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Chiariamo le cose: che cos’è l’italiano

Trascrizione

Mi accorgo, ascoltando i discorsi di uomini e donne diversissimi, che è molto radicata nella mente umana l’idea del blocco unico, compatto. Le cose, i fenomeni e le persone sono considerati a sé stanti, finiti, privi di connessioni con altro, come se qualcuno, una grande mano, prendesse cose, persone e fenomeni e li piazzasse nel mondo da un giorno all’altro: la grande mano oggi piazza una persona, domani un’idea, dopodomani una nuova lingua magari, e tutte queste cose esistono separate le une dalle altre.

Questa idea della grande mano è ciò che spinge erroneamente a pensare che le cose sono quel che sono perché sono quel che sono: una persona è così perché è nata così, una lingua è così perché la polizia della lingua l’ha creata così, un fenomeno è successo perché è successo.

Trovo che non ci sia nulla di più stagnante di un modo di pensare simile.

La mente umana tende a catalogare e semplificare, e questo è un meccanismo che sottende anche all’uso e allo sviluppo della lingua, certamente; tuttavia, la mente umana è anche capace di connessioni.

Cose, fenomeni e persone sono il risultato di processi, di relazioni, di connessioni, di stratificazioni. Cose, persone e fenomeni non sono puntini galleggianti, isolati, ma sono nodi di reti, sono sedimentazioni di altre cose, persone e fenomeni.

Detto ciò, passiamo all’argomento di questo viaggio culturale che affronteremo insieme e cioè la storia della lingua italiana.

Prima di vederne l’evoluzione nei secoli e considerando le false credenze che esistono su di esso, in questo podcast capiremo che cos’è l’italiano, o meglio capiremo che cos’è ciò che noi oggi chiamiamo lingua italiana.

La lingua italiana è la sedimentazione di elementi derivati da influssi storici, geografici, sociali e culturali.

La lingua italiana è il risultato di un processo lungo secoli, un processo che è ancora in atto.

La lingua italiana è un organismo, e come tutti gli organismi vive, si modifica e, anche se spero di no, potrebbe morire come è capitato a molte altre lingue.

Non esiste né un Dio dell’italiano che lo ha inventato dal nulla, né una polizia dell’italiano che vigila affinché l’italiano non cambi mai, in modo che l’italiano non si faccia influenzare da altre lingue e linguaggi e non accolga parole inglesi nel suo vocabolario.

L’italiano non è una dittatura, non è un regime totalitario, non è una macchina, non è un robot: è un organismo vivente che, come gli esseri umani, ha degli antenati ed è influenzato dalla storia, dalla cultura e dai cambiamenti.

Come tutti gli organismi l’italiano è variegato e sfaccettato, non è sempre uguale, cambia in base al luogo, al contesto, alla persona che lo parla: per questo ho sempre creduto che i nomi delle lingue e dei paesi debbano essere plurali, “vado nelle Italie”, “parlo gli italiani”, “parlo le lingue italiane”.

Fatta dunque questa importantissima premessa iniziamo il viaggio nel tempo per conoscere le altre lingue italiane, quella del Trecento, del Seicento, dell’Ottocento eccetera, lingue che hanno contribuito alla sedimentazione della lingua che io oggi insegno e tu impari.

Andiamo, nei prossimi episodi, a vedere le caratteristiche dell’italiano nei secoli, i fattori che ne hanno determinato il cambiamento.

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