alla base, al fondo proprio della gerarchia diciamo, esatto, e quelli che possono essere sacrificati diciamo anche, ok, ho capito.

Va bene, invece adesso passiamo un po’ a questa parte più visuale, no, della mafia, legata ai codici, ai codici della camorra, ai simboli della camorra, perché ripeto e faccio sempre riferimento a Gomorra, la serie Gomorra, che appunto è una narrazione, è un racconto del mondo della camorra napoletana: i tatuaggi, il modo di vestire, l’arredamento della casa, cioè sono tutti elementi che in Gomorra possiamo vedere e sono elementi che hanno un loro significato, sono dei simboli, non sono delle scelte fatte così senza, senza, senza fine e senza scopo, ma tutti questi elementi hanno una motivazione giusto? Hanno un’origine, e vediamo un po’, hanno un’origine profonda, parliamo di questo adesso, cioè la camorra, cioè raggiunge il suo periodo di massima espansione durante il regno borbonico, cioè un regno molto incline all’opulenza, all’ostentazione, cioè l’aristocrazia e la nobiltà locale facevano ricorso all’ostentazione della vistosità esteriore per rendere manifesti e ribadire il loro potere e la propria autorità, cioè questa equivalenza appariscenza, ostentazione equivale a potere e autorità, la camorra la farà sua, cioè è un’equivalenza che la camorra ha fatto del tutto sua, quindi il camorrista era chiaramente animato da istanze di segno opposto, quindi se da una parte doveva nascondersi per fare i suoi affari nel, insomma in un ambito occulto, dall’altra parte per rimarcare la sua potenza, il suo potere, la sua autorità, doveva rendersi manifesto, quindi orologi d’oro, collane, panciotti, fregi, copricapi, insomma, lo notavi il camorrista, doveva essere visibile, lo notavi, doveva distinguersi dagli altri il camorrista proprio fisicamente, assolutamente, dal punto di vista del vestiario.

E quindi questa contrapposizione no che hai notato, dovevano essere, dovevano nascondersi, cioè nascosti e manifesti, nascosti e manifesti questa contraddizione, no cioè erano illegali, cioè facevano delle attività illegali e quindi dovevano nascondersi dalla legge, ma contemporaneamente si vestivano in modo appariscente e quindi praticamente li notavi, cioè se passava un camorrista lo notavi da come si vestiva, ok, quindi, è quello che succede tutt’oggi, tipo in Gomorra anche si vede no questo? Assolutamente, il televisore incorniciato come un quadro, questi capitelli di marmo, cioè questa ostentazione cioè portata fino all’esasperazione, ha le sue radici nel 1800 durante il regno borbonico, certo, sì, sì un po’ come il regno di Luigi XIV, ecco magari per chi conosce molto più questo perché magari è una parte più studiata della storia dell’Europa, cioè proprio questa ostentazione, cioè il re sole Luigi XIV, cioè l’ostentazione del lusso perché la persona doveva essere il fulcro attorno a cui poi dovevano girare tutti gli altri, che gli altri dovevano imitare, che gli altri dovevano ammirare, dovevano capire che questa persona era potente, era forte e ripetiamo, in Gomorra questo lo notate assolutamente nelle case con questi leoni d’oro o altra cosa importante il dipinto ad olio della famiglia appeso nella casa, cioè questa è una cosa che si faceva in passato nelle famiglie aristocratiche, nelle famiglie reali, cioè in una famiglia comune, normale, non si fa il dipinto ad olio e lo attacca sul muro, questo è molto comune nelle case che vediamo rappresentate nei, nelle serie TV sulla mafia, sulla camorra giusto? Anche questo è un altro elemento, assolutamente, cioè la camorra ha costruito così e ha reso stabile un’immagine di sé che le era funzionale basata sull’intreccio fra emersioni e immersioni, luci e ombra, vistosità e oscurità, che tutt’oggi le è assolutamente propria.

Infatti i codici della malavita si basano sui linguaggi, sui gesti, sui comportamenti di un mondo oscuro che tramite apposite forme di comunicazione ha sempre saputo imporre il proprio potere. Certo. Quindi per esempio, ora come allora, posso dire: il tatuaggio. Il tatuaggio! Il tatuaggio per il Camorrista, come nell’800 nel dorso della mano veniva segnato il rione al quale apparteneva il tale camorrista, oggi le cose non sono cambiate, ancora il tatuaggio per rimarcare la propria appartenenza in seno a un determinato clan camorristico, poi per esempio le tute, le tute differenziano i pusher da chi pratica l’estorsione e da, insomma, dai vari ragazzi che commettono reati, in base alla marca della tuta, si capisce il ruolo che hanno in seno a tale setta, l’orologio, lo Swatch ai ragazzi appena entrati, il pusher il Rolex ben vistoso per, ancora una volta, ribadire il proprio potere, la posizione all’interno della gerarchia, assolutamente, e quindi fuori.

Invece tra i tatuaggi quali sono gli altri simboli più diffusi che troviamo, ad esempio i tatuaggi di graduazione cioè che indicano il ruolo assunto all’interno della setta camorristica, allora nel 1800 cioè appena una persona entrava, si affiliava alla camorra veniva tatuata una, una, una piccola linea orizzontale e accanto a queste linee orizzontali che potevano essere ritoccate in vista dell’ascesa poi, un pallino, un altro puntino, un altro puntino man mano che saliva di livello, che avanzava, sì cioè tatuaggi di gradazione. Okay, ho capito. E anche qui, il tatuaggio è sia apparante, appariscente che occulto perché alcuni si vedevano, altri che manifestavano che ne so motti con propositi di vendetta contro i delatori o donne che avevano tradito con date, cioè, cioè “questo giorno ammazzerò questa persona”, quindi motti, frasi e quant’altro e anche questo appariscente e occulto, quindi altri tatuaggi altri…questa cosa che hai detto della data, cioè spiega meglio questo.

I tatuaggi di vendetta, tatuaggi di vendetta, quindi manifestavano il proposito di vendetta oppure altri attestavano, cioè senza parafrasi, cioè la propria appartenenza alla camorra, cioè “io sono camorrista”, esatto e molto erano i tatuaggi religiosi, perché la religione come è possibile evincere anche da Gomorra, il rosario attorno al collo, la Madonna del Carmine è la Madonna, insomma comunque sia di Napoli oppure la più, la più adorata dai camorristi, e i tatuaggi d’amore sia per donne avute o solamente bramate, sognate. Ok, ho capito, quindi anche il tatuaggio non è una scelta casuale, ma ha un suo significato e rientra all’interno della narrazione della camorra praticamente, dei codici, dei codici della camorra. Va bene, ok?

E invece adesso, vediamo un po’, ti faccio un’altra domanda di tipo diverso no, cioè, quali sono le cause che hanno permesso che sino ad oggi si perpetuasse la camorra? Cioè che questa, questa, questa associazione questa, questa, questa presenza non fosse sconfitta, cioè perché non è stata sconfitta questa presenza e ancora oggi si perpetua? Ancora una volta per comprendere appieno le origini e la stabilizzazione nel tessuto sociale e culturale campano del fenomeno camorristico occorre comprendere la sua dimensione sociale antropologica, ma soprattutto culturale. La camorra ha continuato ad esprimersi nel territorio attraverso le classiche dinamiche delittuose che le sono proprie ma allo stesso tempo si è anche più servita del consenso sociale, questo allo scopo di gestire oltre che il territorio anche la sua economia. Allora i cittadini napoletani si sono sentiti traditi dallo stato, allora lo stato ha fatto venir meno quel contratto sociale che offre garanzie e protezione in cambio della loro obbedienza, quindi dal tradimento di questo patto con lo stato ehm, cioè la camorra, nonostante cioè si componga di modelli disfunzionali, si sono rivelati vincenti hanno offerto delle prospettive di mobilità sociale a questi cittadini lasciati soli allo sbando, a loro stessi e questo se era vero nel 1800 è altrettanto vero oggi in questi quartieri dormitorio come Scampia, Secondigliano, cioè ci sono poche alternative, cioè non ci sono i doposcuola, per questi ragazzi, zero, quasi zero, cioè per questo crescono quasi analfabeti, cioè non ci sono dopo scuola, dormono nelle roulotte, quindi ecco è la cultura, la cultura e il livello sociale che fa veramente comprendere come mai la camorra, cioè nessuno oserebbe ribellarsi perché magari la camorra da lavoro al figlio, al nipote, è uno stato alternativo che si prende più cura delle persone rispetto allo stato normale, diciamo, lo stato ‘legale’ tra virgolette, e ha anche i mezzi economici per poterlo fare, si compra il silenzio di tutti, cioè sono tutti complici, perché chi sta in silenzio secondo me è complice, capisco, ho capito.

E invece adesso passiamo poi anche al secondo, la seconda componente della tua tesi di laurea cioè il ruolo della donna all’interno della camorra e quindi facciamo una parentesi sul ruolo delle donne all’interno della camorra, cioè qual era il ruolo delle donne nella, in questa associazione, in questa setta malavitosa, cosa facevano? Vediamo un po’.

In realtà c’è un continuum rispetto a cosa facevano e a cosa fanno, ma questo accomuna le donne di tutte le mafie. Allora la donna ha sempre avuto un ruolo centrale e delle funzioni che le sono proprie la sociologa Renate Siebert ha distinto queste funzioni femminili in funzioni attive e funzioni passive, tra le funzioni attive sono le donne, le donne sono le principali riproduttrici di forza lavoro e le deputate a trasmettere il codice culturale mafioso del proprio gruppo di appartenenza, cioè i padri, latitanti, impegnati negli affari, detenuti, cioè questo compito lo demandano alle donne, completamente alle donne, devono educare le nuove generazioni di camorristi praticamente le donne, esatto, quindi all’omertà, alla vendetta, al silenzio, e tutta una serie di cose, questa è la prima funzione attiva, la seconda funzione attiva è l’incitazione,  l’incitamento alla vendetta, cioè incitare alla vendetta un figlio per farlo salire nella scala gerarchica all’interno della setta malavitosa, oppure sono quelle che si rassegnano meno di tutti alla perdita di un fratello, di un padre, di un marito, e quindi incitano alla vendetta e questo è un altro compito, un’altra funzione attiva che svolgono le donne di tutte le mafie, quelle di camorra non fanno eccezione.

Tra le funzioni passive sono le garanti della reputazione maschile, quindi una donna attraverso il decoro, la rettitudine, insomma non si può permettere di tradire come fanno i mariti, quindi attraverso eh garantisce, cioè un uomo che sa tenere a bada la propria donna vuol dire che è un uomo che va, che si può rispettare e può tenere a bada anche affari più importanti, cioè questo è il messaggio che ne deriva, e non solo queste donne sono anche merce di scambio nelle politiche matrimoniali sempre strettamente endogamiche, quindi endogamiche legate allo stesso contesto mafioso a volte addirittura familiare, quindi sanciscono alleanze attraverso questi matrimoni, sanano dissidi, ne creano di nuove. Questo è il ruolo delle donne, le donne di camorra, a differenza delle altre mafie, sono le uniche che hanno assunto addirittura il ruolo di capesse, requisito indispensabile avere una, un legame di parentela o di comunque sia sentimentale con un boss della camorra però le donne, allora innanzitutto spieghiamo, capessa come femminile di capo okay? Spieghiamo questo, capesse virgolettato, ecco qua, quindi, qual è, qual è come dire la condizione fondamentale per diventare una capessa all’interno della camorra? Ripetiamo, essere parenti, sorella, moglie, madre, amante di un camorrista: importante. Per fare carriera insomma, assolutamente sì, come si può vedere nei, nel film, nella serie di Gomorra, cioè Scianel, Scianel, la grandiosa Scianel, ad esempio incarna questa figura, non solo, un altro compito importante che hanno le donne, tornando ai codici comunicativi, ai codici interni, cioè quando questi mariti finiscono al carcere duro ristretti al 41 bis, loro si girano tutta Italia per raggiungerli ovunque si trovino e attraverso gesti e sguardi prendono gli ordini, questo le pone in una posizione privilegiata perché conoscono i segreti e sono le uniche a saperli e spetta loro poi dare ordini, certo continuare gli affari mentre il marito è in carcere, perché il 41 bis, diciamo che cos’è, è il carcere duro, praticamente c’ha delle restrizioni importanti, cioè sei solo in cella, sei solo all’ora d’aria, vedi i parenti attraverso il vetro e un telefono, quindi tutto si può comporre di gesti, sguardi e ammiccamenti, non di più. Benissimo, e quindi le donne vanno in carcere, attraverso questo scambio non verbale continuano gli affari del marito fuori dalla prigione e quindi prendono diciamo il potere del marito. O dicono, cioè per esempio se si parla di mafia, o dicono diciamo ai primi che sono sotto questo capo, insomma, recluso, cosa devono fare, cosa devono fare, danno ordini diciamo, danno ordini e indicazioni al resto del gruppo.

Ok, benissimo e altri ruoli, altre cose che possiamo dire sulla figura femminile all’interno della camorra, altre funzioni che svolgono le donne?

Le funzioni fondamentali sono, sono queste, però all’interno della camorra le donne hanno acquisito una certa indipendenza, questo è innegabile, non solo, a differenza delle altre mafie le donne oggi sparano, ammazzano, le donne di camorra, ci sono tante in carcere per omicidio, tentato omicidio intimidazione, quindi, cioè come un capo clan. Esattamente proprio come un uomo, come un uomo di camorra, esatto, all’interno della camorra, questo ancora una volta grazie alla struttura orizzontale della camorra che permette loro di far carriera, certo e non è, a differenza quindi delle altre mafie italiane dove la struttura è invece un po’ più verticale, più verticistica, esatto, più verticistica e verticale.

Ok, ho capito. E quindi essendo inserite da sempre all’interno del mondo la camorra, cresciute nell’ambiente della camorra, nate, cresciute nell’ambiente della camorra, poi ovviamente quando vogliono uscire da questo mondo, dal mondo della camorra dicevamo, quello che abbiamo detto all’inizio, è difficile creare un’altra identità giusto? Un’altra narrazione. Eh, è una ristrutturazione cognitiva, cioè noi ci identifichiamo in quello da dove veniamo, cioè nel senso, valori, principi, morale, è molto difficile, cioè è un’impresa molto ardua per queste donne acquisire una nuova identità perché è nella nostra identità e dove noi ci rispettiamo che poi dopo agiamo di conseguenza, quindi è un’impresa molto ardua, molto dura, faticosa, perché non hanno vissuto altro che questo, hanno vissuto solo questo e quindi si sentono anche capaci solo di questo, per loro sperimentare il teatro, ricevere degli applausi, vedere che sono capaci di scrivere, di descrivere la propria storia e di condividerla con le altre donne che hanno lo stesso vissuto, è una cosa fondamentale che va a incidere sul proprio sé e sul proprio modo di identificarsi con sé stessi e quindi per riuscire a uscire da questa cultura, da questo mondo, da questa cultura, da questo mondo e ricrearsi un’altra identità che non è quella della camorra.

Ok, quindi come ultima domanda prima poi di passare a fare quattro chiacchiere su Gomorra, ultima domanda che ti faccio, cioè come si vive oggi in terra di camorra, no? Come vivono le persone in terra di camorra oggi?

Allora i gruppi camorristici nelle zone di rispettiva influenza delinquenziale hanno creato, cioè, un ferro controllo del territorio attraverso questi veri e propri quartieri stato, cioè si vede chiaramente nel film le vele, insomma il, tutte queste vedette che, che gridano, che collaborano comunque sia al mantenimento di un ordine interno, quindi avvisano se arriva la , avvisano, cioè gli interventi della polizia sono quasi impossibili, cioè sono inaccessibili questi posti perché poi si sono sedimentati, cioè hanno fatto questo soprattutto in posti dove non c’era tanta industrializzazione, veramente, nei quartieri dormitorio Secondigliano, Scampia e via discorrendo, quindi come si vive in terra di camorra? Si vive con le leggi della camorra. Con le leggi della camorra. Sì, si vive con le leggi della camorra e i cittadini non sono incitati a fidarsi dello Stato perché lo vedono collaborare con la camorra, quindi come posso io fidarmi dello stato se è il primo a collaborare con la camorra? Certo, certo. Quindi questo è un po’ la vita delle persone in terra di camorra, oppure la lasci, sotto assedio, te ne vai semplicemente, no? Sì, oppure te ne vai. Certo, un po’ quello che succede in posti disastrati, cioè o rimani e fai parte del tutto, oppure te ne vai, vai al nord, ad esempio, nel nord Italia, o te ne vai all’estero, per esempio, no? Anche.

Okay, okay, allora quindi dopo aver evidenziato no, le caratteristiche della camorra no, quindi dopo aver fatto questo quadro generale, aver evidenziato i tratti principali di questa associazione mafiosa, camorra napoletana, io adesso passerei alla sua rappresentazione, la sua rappresentazione cinematografica e televisiva, sto parlando cioè della famosissima serie Gomorra, serie Gomorra pubblicata, serie Gomorra composta da quattro stagioni, quattro stagioni in totale, pubblicata su Sky Italia, mandata in onda su Sky Italia per la prima volta nel 2014 e serie tv Gomorra che è liberamente ispirata al romanzo Gomorra di Roberto Saviano, cioè perché quando parliamo di Gomorra dobbiamo fare una distinzione tra Gomorra il libro, Gomorra la serie e Gomorra il film, esattamente. Allora il libro Gomorra scritto da Roberto Saviano è stato pubblicato nel 2006 e questo libro racconta praticamente il mondo della camorra e possiamo dire che è un libro a metà tra il romanzo e un’inchiesta giornalistica; poi nel 2008 è uscito nelle sale italiane il film Gomorra, anch’esso come la serie liberamente ispirato al romanzo, liberamente ispirato al libro di Saviano, quindi cioè non è una riproduzione del libro, un adattamento, ma è semplicemente una libera ispirazione; ed infine poi nel 2014 è uscita la prima stagione della serie Gomorra, ripetiamo anch’essa liberamente ispirata al libro di Saviano Gomorra appunto, cioè comunque a prescindere da libro, serie o film, il nucleo fondamentale di tutte queste tre rappresentazioni su media diversi è lo stesso, cioè il nucleo fondamentale è quello di raccontare la camorra, raccontare la mafia napoletana, e ovviamente raccontarla con un intento politico, un intento politico di condanna della camorra, di condanna del sistema camorristico e di denuncia di questo sistema. Ora in questa narrazione su media diversi, c’è anche l’autore Saviano che fa parte di questa narrazione perché Saviano ricordiamolo adesso per quello che ha fatto, per il suo lavoro, per aver pubblicato Gomorra vive sotto scorta, perché appunto ha rilasciato dei dati sensibili, delle cose di cui nessuno prima di lui aveva parlato in modo così esplicito, aveva avuto il coraggio, avevo avuto il coraggio di parlare in modo così esplicito, quindi ora Gomorra è stata una grande cosa possiamo dire, ha avuto un grande impatto sulle persone, posso fare un’analogia? È stata come Buscetta per la mafia che ha svelato, cioè? Cioè il pentito Tommaso Buscetta che credo che tutti abbiano avuto modo di sentir nominare, è colui che al giudice Giovanni Falcone, procuratore che ha istruito il maxiprocesso alla mafia, di cosa nostra, ha svelato la gerarchia, il fatto che esistessero i soldati che erano le colonne, che ci fossero i capi decine che comandavano le famiglie e insieme a una cupola con la commissione di corleonesi, che ha aperto gli occhi su come veramente era strutturata la mafia, e come, quali affari si, si interessava, le collusioni che aveva, i politici che pagava e quant’altro, questo è quello che ha fatto Saviano.

Certo esattamente, quindi magari non da interno alla camorra, perché Tommaso Buscetta era interno alla mafia, lo ha fatto da esterno ma per la prima volta l’ha fatto con una forza incredibile tanto che l’impatto che Gomorra avuto sul pubblico è impressionante, quindi il punto di Gomorra no, di cui adesso voglio parlare con te, è che come dire la serie Gomorra, la serie, il film, il libro, tutto quanto, può creare, ha creato nelle persone no questa duplice reazione, perché da un lato ti porta a riflettere effettivamente perché tu vedi rappresentato in modo crudo la realtà, quindi com’è la realtà della camorra, la vera realtà della camorra, e quindi è una rappresentazione cruda, forte e potente, allora quello ti spinge a riflettere no? E quindi ti, ti spinge anche a come dire, ti da, ti fa nascere anche quella volontà di combatterla da un certo punto di vista perché tu vedi quanto è forte, quanto è brutta la situazione, allora “oh bene è negativo, dobbiamo combatterla”, ma l’altra reazione che queste rappresentazioni hanno avuto quindi, libro, film e serie televisiva è, come dire una trasformazione del mondo Gomorra in un oggetto di culto completamente, cioè pensiamo a tante cose no, pensiamo al fatto che io stessa no nel periodo in cui ho guardato Gomorra utilizzavo le frasi del film con i miei amici, per esempio no, “song’ i’, tras’ (per dire entra), tras’ song’ i’”, “entra, sono io”, che non so, non mi ricordo chi dice questa battuta, forse Ciro, Patrizia, Patrizia, un po’ tutti “song’ i’”, non mi ricordo ma io stessa nella mia vita quotidiana, con i miei amici ovviamente che capivano il riferimento, usavo questa frase di Gomorra “song’ i’”, oppure quell’altra di, diventa un trend, diventa un trend, oppure quell’altra di Salvatore, non mi ricordo, un altro personaggio, un altro boss di Gomorra che dice “vien’ a ca’, vienet’ a piglia’ o perdono”, cioè “vieni qui”, scusate il mio dialetto napoletano terribile, ma questa frase significa “vieni qua, vieni a prendere il perdono”, e quindi nel momento in cui dice questo, questo boss spara al ragazzo no? E io lo usavo nella mia vita di tutti i giorni con i miei amici, quindi per dirti come è entrato, come Gomorra è diventata un oggetto di culto, o ancora pensiamo alla serie dei The Jackal su YouTube, no, “l’effetto di Gomorra sulle persone”, è praticamente una rappresentazione ironica dell’effetto che Gomorra ha avuto sulle persone che vi consiglio di guardare, lo trovate su, lo trovate su YouTube, si chiama “l’effetto di Gomorra sulle persone”, e quindi come dire, oltre a questo pensiamo anche ai tour organizzati che ci sono a Napoli nei luoghi dove è stata girata Gomorra, quindi Scampia, non solo, Secondigliano, Forcella, quindi pensiamo a tutte queste cose, anche nei luoghi della camorra antica, i quartieri spagnoli, ecco qui vedi? Un culto proprio, cioè, come dire c’è un, è diventato un oggetto di culto, c’è un tour del crimine e questo io credo che contribuisca significativamente ad alimentare la mitizzazione di questi personaggi, perché poi ti dispiace quando li ammazzano, “oh poverino”, quando arrestano Totò Riina nel Capo dei capi a te dispiace, certo, è diventato un oggetto di culto per te, esatto quindi è stato mitizzato in maniera romantica, cioè persone che sono degli stragisti, che hanno, che hanno fatto decine di migliaia di morti e li stanno facendo, quindi anche diventa anche affascinante per, da un punto di vista femminile, un capo clan, un capo mafia,  per il potere dell’autorità della quale è rivestito, diventa un uomo affascinante al quale puntare.

Ecco, e questo è diciamo l’effetto negativo, perché allora ho letto questo saggio che consiglio a tutti anche e a tutte le persone che ci stanno ascoltando, si chiama Brand Gomorra scritto da Giuliana Benvenuti, dove appunto la professoressa Giuliana Benvenuti, una professoressa dell’università di Bologna, parla del fenomeno Gomorra, quindi più da un punto di vista letterario e in questo saggio ho trovato uno spunto a cui in realtà non avevo pensato prima, no, perché dice, questo fatto dei The Jackal su YouTube, “l’effetto di Gomorra sulle persone”, no, quindi di ironizzare, di fare ironia sulla camorra o anche il fatto di usare queste frasi nella vita di tutti i giorni “song’ i’” o “vien’ a ca’, vienet’ a piglia’ o perdono” no, per esempio, sono modi di fare ironia e anche questo è un modo per combattere la camorra no? Cioè non ci avevo pensato, perché dire okay, posso fare ironia su qualcosa e dal momento che posso fare ironia, la sto dissacrando, esatto, la sto dissacrando, non la prendo sul serio, okay? E quindi potrebbe essere un altro modo per combatterla e diciamo che rientra nell’ intento politico del libro, ma la mia domanda no, è: sì, sono d’accordo, non avevo pensato a questo punto, ma la troppa ironia non può portare ad una derealizzazione di questo fenomeno? Come, come hai detto prima tu no? Come si dice a Roma, “buttarla troppo in casciara”, cioè buttarla troppo sullo scherzo, sul ridere, ecco esatto, può essere anche deleterio perché queste sono cose serie, esattamente, molto serie, i padrini, i capi clan non sono miti, non sono uomini affascinanti, quindi anche questo ironizzare per qualcuno che gli è stato ucciso il padre, il fratello, la moglie, esatto, è proprio questo le persone vengono uccise, cioè non è, non si può banalizzare, non si può banalizzare, cioè va bene riderne, perché poi pensi all’effetto che questa cosa può avere sulle nuove generazioni no, capisci? Le prendono come modelli, lo prendono come modello, come una cosa possibile, e penso anche all’idea che all’estero si fanno della mafia, cioè delle persone che non sono in Italia, l’idea romanticizzata della mafia no? Sempre questo discorso, certo sono oggetto di culto, i film sulla mafia, tutti i film, le serie tv sono bellissime, perché sono belle, ti appassionano, ti prendono, ma quello che, il punto di questa nostra conversazione, non ci dimentichiamo che è una realtà, che è una cosa vera. Io alle scuole superiori ho perso un compagno di classe per, per queste cose malavitose, quindi sono cose che esistono, sono brutte, quindi sì, guardiamo il film, ma ricordiamoci che dietro a questa cosa, a queste rappresentazioni c’è un problema, non dimentichiamo questo.

Io vorrei segnalare un problema italiano che spero sia circoscritto all’Italia che vale a dire, finché non capita a me o a qualcuno vicino a me e non esiste questa cosa, invece può succedere, può succedere a tutti, può succedere a tutti di ritrovarsi coinvolti in una sparatoria perché magari sei nel posto sbagliato al momento giusto e quindi succede, quindi non è che siamo così avulsi o esterni da questo fenomeno perché abitiamo in Toscana, perché abitiamo eh, perché la mafia, la camorra sono in tutta Italia, esattamente, ripetiamo, non ci dimentichiamo il fenomeno storico purtroppo forte e negativo che c’è dietro a queste rappresentazioni, assolutamente.

Bene, grazie Marta, niente è stato un piacere, per questa chiacchierata e per averci dato tutte queste informazioni, grazie a voi, niente ragazzi e ragazze che ci state ascoltando vi auguro una buona giornata, una buona serata, dipende in quale parte del mondo siete e ci sentiamo alla prossima, ringraziamo Marta e ciao Marta, grazie, è stato un piacere grazie a voi, benissimo.

CONCLUSIONE

Bene, speriamo che questi contenuti vi siano piaciuti e che vi abbiano fatto conoscere qualcosa in più sulla situazione malavitosa italiana. Ma speriamo soprattutto che questi contenuti vi abbiano fatto anche un po’ riflettere. Grazie per il vostro ascolto e alla prossima!

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