Avendo conosciuto grandi e importanti personaggi, forse ti aspetterai di trovarne uno anche nel Seicento: mi dispiace doverti deludere studiante, ma il Seicento non è particolarmente interessante per l’evoluzione della nostra amata lingua italiana.
Dettoti ciò, posso partire con il mio racconto su questo secolo un po’ noioso.
Politicamente l’Italia, nel Seicento, era ancora la stessa, nulla era cambiato: geograficamente era distinguibile, mentre politicamente era ancora divisa in staterelli e città-stato indipendenti.
Tuttavia, questa divisione non ostacolò la circolazione di persone e idee, infatti i viaggi, gli spostamenti e gli scambi contribuirono a creare delle lingue ibride, le quali, ad un certo punto, si trasformarono in lingue di comunità che consentirono la comunicazione tra persone provenienti da zone diverse d’Italia.
Basandoci su ciò, possiamo vedere come il processo di evoluzione continua: la goccia scava la roccia.
Il Quattrocento e il Cinquecento furono secoli di grandi scoperte, riscoperte e rivalutazioni dei classici latini e greci che, nei secoli precedenti, erano stati ignorati poiché considerati eretici, lontanissimi dalla morale cattolica.
Il repertorio della letteratura greca e latina era vastissimo, e in questi due secoli ci si dedicò allo studio, all’imitazione e alla riproposizione di esso attraverso la creazione di opere (in latino e in volgare) che usavano questo repertorio come modello di riferimento.
Insomma, essendo tale repertorio vastissimo, c’era tanto da fare, tanto da scoprire e da imitare; dunque, questi due secoli furono ricchi di produzioni letterarie e nuove scoperte.
Il Seicento, invece, fu un secolo un po’ stagnante, statico, un secolo che dal punto di vista artistico e letterario visse delle rendite dei due secoli precedenti.
Se il Quattrocento e il Cinquecento furono dominati da un grande fervore artistico e spirito di creazione, nel Seicento si riproposero piuttosto cose vecchie in forme barocche.
Il Seicento fu il secolo dei titoli, delle cerimonie, delle cose pompose e un po’ esagerate, cose che disturbavano l’occhio e l’orecchio dei classicisti che, al contrario, erano più minimalisti diciamo.
Nel Seicento Firenze perse il suo dominio nella scena artistica e culturale e Roma e Napoli diventarono i centri principali di questo tsunami barocco.
Il latino godeva ancora di un grande prestigio: all’università si insegnava in latino, i trattati filosofico-scientifici erano scritti in latino, la lingua della religione continuava ad essere il latino.
Il volgare però, non volendo arrendersi, continuò la sua campagna militare di espansione: alcuni manuali pratici dell’epoca vennero scritti in volgare (come, ad esempio, un manuale di ostetricia), inoltre il volgare iniziò ad entrare nell’ambito della legislazione, della religione (alcune prediche furono fatte in volgare) e nell’ambito del teatro popolare dove si usava spesso il volgare.
Abbiamo già accennato all’Accademia della Crusca, ricordi?
Durante il Seicento, sotto l’influenza del lavoro di Bembo, si assistette a una crescente standardizzazione della lingua, e ci fu uno sforzo generale di definire le regole grammaticali e ortografiche.
In questo panorama si inserì uno dei contributi più significativi alla lingua italiana nel Seicento, ossia quello dato dal Vocabolario degli Accademici della Crusca, pubblicato per la prima volta nel 1612.
Questa opera, creata a Firenze, fu uno dei primi dizionari della lingua italiana e svolse un ruolo cruciale nel fissare l’uso corretto del vocabolario. L’accademia si impegnò anche nella compilazione di grammatiche e regole linguistiche, contribuendo così a stabilire uno standard per la lingua.
Ho parlato, precedentemente, di Barocco: ma che cos’è questo Barocco?
Il Barocco fu un movimento culturale e letterario affermatosi nel Seicento.
Il Barocco, come movimento, prediligeva uno stile più elaborato e ornamentale, pomposo, pieno di figure retoriche, di immagini, di decorazioni, di elementi fantastici e inusuali.
Se il classicismo prediligeva uno stile pulito, lineare, semplice e chiaro, il Barocco usava uno stile sporco, disconnesso, complesso e oscuro a volte.
“In questa stanza c’è un armadio molto alto fatto di legno”: frase in stile classico.
“Nel quadrato da quattro mura circondato che gli uomini chiamano camera, locale, vano, si innalza verso il cielo, ingente, un manufatto umano, contenente vestiti per funzione, forgiato con il manto legnoso dei fusti degli abitanti dei boschi”: frase in stile barocco.
La senti la differenza di stile? Hai visto come è pesante la seconda frase e come è semplice, più lineare, più chiara la prima?
Bene, la letteratura che si afferma nel Seicento usa una lingua simile alla seconda frase.
Altra cosa importante da dire è che la Spagna e la Francia in questo periodo erano in guerra, ed entrambe, in modo alternato, ebbero delle piccole colonie, dei piccoli domini in Italia: questo significa che il francese e lo spagnolo entrarono nella penisola italiana e ne influenzarono la lingua.
Molte furono infatti le nuove parole straniere che entrarono a far parte del vocabolario italiano: alcuni dotti abbracciarono questo arricchimento del lessico, mentre altri, più conservatori, sostenevano la purezza della lingua.
Come vedi, le discussioni attorno alla lingua italiana continuano, e come sempre vengono fatte solo da persone istruite, dotte, all’interno delle accademie.
All’epoca come oggi la teoria si fa in ambito accademico, la pratica e la realtà sono cose diverse, separate e decisamente più complesse della teoria.
Andando avanti in questo viaggio nel Seicento, ti racconto un altro importante sviluppo avvenuto in questo secolo, e cioè la diffusione della lingua italiana all’estero dove l’italiano si iniziò a studiare con manuali di grammatica, di conversazione, con vocabolari, tutti scritti o in latino o in tedesco.
La lingua italiana inizia a viaggiare fuori dai confini della penisola.
Inoltre, l’espansione della stampa e la diffusione di libri, continuando la loro corsa, consentirono la stampa di un numero sempre maggiore di copie, permettendo di raggiungere così un pubblico sempre più vasto.
Spostando invece lo sguardo alla lingua vera e propria, si può notare come iniziò, nella lingua scritta, a comparire un uso che ancora oggi caratterizza l’italiano, e cioè l’uso del pronome indiretto gli sia per il singolare a lui che per il plurale a loro .
Insomma, in questo Seicento non accade nulla di dirompente, a parte forse le opere scientifiche di Galileo Galilei, alcune scritte in volgare con l’intento di diffondere quanto più possibile, tra la gente e non solo tra i dotti, le sue scoperte scientifiche.
Il Settecento, invece, fu per la lingua italiana un secolo decisamente più interessante.
Lasciandoci dunque alle spalle questo secolo un po’ noiosetto, andiamo avanti ed entriamo nel Settecento.
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