Lingua italiana insieme
Come usare il podcast per l’apprendimento dell’italiano: intervista
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Perché a volte è così difficile migliorare in una lingua straniera? Cosa ci blocca? Cosa ci limita? Cosa fare?
Nella bella intervista dialogo che ho avuto con Giulia di @italiantimezone abbiamo cercato di rispondere a tutte queste domande, dando dei consigli da insegnanti a chi vuole migliorare nell’apprendimento dell’italiano.
Perché a volte è così difficile migliorare in una lingua straniera? Cosa ci blocca? Cosa ci limita? Cosa fare?
Nella bella intervista dialogo che ho avuto con Giulia di @italiantimezone abbiamo cercato di rispondere a tutte queste domande, dando dei consigli da insegnanti a chi vuole migliorare nell’apprendimento dell’italiano.
Simona: Bene, ottimo, ci siamo, partiamo, vai, con questa registrazione, bene, cara Giulia, grazie innanzitutto, io voglio innanzitutto ringraziarti di aver accettato di dedicarmi un po’ del tuo tempo, perché io penso che il tempo è la cosa più importante e bella che possiamo dare a un’altra persona e quindi ti ringrazio infinitamente di avermi dedicato il tuo tempo che so è importante anche per lavorare al tuo progetto, di aver dedicato quindi il tuo tempo al mio progetto e a questa intervista che adesso faremo insieme, ti ringrazio tantissimo innanzitutto, iniziamo così questa intervista e questa chiacchierata insieme, va bene?
Giulia: Sì, grazie mille anche a te insomma per l’invito, è stato bello conoscerci e trovarsi anche su tante cose da tanti punti di vista, quindi grazie mille anche per il tuo tempo perché anche il tuo è prezioso…
Simona: il tempo di tutti è prezioso e quando ce lo scambiamo è ancora più bello giusto? E quando ci conosciamo, soprattutto no? Perché vedi, cioè, come abbiamo già discusso, ti ricordi, la prima volta che ci siamo incontrate, i creatori digitali o questi insegnanti digitali, di Instagram, YouTube, Podcaster eccetera, a volte si sentono un po’ soli, no? Perché alla fine facciamo, certo abbiamo la nostra comunità di followers, abbiamo i nostri studenti certamente, però lavoriamo principalmente da soli e quindi quando ci conosciamo tra noi è sempre più, è sempre più bello lavorare, no? Perché tu crei questa comunità, fai un po’ di scambio di idee, comunichi con gli altri, crei dei bei progetti insieme e quindi ecco questa piccola informazione per dire come io e Giulia siamo arrivate adesso a fare questa chiacchierata, perché ci siamo conosciute su Instagram giusto? Confermi ai nostri ascoltatori questa informazione?
Giulia: Assolutamente sì e a volte quando lo dico a persone – AKA il mio fidanzato – che sono fuori da questo mondo, è come se, cioè dicono “Ma come? Ma come su Instagram? Ma come, come hai potuto conoscere qualcuno su Instagram? Ma come, hai sentito su zoom una persona che hai conosciuto su Instagram”, e io “sì, e ci siamo anche trovate bene, e abbiamo un sacco di cose in comune”.
Simona: Ecco magari secondo me per chi è più abituato ad avere interazioni off-line, no? E quindi nella vita reale non capisce e chi non usa tanto magari i social, le varie piattaforme social come noi no, non capisce tanto come è possibile contattare uno sconosciuto o una sconosciuta e poi diventarci amica, per esempio, ma come fai, ma perché le hai mandato un messaggio? No, capisco questa, questa sensazione, anche quando io dico “ah ho conosciuto questa ragazza qui su Instagram, aah ho visto così colà”, “ah, così? Mandato un messaggio semplicemente e poi vi siete parlate? Ma non è strano parlare con questa persona per la prima volta dietro uno schermo?”, e io dico “bah, relativamente dipende”.
Giulia: Assolutamente, però è proprio bello perché si fanno delle connessioni secondo me uniche, veramente uniche, forse perché ci si sceglie in un certo senso, e quindi, e quindi ci si trova bene, è bello, è proprio bello, e quando succede anche con gli studenti è magico direi…
Simona: non ne parliamo, cioè io molti dei miei studenti ora sono anche miei amici e mie amiche per dirti cioè, è vero che la relazione in persona è sempre diversa no, è comunque sempre più ricca di sfumature, assolutamente vero, ed è sempre belíssimo quando ad esempio io incontro dal vivo i miei studenti, però anche dietro uno schermo si possono instaurare delle relazioni, cioè la comunicazione è completamente diversa, ovviamente, perché ovviamente c’è questo questo schermo, ripeto questa parola, questo schermo tra le due persone, però comunque si possono instaurare delle relazioni vere e comunque ci può essere questo scambio comunicativo profondo e importante anche dietro uno schermo, quindi ecco ben venga, evviva le relazioni digitali e le amicizie digitali…
Giulia: assolutamente, soprattutto se pensiamo alla distanza geografica, perché io sono in Nuova Zelanda cioè…
Simona: veramente possiamo dire dall’altra parte del mondo, e io sono in Puglia a Bari, e quindi siamo decisamente distanti cara Giulia, fisicamente…
Giulia: se facciamo un buco nella terra ci vediamo…
Simona: esatto, scaviamo un buco come in quei cartoni di Bugs Bunny, no, chef aceva i buchi nella terra e poi si ritrovava dall’altra parte del mondo, quindi scavo un buco e vengo a trovarti in Nuova Zelanda adesso…
Giulia: però questa, questo secondo me è anche proprio la bellezza delle, dell’amicizia, dele relazioni digitali perché quando, quando apri una chiamata e hai persone da tutto il mondo connesse nello stesso momento, penso sai, sai un valore único, sia perché molte persone hanno difficoltà a viaggiare in altri paesi, a volte è proprio a causa delle loro, dei loro governi e delle relazioni internazionali e quindi avere questa possibilità di comunicare on-line secondo me è bellissima, è…
Simona: esattamente, ti è mai capitato di fare tipo un webinar o una live e quindi chiedere al pubblico da dove mi scrivete e quindi iniziano ad arrivare tutti questi Africa, Inghilterra, bla, bla, bla, e senti quel brividino no e dici “Mamma mia, ma il mondo si sta collegando qui”, ti è mai capitata questa cosa?
Giulia: si mi è successa con il primo evento gratuito che ho fatto, una conversazione gratuita in risposta alla guerra in Ucraina, ho deciso di dare la possibilità a tutti di entrare in connessione e ho avuto una bella risposta, ma da un giorno all’altro cioè, un giorno ho lanciato la conversazione, il giorno dopo ci siamo incontrati, eravamo in cinque, se non mi sbaglio, da diverse parti del mondo ed è stato, è stata un’esperienza unica, io ho finito con la telefonata sì, con la chiamata, con la chiamata con veramente un’energia incredibile, infatti adesso ho deciso di ripetere ciclicamente questi incontri perché pensando a questa cosa dico no è veramente, veramente bellissimo dare l’opportunità a tutti di fare due chiacchiere…
Simona: e a proposito di queste chiacchiere, vediamo un po’, io adesso cioè andiamo verso il tema di questa chiacchierata che faremo insieme, no? Innanzitutto vorrei che ti presentassi perché chi mi ascolterà già mi conosce quindi vorrei che ti presentassi alla mia community di ascoltatori e ascoltatrici, vediamo un po’ Giulia, Giulia Borelli di Italian timezone, giusto? Vediamo Giulia, chi seicosa fai, raccontaci qualcosa su di te, sentiamo…
Giulia: allora come hai detto appunto sono Giulia di Italian timezone un progetto che ho aperto a luglio del 2021 per aiutare chi sta imparando italiano e che ha già un livello intermédio/avanzato a accedere alla storia per migliorare l’italiano in modo costante, io ci tengo sempre a sottolinearlo, ma anche alternativo, perché parlare di storia, parlare di geopolitica, non sono proprio gli argomenti classici con cui si impara italiano di solito, e per me questo è molto importante perché imparare una lingua con la storia significa imparare in contesto e questo dal mio punto di vista è fondamentale per fare delle connessioni linguistiche, imparare nuovi vocaboli e imparare a dare la propria opinione su argomenti anche di attualità, lo dico perché è stata la mia esperienza da studente di lingua, cioè quando io ho imparato l’inglese e lo spagnolo ho proprio applicato questa, questo metodo quindi imparare in contesto sempre con argomenti che mi interessavano legati alla storia, alle storie, alla politica, alla geopolitica, e adesso nel mio percorso difficile e travagliato con il francese sto mettendo in atto sempre questa tecnica…
Simona: lo stesso metodo, ma quindi in questo tuo progetto di Italian timezone in cui vuoi rendere appunto accessibile la storia agli studenti, agli studenti di italiano che cosa crei, diciamo, quali sono i contenuti che crei principalmente, allora, principalmente?
Giulia: sì, allora principalmente ho il podcast che è, che mi da grande soddisfazione, mi piace tantissimo preparare gli episodi perché permette anche a me di fare ricerca storica, perché l’idea di fondo è appunto rendere accessibile la storia, cioè ciò che è difficile perché di solito è per madrelingua, cosa succede, io la studio diciamo e la rielaboro, cioè non cambiando ovviamente i fatti storici ma cambiando alcune parole e rendendola più accessibile e così da aiutare chi sta imparando italiano a scoprire cose nuove della storia, ma anche parole nuove perché non non vado a semplificare quando, quando preparo il podcast, vado ad usare sempre le parole complesse, però le spiego, quindi questo aiuta tantissimo chi sta imparando a vedere sia il vocabolo avanzato con di fianco il significato che già conosce, e quindi per imparare poi un altro vocabolo.
Simona: un’altra parola, certo, ti viene in mente qualche esempio di questo, di questo uso, vediamo, un esempio che ti viene subito di uno dei podcast che hai scritto per dare un esempio concreto.
Giulia: sì, sì, la parola toponomástica…
Simona: wow che parolone toponomástica…
Giulia: …che dici, ma, ma cos’è la toponomastica?
Simona: pensi a un topo no, se non conosci subito e invece no, non è un topo ragazzi…
Giulia: esatto, e quindi è tutta la storia, è lo studio dei nomi, delle città, delle vie eccetera, quindi tutto ciò che è legato a quello che vediamo su una mappa diciamo, e quindi ad esempio nel podcast parlo della toponomastica ma ti spiego che cos’è…
Simona: esatto, non ti do solo questa parola e poi fai tu, ma te la spiego poi accanto, okay, benissimo…
Giulia: um’altra parola che mi viene in mente è, nel primo episodio del Risorgimento ho spiegato la parola ideologia, che non è un’idea, ma è un’ideologia e quindi vado poi nel podcast a spiegare il significato della parola e la ripeto tante volte nel corso dell’episodio, in modo tale che chi ascolta può vederla in contesti diversi, in frasi diverse e poi acquisire, acquisire quella parola…
Simona: esatto, e quindi assimilarla completamente diciamo questa parola, okay.
Giulia: questo, questo è il podcast, ovviamente che è gratuito ed è accessibile a tutti, e poi in questo periodo sto anche facendo dei percorsi diciamo più, più esclusivi quindi delle membership con dei workbook meravigliosi di cui sono profondamente…
Simona: molto nerd, giusto, come abbiamo detto!
Giulia: ogni volta che mi metto a preparare un workbook e poi è finito dico “ah che bello, mi piace proprio, proprio, mi da proprio gioia”.
Simona: sono soddisfatta!
Giulia: perché nel workbook aiuto sia a capire meglio il podcast, offro delle domande guida per aiutare chi studia a dare la propria opinione su un argomento, ma non solo sull’argomento del podcast, ad espandere questo argomento alla propria realtà, faccio un esempio che forse è più símplice…
Simona: sì, esatto, vediamo.
Giulia: stiamo parlando dell’unità d’Italia, okay, e ho dato un titolo provocatorio e l’ho chiamata “Unità d’Italia o Italia unita?”, perché sappiamo che in Italia c’è molto divario tra nord e sud, quindi ci sono tante divisioni interne (questo potrebbe essere un bellissimo argomento per un podcast)…
Simona: esatto, futuro, esatto in cui magari ci inseriamo anche tutte queste nuove correnti dei neoborbonici, molto interessante. Ascoltate il podcast anche di Barbero sui neoborbonici per capire di cosa stiamo parlando, ma lo faremo, lo faremo Giulia, sono d’accordo…
Giulia: e quindi ho parlato dell’Italia e di come siamo arrivati all’unità politica, ma di come manchi ancora oggi l’unità spesso ideologica, è proprio unità nazionale, quindi il significato di unità nazionale, e nel workbook gli studenti e le studentesse hanno avuto la possibilità di andare a pensare alla storia del loro paese, quindi hanno avuto delle domande per raccontare come il loro paese è diventato unito e andare a pensare alle divisioni o alle, ma principalmente alle divisioni interne del loro paese, del paese di origine, ma anche del paese in cui vivono e questo è stato molto bello perché poi abbiamo fatto anche un incontro live, e abbiamo condiviso le risposte del, del workbook, quindi ognuno ha raccontato la sua storia e la storia del suo paese ed è stato veramente, veramente un’esperienza unica.
Simona: e un’opportunità insomma di studio per gli studenti, di pratica dell’italiano soprattutto no, come dicevi con argomenti che interessano, con cose che piacciono, perché questa è una cosa che noto molto, cioè quando lo studente o la studentessa è davvero interessata o interessato a ciò che sta ascoltando a ciò di cui sta parlando, cioè a volte inizia a parlare in italiano e neanche ci pensa che sta parlando in una lingua straniera no, perché è dentro alla comunicazione, quindi vuole comunicare, vuole farti sapere che cosa pensa di quell’argomento, allora dimentica che è straniero o straniera è incomincia a comunicare ed è questa la grande secondo me il grande punto, la grande potenzialità di questo tipo di esercizi che tu fai no, dare il contenuto che interessa, quindi il contenuto storico, e nel momento in cui interessa, nel momento in cui tu lo stimoli, stimoli lo studente o la studentessa con la domanda giusta, bam, parte la comunicazione e non solo “okay, sono straniero, devo parlare bene in italiano”, no, ma voglio dire a Giulia cosa penso, voglio comunicare il mio punto di vista sull’argomento e queste, queste occasioni di confronto, questo tipo di attività, migliorano la competenza di italiano in un modo incredibile, in un modo di cui non spesso però gli studenti sono consapevoli, no? Non se ne accorgono ma in quel momento loro stanno migliorando tantissimo, stanno nutrendo il loro italiano, no?
Giulia: sì, sì, sì, infatti ho notato che ovviamente una grande differenza fa dare la possibilità agli studenti di mandarti le loro risposte ad esempio in forma scritta o in forma anche orale perché, ho ad esempio ho una studentessa che sta facendo proprio il percorso completo e lei mi manda degli audio di commento alle attività e io penso veramente un giorno di essermi commossa perché ho preparato un altro workbook che è veramente livello nerd…
Simona: super sayan…
Giulia: oltre, su Giuseppe Mazzini, penso di non aver mai fatto un workbook così da nerd ed esserne così felice…
Simona: orgogliosa…
Giulia: guarda, veramente livello top, e avevo messo delle domande un po’ per far pensare ai concetti di libertà, ai concetti di uguaglianza eccetera, e lei mi ha mandato una risposta in italiano molto, molto attenta, molto anche filosofica insomma legata a queste idee, ed è riuscita ad esprimersi molto bene, ed io mi sono veramente commossa…
Simona: “che brava!” hai detto…
Giulia: perché non sono cose di cui parli normalmente, vedi qui forse, a volte siamo limitati e limitate insomma a pensare che non possiamo parlare di certe cose in un’altra lingua, cioè non arriveremo mai al livello per parlare dell’idea di libertà ad esempio in italiano, invece è possibile, è possibile, ovviamente con gli stimoli giusti certo, anch’io con l’inglese non è che da un giorno all’altro mi sono messa a parlare di politica…
Simona: con gli stimoli giusti cosa intendi, per stimoli giusti? Cosa sono, quali sono secondo te gli stimoli giusti che uno studente deve avere per iniziare a parlare anche di queste cose più difficili come magari cose in cui non si sente preparato?
Giulia: beh, innanzitutto l’ascolto, quindi ad esempio si può benissimo iniziare con ascoltare podcast, siamo amanti dei podcast qui, ma anche guardare i video su YouTube, ci sono tantissimi video interessanti, ovvio se vai a scegliere l’argomento, scusa se vai a scegliere un contenuto preparato da un insegnante allora avrai come dicevamo prima anche un supporto di vocabolario, se invece vai a vedere un contenuto per madrelingua dovrei fare tu il lavoro di ricerca dei vocaboli che non conosci e quindi può diventare più faticoso, però sicuramente input, cioè leggere, ascoltare degli argomenti che ti interessano e poi provare sempre a dare la propria opinione, anche se sei da sola o da solo, cioè parlare da sola, da solo, scrivere, anche un commento, ma stiamo parlando di 10, 5 righe, cioè non deve essere una cosa lunghissima, o può essere un commento di un minuto, dicendo quello che pensi di quell’argomento, e iniziare così in piccolo in modo autonomo e poi ovviamente se hai bisogno di più, eh io cioè io nel mio passato mi sono sempre affidata ad insegnanti, perché se vuoi avere anche una discussione e un feedback devi, devi andare secondo me da un insegnante…
Simona: da un insegnante professionista, certo, assolutamente…
Giulia: che ti stimoli a parlare di certe cose senza la paura di essere giudicati perché…
Simona: ecco qua, arriviamo al punto…
Giulia: giudicati secondo me da due punti di vista, dal punto di vista grammaticale, perché uno ha sempre paura di fare errori, questo sempre nella vita, cioè sempre…
Simona: nelle lingue e fuori dalle lingue insomma, in tutti gli ambiti…
Giulia: ma due anche non essere giudicati per le tue opinioni, perché se tu vai da un insegnante professionista e questo insegnante ha come obiettivo il miglioramento del tuo italiano, cioè aiutarti nel miglioramento, saprà anche accettare di ascoltarti se ha un’opinione diversa dalla tua, certo senza esagerare…
Simona: beh sì, a volte è difficile gestire il contrasto tra opinioni, però è possibile comunque, è possibile comunque…
Giulia: è possibile, è possibile anche se comunque io sono convinta che se sei un certo tipo di persone attirerai un certo tipo di persone…
Simona: esattamente, esattamente…
Giulia: quindi arriveranno…
Simona: persone simili a te…
Giulia: cioè guarda caso le mie studentesse comunque sono abbastanza simili a me e quindi ci troviamo bene a fare il dibattito, questo, questo secondo me è importante, non aver paura di essere, di essere giudicate e giudicati proprio da, da nessun punto di vista…
Simona: esatto, e questa cosa che tu dici io noto spesso anche no, chi non parla tanto molto spesso non parla tanto, cioè non lo fa non perché, scusami ho sbagliato la frase, dicevo chi ha paura di parlare okay, e chi non parla tanto in italiano lo fa perché non ha abbastanza cose da dire, cioè non è una questione linguistica e quindi dire “non conosco abbastanza bene l’italiano, non conosco abbastanza bene le strutture per dire questa cosa”, ciò che noto è che le persone che non rispondono molto spesso o che rimangono in silenzio, che sono timide, hanno paura a parlare, lo fanno perché hanno poche cose da dire, o come dici tu pensano che quello che stanno per dire è stupido, allora rimangono in silenzio, e non è una questione, e invece al contrario chi già nella sua madre lingua ha tanti punti di vista, tante cose da dire, tante come dire, tante cose da esprimere, quando lo fa nella lingua straniera, anche se magari è, manca magari la struttura grammaticale o manca un po’ la forma linguistica non fa niente, però parla molto di più, no, e quindi è certamente una questione legata alla lingua, però è anche e soprattutto legata alla sicurezza personale, come tu dici, per questo mi trovo pienamente d’accordo con questa duplice insicurezza no, ma soprattutto con l’insicurezza di “ma ciò che sto per dire ha senso, è valido, o sto per dire cavolate sostanzialmente?”, ed è importante, come dici, esprimere sempre il proprio punto di vista, sempre, a prescindere, su qualsiasi cosa, farlo da soli, e infatti uno degli esercizi che io consiglio nel mio metodo di studio è sempre quello di parlare da soli in casa, cioè prendere il cellulare, prendere l’iPhone, fare un ascolto di qualsiasi tipo che può essere un podcast su YouTube, come hai detto, un piccolo articolo, qualsiasi cosa, poi prendere l’iPhone e iniziare a parlare da soli con l’iPhone, “allora questo articolo parla di, io sono d’accordo perché, io non sono d’accordo perché” questo è, tu fai l’ascolto, no, del contenuto, immaginiamo del tuo podcast, poi ti metti lì parli da solo con il tuo telefono e fai produzione, esprimi, ti alleni ad esprimere il tuo punto di vista, anche se sbagli va bene, però comunque fai pratica di italiano e questo serve tantissimo, confermi?
Giulia: sì confermo e poi penso ci sia anche un un’altra cosa bellissima legata a questa, a questo che hai appena detto, sia il fatto, scusa due cose bellissime, sia il fatto di avere una banca dati personale delle cose che hai fatto e delle opinioni che hai dato, ma poi puoi anche valutare il tuo progresso perché a distanza di 3-4 mesi, se tu hai fatto questo esercizio in modo costante e ovviamente la costanza dipende dal tuo ritmo, io sono sempre un po’, cioè può essere un ritmo di una volta al giorno, può essere tre volte a settimana, insomma dipende da quanto tempo hai, però a distanza di un certo periodo di tempo quando vai a riascoltare gli audio vecchi dici “oh mamma, oddio, ma parlavo così male?”, perché hai fatto un miglioramento…
Simona: e te ne accorgi!
Giulia: esatto, e vedere quel miglioramento tuo è secondo me bellissimo, è proprio un…
Simona: è un ottimo esercizio anche ascoltarsi, riascoltarsi, assolutamente, okay, io voglio fare una piccola parentesi sulla che hai detto prima no, quando hai detto quando crei i podcast sulla storia, quindi è un argomento che piace a chi ti ascolta e hai detto una cosa secondo me molto importante, hai detto “piace anche a me fare ricerca”, no, e questa è la chiave di tutto, no, certo ascoltare contenuti interessanti su argomenti che ti interessano ma sentire nella voce della persona che stai ascoltando il piacere, e proprio veramente il godimento di quello che sta dicendo, di quello di cui sta parlando, cioè se già a te in primis come insegnante piace quello che fai no, quindi ti piace la ricerca che hai fatto, ti piace ciò che hai scritto, ti piacciono i contenuti, ti appassionano, quando tu poi crei i contenuti per i tuoi studenti questa passione, questa, si sente, loro la sentono, la percepisco ed è ancora meglio per loro appassionarsi no, ed è una cosa che io ho notato molto nel mio percorso di studi, quando vedevo l’insegnante motivato che amava quello che faceva, io proprio per, mi caricavo automaticamente, mi motivavo automaticamente, se c’era di fronte cioè una persona che prendeva i suoi appunti e li leggeva con questo tono un po’ così, cioè io mi annoiavo, me ne andavo e non, non provavo alcun interesse per la disciplina, e questa cosa è importante del motivo per cui secondo me da parte dello studente, come studentessa è importante selezionare no, il tipo di contenuti che ascolti e la persona da cui li ascolti, sei d’accordo con questa cosa?
Giulia: sono molto d’accordo con questa cosa, molto, molto d’accordo. Sto ascoltando questo podcast in spagnolo di storia e letteratura, sempre argomenti interessantissimi…
Simona: molto nerd…
Giulia: e mi sto ascoltando la storia del Messico, di cui onestamente non sapevo perché all’università io ho studiato inglese e arabo, quindi so tutto dei paesi del Medio Oriente…
Simona: ma non del Sud America…
Giulia: ma non del Sud America e quindi, e mi piace perché innanzitutto l’insegnante è un insegnante, non è un, anche lui spiega i vocaboli difficili o dice le cose in un altro modo e, e poi si sente che proprio gli piace, cioè è appassionato, è appassionato, e poi ogni tanto mette, fa delle battutine o dei commentini che a me piacciono molto, un po’ di acidità che ci vuole sempre…
Simona: un po’ di cinismo, no, quella, quella piccola dose di cinismo che non fa mai male nella vita…
Giulia: sì, e quindi in italiano diciamo mi strappa un sorriso, cioè mi fa uscire un sorriso spontaneo, ecco questa cosa secondo me è proprio, è proprio simbolo del fatto che sono nel posto giusto…
Simona: ecco qua, esatto, stai ascoltando il contenuto giusto che è importante, ma quindi cioè tu hai detto ovviamente crei questi podcast anche sull’argomento della storia e quindi la domanda mi viene spontanea, perché hai scelto il podcast, solo voce, e non video e voce insieme, e perché la storia, perché questa passione per la storia, entriamo un po’ più nel personale, vediamo, raccontaci.
Giulia: okay, allora, ho scelto il podcast perché penso sia importante per migliorare l’italiano, la comprensione orale dell’italiano, focalizzarsi solo sulla voce, quindi non avere la distrazione di una persona davanti a te, quindi ti concentri sulla voce, ti concentri sul contenuto e non è importante l’aspetto fisico della persona che che ti sta parlando, ma sono importanti i contenuti, cioè è importante il messaggio che ti sta dicendo, quindi vedo il podcast come qualcosa di molto inclusivo, perché a me non interessa l’aspetto fisico di chi anche produce il podcast che io ascolto, mi interessano i contenuti e mi interessa come dicevi tu che la voce sia appassionata e interessata, che crei emozioni ecco, e quindi ho scelto il podcast proprio, proprio per questo motivo perché voglio che ci si concentri sui contenuti e nella, nella mia guida spiego anche come grazie al podcast tu possa anche ascoltare chiudendo gli occhi senza avere paura di perdere delle informazioni perché a volte in video è importante l’immagine ovviamente perché è un video, invece se sei nel podcast sai che è solo voce quindi puoi tranquillamente chiudere gli occhi, riposare gli occhi perché ricevono sempre molto input e concentrarti veramente su quello che stai ascoltando perché quello che conta è il contenuto…
Simona: il messaggio, certo, il contenuto…
Giulia: quindi ho scelto il podcast per questi motivi e la storia perché è sempre stata la mia passione, da sempre quando dovevo scegliere l’università ero indecisa tra lingue e storia, poi ho deciso di fare lingue e, non sono l’unica ho conosciuto un’altra insegnante sempre su Instagram che ha fatto la stessa cosa…
Simona: la stessa scelta, è più spendibile no, come si dice in italiano, lingue è più spendibile nel mondo del lavoro no, la classica frase…
Giulia: avrai più opportunità lavorative…
Simona: esattamente, esatto.
Giulia: e questa passione deriva diciamo dalla mia famiglia perché principalmente il mio, mio papà insegnava storia equindi è sempre stato bravo a trasmettermi questa passione e non solo dal punto di vista dei fatti quindi degli elenchi di date ma anche dal punto di vista, cioè soprattutto dal punto di vista delle motivazioni che ci sono dietro agli eventi, questo devo dire che arriva anche dal mio professore di storia del liceo che non gli interessava se, non gli interessava troppo se avevi le date giuste, l’importante per lui erano i perché, motivazioni e conseguenze, quindi il punto di vista della ricerca storica e poi penso che un’altra cosa che mi sia stata passata dalla mia famiglia è l’importanza per le storie nascoste, le storie che non si conoscono, la gente oscura, come scriveva un partigiano, e quindi andare a conoscere non soltanto i grandi eventi ma anche gli eventi più, più piccoli o no, o magari altrettanto grandi ma dimenticati, e quindi questo proprio la, la passione per fare ricerca, per capire i perché, perché è successo così, cosa è successo dopo, chi sono stati protagonisti…
Simona: e capire anche la storia delle persone comuni, giusto? Raccontare la storia delle persone comuni, questa è una cosa che mi piace tantissimo che ho fatto anch’io spesso nelle mie interviste sul, qui sul, nel mio podcast, cioè andare e ascoltare i racconti storici direttamente dalla bocca delle persone no, e vedere come loro l’hanno vissuto e so tu hai fatto un come dire, una cosa simile alla mia con la tua nonna, perché io ho intervistato mio nonno per farmi raccontare la sua storia e tu hai fatto lo stesso con la tua nonna, giusto?
Giulia: sì, ho fatto lo stesso con la mia nonna che è stata staffetta partigiana, e quindi abbiamo, sempre un progetto in collaborazione col mio papà, abbiamo raccolto le sue testimonianze e ne abbiamo fatto il libro, ovviamente più lui che io perché ovviamente, ai tempi era lui il professore, io ancora studiavo quindi non ero ancora insegnante, è stato bello ascoltare i suoi racconti, il suo punto di vista sugli eventi, e penso sia fondamentale, sia importantissima e prima tu hai citato Alessandro Barbero, vabbè io lo amo, ovviamente, neanche a dirlo, perché una cosa che mi piace di lui è proprio questa che va a riassumere quello che a me piace, il perché mi piace la la storia, lui va proprio a spiegarti il perché e il percome, le motivazioni, le cose che conoscono in pochi, quindi le curiosità, sa proprio darti tante curiosità, quindi quegli eventi che ti fanno capire perché è successo questo, e poi legge anche molto spesso fonti autentiche, quindi proprio le parole…
Simona: delle persone che hanno vissuto momenti storici, certo, certo, direttamente, direttamente, okay, e quindi questo è il perché, e invece quindi ora dopo questa piccola parentesi biográfica, vediamo un po’ cerchiamo di fare una piccola chiacchierata su i benefici del, abbiamo già un po’ parlato no dei benefici del podcast per l’apprendimento linguistico, quindi ascoltare lingua antica, quindi prodotti linguistici autentici creati da madrelingua, ascoltare tanto o leggere le parole in contesto e quindi non prendere una lista di parole e sforzarsi in tutti i modi di ricordarle, ma prendere la parola, vederla nel contesto, ascoltarla nel contesto, ripeterla, quindi poi studiare o comunque ascoltare cose interessanti, prendere questi contenuti ed esprimere sempre il proprio punto di vista per crearsi appunto un’opinione, quali altri benefici vediamo in questo utilizzo del podcast per l’apprendimento linguistico Giulia?
Giulia: okay, secondo me uno dei grandi benefici è proprio aumentare, cioè migliorare la comprensione dell’italiano parlato perché questo è spesso un, un ostacolo, cioè quando, quando si lavora su dei libri per studenti spesso ci troviamo davanti a dei dialoghi molto corti quindi non molto naturali e molto controllati, e invece se tu ascolti un podcast 10 minuti, 5 minuti, 10, 20 un quarto d’ora, mezz’ora, quanto vuoi, hai una lingua molto più, molto più naturale e quindi ti può veramente aiutare a capire l’italiano parlato nel momento in cui avrai una conversazione con una persona. Questo ovviamente lo, dico ovviamente perché no, forse ovviamente è la parola sbagliata, questo riuscirai a fare questo se userai il podcast in un, con delle attività di ascolto attivo.
Simona: esatto, vediamo queste attività di ascolto attivo…
Giulia: non con delle attività di ascolto passivo, cioè tu puoi va benissimo, se ti piace ascoltare un podcast di italiano mentre guidi, okay, ma non ti aspettare che questo ascolto senza concentrazione ti aiuti a migliorare la tua comprensione o la produzione, esatto, quello che io consiglio sempre è, se ti piace ascoltare i podcast mentre fai altro va benissimo, ascolta lo stesso podcast, cioè lo ascolti di nuovo, lo usi sia per l’ascolto attivo e poi lo riascolti per l’ascolto passivo…
Simona: esatto, sono pienamente d’accordo con questo.
Giulia: però hai già fatto il lavoro attivo, quindi quando scegli di ascoltare mentre fai altro, non lo so, cucini, pulisci, guidi, qualsiasi cosa, ascolta qualcosa che hai già ascoltato…
Simona: su cui hai già fatto un lavoro di studio, certo, per rendere anche l’ascolto passivo comunque efficiente, e quindi per avere dei, un tornaconto, dei benefici da questo ascolto passivo che altrimenti rimane puro ascolto, che fa bene, come hai detto certamente, però rimane puro ascolto, cioè non vai a mettere questi contenuti o le informazioni, le attività fatte in quella che si chiama no memoria a lungo termine, ma rimane un po’ così, soltanto galleggia in superficie nella tua mente, giusto?
Giulia: esatto, quindi per ascolto attivo io intendo ad esempio nella guida gratuita che offro ai miei studenti, questo l’ho già detto prima lo ripeto, consiglio di chiudere gli occhi, quindi ascoltare il podcast fino in fondo, non interrompere ma ascoltare fino in fondo, chiudere gli occhi e concentrarsi, nel momento in cui non capisci qualcosa apri gli occhi segni il minuto circa insomma della parte che non hai capito, così quando hai finito di ascoltarlo tutto, innanzitutto hai quella parte di orgoglio che ti dice l’ho ascoltato tutto e poi hai, avrai una lista di minuti in cui puoi, dove puoi tornare indietro, riascoltare la parte non so, il minuto prima, il minuto dopo insomma quello che ti serve per andare a capire le parole o i concetti che non erano chiari, questo è fondamentale…
Simona: e usare anche la trascrizione, giusto? Cioè usare la trascrizione del podcast…
Giulia: stavo arrivando lì, stavo arrivando proprio lì perché più fai questo esercizio con le parole, provi a capirle, nel momento in cui vuoi avere un confronto, cioè vuoi capire se è giusto quello che hai fatto o semplicemente o magari è difficile proprio non riesci, vai a cercare la trascrizione, e poi la trascrizione come spieghi anche tu nella tua guida può essere usata veramente per una marea di attività, perché puoi fare pronuncia, puoi guardare lo spelling cioè come si scrivono le parole, puoi leggere ad alta voce, puoi studiare la grammatica, cioè puoi fare veramente…
Simona: puoi farci di tutto, praticamente, esatto, esattamente, e un’altra cosa, un altro esercizio che consiglio spesso di fare è ascoltare, no, una frase, mettere pausa e cercare di ripetere la frase che hai sentito dall’insegnante cercando di copiare il tono dell’insegnante, no, per entrare nel ritmo della lingua, è un esercizio un po’ buffo, no, perché tu devi forzarti, devi sforzarti di riprodurre un tono che non è il tuo no, però serve, è una cosa che io faccio con l’inglese, ad esempio, no, lo faccio tantissimo, per esempio io imito sempre Emma Watson, cioè io la amo, amo Emma Watson, quindi quando l’ascolto metto sempre pausa, quindi vedo come si muove anche, come muove la bocca come come parla, perché amo l’accento british, il mio ragazzo è inglese quindi l’accento british mi piace tantissimo, quindi voglio parlare come Emma Watson, allora metto in pausa, vedo e cerco di riprodurre, proprio come un pappagallo davvero, sia il movimento della sua faccia, il movimento della sua bocca e il tono che da alla frase, questo è un esercizio super utilissimo questo, secondo me…
Giulia: assolutamente, assolutamente, è lo shadowing, si chiama shadowing forse?
Simona: sì, sì, penso che si chiami così, shadowing, penso che si chiami così…
Giulia: perché ogni tanto qualche, qualche mia studentessa nerd appunto mi scrive “ah ho fatto shadowing con il tuo podcast”, e io sempre lì emozionatissima, quindi sì, sì, sì, è molto, molto utile decisamente, perché veramente le trascrizioni, cioè sono, sono una fonte incredibile di, di risorse, di recente ho cambiato anche il layout delle mie trascrizione, ho deciso di lasciare proprio uno spazio bianco di fianco al testo per, per dare la possibilità agli studenti di prendere appunti direttamente di fianco alla frase di interesse insomma, ho cambiato, ho ambiato questo layout di recente…
Simona: anche questo serve moltissimo, serve davvero tanto, okay, e quindi, qualche altro beneficio di questo, un’altra cosa ecco che volevo aggiungere molto utile, ne abbiamo già parlato brevemente prima, e vari studi, varie ricerche hanno dimostrato l’utilità di questo esercizio, io ho parlato di questa cosa nella mia tesi finale del master che ho fatto, la potenza di registrare la propria voce, di riascoltarla, okay?
Giulia: ah, sì, certo!
Simona: fare le, per esempio immaginiamo, ascolti un episodio del podcast, okay? Quindi fai tutto il tuo lavorino di ascolto attivo, eccetera, eccetera, poi dopo facciamo quell’esercizio di cui avevamo parlato prima, quindi riassumi il contenuto dell’episodio che hai guardato ed esprimi il tuo punto di vista, poi ti riascolti, cioè nel momento in cui ti ascolti prendi consapevolezza del modo in cui parli, perché quando parliamo io in questo momento, io non sento la mia voce, mentre parlo naturalmente io non ho percezione, come suono, il livello, come dire, anche l’altezza del suono della mia voce, io non ne ho percezione, ma quando mi ascolto e sicuramente capita anche a te, quando mi ascolto nei podcast mi dico “ma, ma, ma da dove mi esce, da dove esce questa voce? Ma io parlo così realmente? Ma che schifo!”, però, immagina questa consapevolezza, questa presa di consapevolezza quando ti ascolti in una lingua straniera, capisci subito dove non va bene la pronuncia, che cosa hai sbagliato, e quindi fai anche un lavoro di autocorrezione, che è un esercizio potentissimo secondo me…
Giulia: sì, l’autocorrezione era un altro punto che volevo toccare, perché penso sia fondamentale, se non sai come fare puoi sempre rivolgerti ad un insegnante e chiedere delle linee guida, ci sono una marea di informazioni online, però fare, fare l’autocorrezione, io per chi fa parte delle membership mando sempre non tantissime perché poi se no diventa troppo – mi viene in inglese la parola…
Simona: overwhelming, sovraccarico…
Giulia: eh, va in tilt, e quindi diciamo do sempre qualche linea guida per fare autocorrezione sia sul testo scritto che sul testo orale perché è veramente, veramente potente, veramente importante e mi ricordo tutte le autocorrezioni che mi sono fatta con l’inglese…
Simona: esatto, esatto, non le dimentichi più, per esempio c’è una mia, una mia studentessa che ha, una mia studentessa che ha lo spagnolo come madrelingua che ha eliminato il DE, no, invece di dire DI diceva sempre DE, o vediamo un po’ altre cose che ora non mi vengono in mente, ma ha eliminato tutti questi itagnoli che io chiamo, queste presenze di itagnolo nel suo italiano, grazie a questo esercizio, cioè adesso, o un altro studente che sai no, quando, portoghese, quando devono pronunciare la, quindi c’è una vocale prima del suono S+consonante, allora la pronuncia è la espiaggia, no, la, non lo so una roba del genere, la Espagna, esatto, vado ala Espagna, e lo, e questo studente grazie a questo esercizio ha eliminato questo difetto perché quando io dicevo “vedi che hai fatto questo” non lo capiva, ascoltandosi diceva “oh my God, oddio ma è vero lo dico” cioè, quindi è un esercizio potentissimo per prendere consapevolezza del proprio modo di parlare in italiano e per correggersi, perché anche qui no, non tutti, come dire, hanno quella sicurezza di, no, correggersi, no, o di accettare e dire “mmhhh ho sbagliato”, quindi può essere un esercizio molto invasivo per l’ego no, questo, questa attività, però se si mette da parte questa cosa e veramente si abbraccia questo esercizio, con la giusta predisposizione può essere estremamente utile, davvero un calcio, proprio una spinta fortissima al proprio italiano…
Giulia: sì, e poi quello che io recordo sempre e che ci sono le sempre le insegnanti a disposizione, nel senso che…
Simona: esatto, siamo qui!
Giulia: nel senso, se tu pensi di non riuscire ad essere autocritico, e parlo per esperienza, è importante avere un confronto, allora se hai un buddy, cioè se hai un amico di italiano che può aiutarti, però non funziona sempre perché trovare le persone che ti dicono onestamente dove hai fatto gli errori è difficile…
Simona: è molto, è un po’ complesso esattamente, è un po’ complesso.
Giulia: perché le persone non vogliono offenderti, invece se tu lavori con un insegnante e quello è il suo, cioè è il suo ruolo, certo ti dice anche quando sei bravo, speriamo, però ti, sia ti fa vedere, ti fa capire dove hai sbagliato e ti aiuta a superare quell’errore da sola e da solo, cioè non dicendo “ah continui a sbagliare”, no, “guarda per migliorare devi fare così”…
Simona: esatto, quindi guida l’insegnante verso la risoluzione dell’errore esattamente.
Giulia: quindi io beh ovviamente credo nell’insegnamento anche perché il mio lavoro però, sicuramente ci sono persone che ce la fanno da sola, eh da sole, e io le stimo molto, io non sono mai riuscita a imparare una lingua da sola, mai…
Simona: no, decisamente no, no, no, eh sono, sono d’accordo c’è sempre bisogno del confronto con, non solo con un madrelingua ma proprio con un professionista perché come dico sempre, l’abbiamo già detto questo no, essere madrelingua non basta per insegnare la propria lingua madre, non è sufficiente…
Giulia: no, no, assolutamente no.
Simona: decisamente no, perché parlare una lingua in modo automatico è una cosa, conoscerla, conoscerne i meccanismi, ll funzionamento, la struttura eccetera eccetera è un lavoro completamente diverso, e ci sono dei corsi di studio su questo no, ovviamente cioè studi per impararlo…
Giulia: e poi aggiungo una cosa a questo, un insegnante che ha già insegnato a spagnoli, a portoghesi, inglesi, qualsiasi no so, marocchini, egiziani, insomma qualcuno che abbia una radice della lingua araba mettiamola così, sa anche anticipare i tuoi errori e quindi sa già cosa sbaglierai e quindi saprà aiutarti in modo molto più efficace…
Simona: perché sa cosa, dove, doc’è quella parte dove la tua lingua madre interferisce con la nuova lingua e ti aiuta a correggerlo, vero, assolutamente.
Giulia: questo, questo è un punto secondo me fondamentale che se non ti affidi a una professionista non ce l’avrei mai.
Simona: esatto, non ce l’avrai mai, esatto, va bene cara Giulia, hai qualcos’altro da aggiungere o ci salutiamo? Che dici?
Giulia: stavo guardando i miei appuntini ma penso che abbiamo toccato tutti i punti su come usare i podcast, penso sia, siamo state molto chiare…
Simona: esatto, poi ovviamente come ci eravamo dette faremo magari in futuro una live se le persone che ci ascolteranno avranno domandine o vorranno interagire con noi o avranno dei, delle domande insomma, dei consigli eccetera eccetera, faremo questa bella live per continuare questa chiacchierata, vero? Giusto?
Giulia: certo, certo, condividere sempre punti di vista.
Simona: Giulia, io ti ringrazio tantissimo, è stato meraviglioso, grazie…
Giulia: anche per me…
Simona: e niente, quindi ascoltatori e ascoltatrici andate a vedere assolutamente super consigliato il canale di Giulia su Instagram Italian timezone e basta, e poi lì, da lì…
Giulia: e sul podcast…
Simona: e il podcast, esatto…
Giulia: tutte le piattaforme di podcast trovate sempre Italian timezone sempre, sempre lui…
Simona: bene cara Giulia, ti saluto e alla prossima collaborazione, va bene?
Giulia: ciao, a presto.
Simona: ciao, ciao, ciao.
Giulia: grazie.
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