Lingua italiana insieme
Racconto la mia storia: intervista
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Per l’episodio del podcast di questo mese abbiamo pensato ad un’intervista particolare. Infatti, Marcos intervisterà me, Simona, in modo che io possa rispondere a tutte le domande che spesso mi sono state fatte da studenti e studentesse sulla mia storia personale. Inoltre, grazie a questa intervista potrai sentire per la prima volta la voce di Marcos.
Per l’episodio del podcast di questo mese abbiamo pensato ad un’intervista particolare. Infatti, Marcos intervisterà me, Simona, in modo che io possa rispondere a tutte le domande che spesso mi sono state fatte da studenti e studentesse sulla mia storia personale. Inoltre, grazie a questa intervista potrai sentire per la prima volta la voce di Marcos.
Simona: ci siamo, partiamo, vai, bene, allora cari e care, ciao, questo mese abbiamo deciso di fare un’intervista un po’ particolare, dico che è un’intervista un po’ particolare perché la persona ad essere intervistata questo mese sono io, e l’intervistatore di questa intervista di questo mese per il nostro podcast sarà, indovinate chi…Marcos (sono io)! Eccolo qua, è qui Marcos, vicino a me. Abbiamo deciso di fare questa intervista per due motivi, uno perché così finalmente ascoltate la voce di Marcos che non è mai stata udita da orecchio umano sui canali di LerniLango, perché Marcos lavora sempre dietro le quinte e il suo contributo è fondamentale, perché senza il lavoro di editing di Marcos e di gestione della piattaforma miei cari e mie care tutto quello che vedete sui canali di LerniLango non esisterebbe perché io non capisco un cavolo di tecnologia, confermi Marcos (è totalmente vero)? E soprattutto non sono assolutamente paziente con la tecnologia, quindi per fortuna c’è Marcos perché senza di lui non esisterebbe LerniLango proprio visivamente, sarebbe solo un’idea LerniLango, giusto Marcos?
Marcos: è vero che Simona ha poca pazienza…
Simona: con la tecnologia in generale e nella vita, e quindi, quindi questa intervista particolare dicevo questo mese, questa intervista un po’ particolare perché sì innanzitutto per farvi sentire la voce di Marcos, ma anche per rispondere a tutte le domande che in questo, da quando abbiamo inaugurato LerniLango molti di voi e molte di voi spesso mi hanno fatto come insegnante, domande più personali, diciamo. E quindi abbiamo deciso di mettere insieme tutte queste domande a cui Marcos poi ha aggiunto altre domande sue in modo da insomma conoscerci meglio, in modo da permettere a tutti voi di conoscere meglio me e di vedere chi è la persona che si nasconde dietro i video di LerniLango, non soltanto un’insegnante, ma ecco una persona in carne ed ossa, quindi rispondendo a queste domande…così, cerchiamo di conoscerci meglio, cercate di conoscermi meglio e niente, quindi, per fortuna io e Marcos siamo adesso fisicamente nello stesso posto perché io sono venuta in Inghilterra, qui dove vive a Petersborough, scusate inglesi che mi ascoltate se ho pronunciato male questo, questo nome, sono venuta qui da Marcos perché stiamo lavorando al nostro prossimo progetto, stiamo cioè registrando i primi video del, del primo modulo del corso di grammatica avanzata che inaugureremo a breve, quindi siamo qui insieme per lavorare a questo prossimo bel progetto di LerniLango, e quindi abbiamo approfittato di questa cosa appunto di essere una delle poche volte fisicamente nello stesso luogo per fare questa bella intervista. Quindi adesso smetto di parlare tanto poi ricomincio tra un po’ niente, quindi aspettiamo le domande di Marcos e Marcos tocca a te, forza, partiamo dalla prima domanda, vediamo che cosa mi chiedi per iniziare.
Marcos: okay, prima questione, ma perché diventare una professoressa di italiano per stranieri, c’è qualche differenza?
Simona: mmmhhh, bene, allora innanzitutto io quando ho deciso di diventare insegnante non avevo assolutamente in mente né conoscevo l’esistenza di questa professione di italiano per stranieri, quando ho deciso di diventare un insegnante volevo insegnare nella scuola italiana, scuola media o scuola superiore, in generale materie umanistiche, e per materie umanistiche intendo storia, geografia, letteratura, lingua italiana e basta, queste, e poi quindi sono partita così, poi all’università ho conosciuto una mia amica che appunto lavorava come insegnante di italiano per stranieri, e grazie a lei ho conosciuto questo mondo, lei lavorava principalmente con gli immigrati ed era anche stata in Tunisia per lavorare in una scuola italiana, perché in Tunisia si studia tantissimo l’italiano, era stata in questa scuola italiana per insegnare l’italiano appunto agli stranieri, e tramite lei ho conosciuto questo mondo immenso dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana, e quando lei mi raccontava quello che faceva, gli scambi culturali che c’erano in classe quando appunto si insegnava sì l’italiano ma poi c’era momenti in cui c’era davvero uno scambio culturale fra la cultura italiana, i confronti culturali, mi sono fatta un po’ trasportare da questo clima e siccome mi è sempre interessato, mi sono interessate le altre culture, quel contesto mi sembrava il contesto adatto per me e per soddisfare anche questa mia fame di conoscenza di tutto ciò che era diverso da me, e niente poi quindi questo è stato il primo approccio, proprio la prima volta che ho conosciuto il mondo dell’insegnamento dell’italiano agli stranieri, poi è diventata una certezza quando ho iniziato da madrelingua a studiare la lingua italiana BENE, perché appunto essere madrelingua questo lo dico sempre non è necessario, non basta per insegnare la propria lingua. Quando ho iniziato a studiare davvero la linguistica italiana e la lingua italiana la sua struttura, (la grammatica) la grammatica italiana esattamente, mi sono completamente appassionata a ciò e ho detto “okay, voglio fare questo per il resto della mia vita, come posso fare solo questo per il resto della mia vita? Insegnare la lingua italiana, okay, insegnare la lingua italiana agli stranieri, posso avere anche scambi culturali, posso conoscere altre culture, potrei viaggiare in futuro, perfetto, via, è il lavoro della mia vita!”, e quindi così ho deciso di specializzarmi in questo campo della didattica dell’italiano. Bene, prossima domanda, vai.
Marcos: e il cambiamento per l’insegnamento online è stato difficile? Perché penso che non ha cominciato così! È molto diversa la dinamica tra online e in persona nella classe?
Simona: no, non ho iniziato come insegnante di italiano agli stranieri on-line, ma ho insegnato per un breve periodo in una scuola di lingua e cultura italiana, a Bari, e poi dopo questa esperienza di insegnamento ho fatto un’altra esperienza lavorativa diversa e dopo questa esperienza ho conosciuto il sito dove adesso lavoro che è appunto Italki. Ho iniziato in realtà su italki pensando “vabbè questo è un primo lavoro, diciamo, per iniziare prima di trovare un vero lavoro, perché…”, un vero lavoro sì, perché nella mentalità purtroppo condivisa l’insegnamento on-line, ma tutto ciò che è on-line, tutto ciò che digitale, non è considerato come qualcosa di valido okay? Cioè un lavoro on-line ancora c’è questa forma di pregiudizio nei confronti del lavoro on-line e io stessa avevo questo pregiudizio nei confronti del lavoro on-line, quindi ho detto “vabbè, iniziamo, dai, iniziamo a fare qualcosa prima di trovare un vero lavoro”, quindi sono arrivata all’online anche non per scelta, ma totalmente casualmente, poi con il passare del tempo in realtà più lavoravo on-line più mi accorgevo che mi piaceva, più mi accorgevo delle possibilità che offriva e più mi accorgevo di quanto mi piacesse più insegnare on-line che insegnare in classe, perché, in classe certo mi piace comunque se dovessi farlo mi piacerebbe, ma della classe mi piace di più il dopo, quindi quando per esempio andavo a bere un caffè con gli studenti o ci incontravamo per stare insieme, mi piace poter incontrare e stare fisicamente con gli studenti da quel punto di vista, non solo l’insegnamento, e questa è una cosa che posso fare anche adesso e che faccio e che ho già fatto con alcuni miei studenti, quindi è una cosa che si può fare, on-line mi piace molto il fatto che è ho la possibilità, è molto più concentrato il tempo on-line, e hai davvero la possibilità di concentrarti e di dare molte attenzioni allo studente, molto di più di quanto tu non lo possa fare in classe, e molto di più di quanto tu non lo possa fare in un gruppo di studenti, on-line, mi sento che davvero si crea, mi concentro sullo studente, c’è maggiore concentrazione sullo studente, sui suoi bisogni, e anche se c’è uno schermo e quindi si può pensare “non c’è comunicazione” no, non è così, c’è comunque comunicazione, c’è comunicazione del corpo, c’è comunicazione visiva, ci sono tanti tipi di comunicazione, e con l’on-line io riesco a capire meglio quello che sta vivendo lo studente e in base a quello riesco ad adattare meglio la mia lezione, quindi per questo.
Marcos: ma questo funziona bene solo one-to-one o può funzionare bene in gruppo questa struttura online?
Simona: in gruppo potrebbe funzionare meno, perché comunque inevitabilmente in gruppo perdi il focus sullo studente, perdi la concentrazione sullo studente perché devi dare le tue attenzioni a tutte le persone, ovviamente quando sei su 1 100%, se sei su 5 devi dividere questo 100% in queste persone, in tutti i partecipanti al corso, e quindi inevitabilmente l’attenzione che dai allo studente è inferiore, e ovviamente la qualità dell’insegnamento ne risente, puoi quando hai, quando fai lezioni in gruppo on-line dare maggiore qualità fuori dalla classe, e quindi quando correggi gli esercizi,
sempre in modo asincrono, quindi quando si chiatta, lì puoi dare molto di più, ma nella classe no, no, per questo io preferisco il one-to-one, ma comunque il one-to-many è sempre possibile.
Marcos: ma, una cosa, tu insegna l’italiano per gli stranieri ma hai imparato un’altra lingua straniera?
Simona: sì, ho imparato l’inglese, è la lingua che parlo fluentemente oltre all’italiano, ho studiato all’università il francese e lo spagnolo, cioè riesco a leggere molto bene in francese e in spagnolo, riesco a capire quasi tutto quello che leggo, ascolto molto più lo spagnolo del francese ma non riesco a parlare perché non le pratico mai queste lingue, le ho studiate, le conosco, conosco la struttura grammaticale ma non le parlo, l’inglese invece sì, ma devo dire l’inglese non per scelta, semplicemente perché l’inglese è la lingua del lavoro e oggi se non conosci l’inglese non vai da nessuna parte, e l’inglese mi permette di lavorare anche, perché quando ho degli studenti principianti, ovviamente la prima lingua di comunicazione non è l’italiano ma è l’inglese, senza la conoscenza dell’inglese non potrei lavorare sostanzialmente, quindi…esattamente solo con gli studenti avanzati, ma anche con gli studenti avanzati intermedi a volte è importante avere un’altra lingua da condividere, un’altra lingua che si condivide oltre alla lingua che si sta imparando, perché si possono fare dei paragoni, si può, si può usare la lingua inglese per spiegare meglio alcuni concetti dell’italiano, quindi sì parlo bene l’inglese ma l’ho studiato, non perché mi piaccia particolarmente come lingua l’inglese ma perché appunto serve per il lavoro e lo studio da sempre, forse da la prima elementare studio inglese.
Marcos: e hai vissuto all’estero per farlo?
Simona: ho vissuto all’estero, allora ho fatto delle esperienze di vacanza studio quando ero più, quando ero adolescente, ho fatto due volte la vacanza studio e poi sono stata per due mesi a Cambridge, ho studiato, ho fatto un corso di lingua inglese intensivo e ho vissuto all’estero per due mesi, questo è stato il massimo del tempo passato all’estero togliendo l’altro mese, uno dei mesi più belli della mia vita che ho passato viaggiando per l’Europa quando ho fatto l’Interail, questo è stata una sorta di vita all’estero diciamo, sul treno senza una fissa dimora, però è stato il secondo periodo più lungo che ho visto dall’estero ed è stato bellissimo completamente.
Marcos: Cambridge, oggi abbiamo fatto una visita.
Simona: esattamente, siamo tornati a Cambridge, è stato molto emozionante per me ritornare a Cambrige, molto molto emozionate, anche se sì, era una situazione completamente diversa, quando sono arrivata a Cambridge mi ero appena laureata, poi sarei dovuta partire per questo primo lavoro in Irlanda che ho fatto e quindi era un po’ una fase incerta della mia vita quel momento quando sono stata a Cambridge, non c’era nulla di definito ancora, era tutta una possibilità, tutto un forse e poi tornandoci adesso con tutte queste belle cose che sono successe, insegnamento on-line, ho incontrato Marcos che era un mio studente attenzione, cioè Marcos era un mio studente, è stato un mio studente e mi ricordo molto bene la prima lezione, ti ricordi? Dovevamo rafforzare argomenti grammaticali e concentrarci sulla scrittura, ti ricordi?
Marcos: ah sì, mi ricordo, e poi ho preso tutti gli appunti e la prima lezione, dopo la lezione conoscitiva, ho confuso gli appunti di Marcos con quelli di un altro studente e ho iniziato la lezione parlando completamente di altro, e noi ci siamo conosciuti così, e poi abbiamo messo insieme le nostre idee, progetti, progettini con il digitale ed è nato LerniLango, quindi fare questo paragone Cambridge 2019, Cambridge adesso 2021, è molto interessante vedere quanta acqua è passata sotto i ponti, molto bello.
Marcos: e per cambiare un po’, okay per cambiare un po’ il tema, ti piace viaggiare, stare lontana da casa, vivere all’estero, non lo so?
Simona: mi piace viaggiare, sì, mi piace viaggiare, mi piace tantissimo, vivere lontana dall’Italia, non credo ancora vivrei lontana dall’Italia, mi piace tanto viaggiare, sì, questo indubbiamente, è una costante e sarà sempre una costante nella mia vita, mi piace, mi piace proprio il sentirmi in viaggio, non è tanto…quella sensazione “ah, sono in viaggio”, è molto difficile da spiegare, no, mi piace tanto questo sì, però dopo un po’ devo tornare in Italia, non riesco a, non riesco a vivere lontano dall’Italia ancora, chissà, nella mia fase di crescita potrebbe cambiare qualcosa, ma al momento no, assolutamente no, mi mancherebbe l’Italia, mi inizia a mancare l’Italia e soprattutto, cosa che ho realizzato nell’ultimo periodo della mia vita, mi mancherebbe il sud, ho capito che anche se sì, l’Italia certo, ma ho bisogno di vivere al sud, mi piace il caos del sud, non riesco a vivere in un posto che è troppo ordinato o che funziona troppo bene, è una cosa che ho capito, e aspetta, io sono scappata dal sud, cioè quando sono andata all’università io sono proprio scappata a gambe levate dal sud, lontano quanto più possibile perché dicevo sempre “voglio andare in un posto più civile”, infatti ho scelto la Toscana, e niente, quindi adesso invece crescendo mi sono accorta che non funziono bene come essere umano proprio se vivo in un luogo troppo ordinato, cioè dove le cose sono troppo precise dove c’è poco caos, mi serve il caos e il disordine del sud, e quindi ecco questo è stato, questo è stato un altro grande grande cambiamento, diciamo, della mia vita ritornare al sud, per dire che sì mi manca l’Italia se sono all’estero, se viaggio e mi manca poi, mi manca poi il sud, mi manca tantissimo, quando ero a Bologna, per esempio, avevo trovato questo panificio leccese, era proprio un panificio leccese, un panificio è un luogo dove si produce il pane, si vende il pane e tutte le cose legate al pane e quindi focacce, pizze, taralli, qualsiasi cosa, e a volte molti panifici in Italia servono anche cose da mangiare, quindi il piatto del giorno per esempio, e quindi c’era questo panificio che si chiamava Le salentine a Bologna, quando studiavo a Bologna, e ogni tanto quando avevo mancanza del sud andavo qui e prendevo i piatti tipici della Puglia, perché il Salento è una zona della Puglia, e lì ho iniziato un attimino a realizzare “mmhh, okay, c’è qualcosa che non va qui, il sud inizia a mancarmi troppo”, e adesso vivo al sud, fine della storia.
Marcos: va bene, va bene, una cosa, è difficile per una donna italiana avere un lavoro non tradizionale come il tuo?
Simona: mmmhhh, questa è una bella domanda…
Marcos: non tradizionale nel senso non è avvocato, medico, non lo so, non lavora in un’azienda.
Simona: sì, allora è difficile, è difficile da due punti di vista, è difficile perché agli occhi delle persone che fanno un lavoro più tradizionale, diciamo, o che comunque per persone di una certa età anche no, che magari sono un po’ estranea a tutto questo mondo dei social media, di YouTube, di Instagram, content creation eccetera eccetera, influencer marketing, eccetera eccetera, agli occhi di queste persone quello che faccio non è un lavoro, ma è più un hobby okay? Cioè, è molto difficile a volte essere presa sul serio rispetto a quello che faccio, perché vengo sempre considerata come capito la ragazzina che si sta divertendo a fare dei video su YouTube o dei video su Instagram, cioè perché appunto questa categoria di persone, che fanno un lavoro tradizionale, che hanno una certa età e che sono fuori da questo mondo e per loro è un hobby, capito? Cioè lo youtuber per esempio, lo youtuber, l’immagine di youtuber è un ragazzino che si mette davanti alla telecamera e incomincia a fare cose okay, per far ridere, per far divertire gli altri, quindi è difficile da questo…è più facile con le persone più giovani, ovviamente, cioè, i miei amici o comunque persone più giovani è più…o anche persone di una certa età però che usano questo mondo e sanno quanto è importante anche per imparare il mondo dell’on-line e del digitale, lì non è difficile essere presi sul serio, anzi lì, cioè, è completamente diverso, quindi è difficile questa cosa qui proprio avere un riconoscimento, no, di ciò che stai facendo essere riconosciuto come un lavoro effettivo a tutti gli effetti, dall’altro punto di vista poi c’è anche da parte mia no, e non è soltanto l’occhio esterno, ma è la società che si incarna in me automaticamente, esattamente, c’è, la sento anche io a volte la barriera interna, perché a volte è, cioè, ci sono periodi di grande entusiasmo per quello che facciamo, ci sono periodi però di grande insicurezza perché è anche questa barriera sociale che arriva, questa barriera interna che mi dice “Ma sei sicura che stai facendo la cosa giusta, ma questo è davvero un lavoro, ma Simona svegliati, vai lì, vai a fare un colloquio di lavoro, vestiti bene, manda il curriculum e vai a trovare un posto di lavoro in una scuola, iscriviti al concorso per l’insegnamento pubblico”, e c’è questa voce in me che appunto è la prova di come appunto la, perché inevitabilmente siamo individui ma incarniamo anche la società dentro di noi è inevitabile, questo, e questa è la società che mi parla tramite le mie paure, quindi è difficile muoversi tra queste due cose, ci sono periodi in cui l’autostima è più alta ed è più semplice, ci sono periodi in cui l’autostima è molto bassa e bisogna, ed è molto complesso, però cosa importante che mi dico perché ci credo molto in questo progetto, immagino anche tu Marcos ci credi molto, mi dico sempre “okay, oggi non sono al meglio della mia autostima, non sono al massimo, continuo a fare, continuo a rimanere in movimento comunque, perché arriveremo a quel punto dove vogliamo arrivare, ci dobbiamo arrivare prima o poi”, quindi questo, persistenza e consistenza, queste sono le due, le due cose importanti, quindi sì è abbastanza complesso fare un lavoro innovativo tra virgolette, da tanti punti di vista caro Marcossino.
Marcos: e per finire, è cambiato qualcosa in questo processo, in questo processo di mettersi online, visibile, facendo la influencer?
Simona: vabbè, non mi voglio definire un’influencer, mi piace definirmi content creator, creatrice di contenuti digitali non influencer, allora sì, in realtà sì, perché come ben sai prima di LerniLango io ero completamente a-social, non ho mai avuto un profilo Instagram con il mio nome, okay, ero su Facebook ma ho cancellato il mio account Facebook, quindi non avevo proprio idea del linguaggio dei social network, non avevo proprio idea di cosa significava mettersi davanti a una telecamera e parlare a nessuno, perché sostanzialmente parli da solo quando parli con una telecamera, dall’altra parte ci sono gli altri ma in quel momento fisicamente non ci sono gli altri, non avevo idea, zero, e non mi piaceva tanto stare sui social, quindi all’inizio espormi su Instagram, mettermi di fronte alla telecamera, parlare da sola davanti alla telecamera, ma soprattutto più che la registrazione dei video è stato più Instagram, quindi la parte delle stories, di fare video, è stato molto, molto come dire non mi viene la parola, invasivo, ecco diciamo è stato molto un’invasione della mia privacy sostanzialmente, è stato molto, molto forte e anche lì ovviamente mi sentivo un’idiota la maggior parte delle volte che lo facevo ma anche lì sempre solito motto, sempre solita cosa, consistenza, persistenza, continuare, continuare a fare, provare, sbagliare, va bene, sembro stupida, la voce mi sta tremando, sembra che sto per piangere, ci sono, o my godness, ci sono tanti haters, tantissimi, andiamo avanti ignoriamo, non rimaniamo male, non distruggiamo tutta la nostra vita a causa degli haters, continuare, continuare, e continuando uno ho imparato a usare Instagram, perché non sapevo fare neanche una storia, cioè non avevo idea di come si facesse una storia, come si inserisse il testo all’interno della storia, non avevo la minima idea, pubblicare un post, gli hashtag, ma cos’è questa lingua misteriosa? Non sapevo fare niente. Però poi mi sono accorta e poi ricordo che ho anche pubblicato un post su Instagram quando ho realizzato questa cosa, mi sono accorta che fare questa cosa su Instagram ha aiutato parallelamente la mia capacità di parlare nella telecamera uno, che penso sia migliorata rispetto all’inizio vero Marcos? Si può vedere un miglioramento? Ecco, ma anche il mio rapporto con gli altri, cioè mi sento nella vita di tutti i giorni molto più sicura di me stessa mentre comunico con gli altri, molto meno, mi prendo meno sul serio, ecco, mi sento meno impacciata, meno vincolata, meno limitata in tutto, nei movimenti, in quello che dico, è cambiato tanto, grazie a Instagram devo dire, e dicevo quel posto che ho pubblicato che vorrei leggervi, ora lo vado a trovare perché vorrei leggerlo ed è una, una cosa che ho realizzato ad un certo punto, anche quando ho iniziato a fare questo corso, perché ho fatto un corso di digital marketing e poi alla fine di questo percorso ho scritto questa cosa e cosa per me impossibile, cioè, la Simona di 5 anni fa, se le dicessi che ho fatto questa cosa mi direbbe “no, non è vero, non ci credo”, ho pubblicato una mia foto su Instagram, una foto della mia faccia che non ho mai fatto mai, e ho scritto questo post, ora ve lo leggo…
“fino ad un anno fa non avevo mai pubblicato una mia foto su Instagram, odiavo i social e criticavo chi li usava. Sono ancora convinta che sia necessario avere dei confini ben definiti tra presenza on-line è vita off-line, ma in questo ultimo anno ho capito una cosa iniziando ad essere più attiva su Instagram, ho capito che in realtà odiavo i social perché avevo paura di espormi, avevo terrore del giudizio degli altri, mi spaventava l’idea di ricevere commenti negativi, e dopo un anno, eccomi qui, faccio storie, pubblico post, espongo il mio passo nei video, pubblico per la prima volta la foto della mia faccia su Instagram (e chi mi conosce sa quanto questo sia al di là della mia comfort zone). Il mio motto però in questo ultimo anno è stato ho paura, ma lo faccio lo stesso, mi terrorizza, ma ci provo comunque. E dunque caro e cara, a quasi un anno dalla fondazione di LerniLango, pubblico una foto del mio faccione per dirti di fare le cose anche se ti spaventano, anche se ti fanno paura, perché ti assicuro che prima o poi diventeranno sempre più piccole e meno minacciose, io sono qui con te per aiutarti a rendere l’apprendimento dell’italiano meno spaventoso, alla prossima lezione”.
…quindi questo post che, che è stato proprio il momento in cui ho realizzato perché non lo facevo prima, e cosa era cambiato grazie a Instagram che odiamo così tanto, quindi niente, questo, questo mio caro Marcossino, io direi con questa cosa finale, come, c’è una cosa inglese che dice, questa frase inglese che dice “do the shit that scares you” che mi piace tantissimo e che non si può tradurre in italiano, perché tradotto in italiano sarebbe “fai la merda che ti spaventa”, no, è veramente orribile la traduzione, no, non la traduciamo così, però concludiamo questo intervista a me dicendo questo, sì, cari e care che ci ascoltate fate sempre le cose che vi spaventano, perché poi come crediamo io e Marcos l’universo farà il resto, giusto? È giusto, e niente, e quindi queste sono state un po’ le mie storie, un po’…spero che mi abbiate potuta conoscere meglio con queste cose e niente, spero di ricevere altre domande da voi in modo tale da creare in futuro un’altra bella intervista, che dici Marcos?
Marcos: sì, possiamo fare, sicuramente.
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