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La cittadinanza italiana: intervista ad Anita

Trascrizione

Dopo aver ascoltato la storia di Marcos, vi presento la mia cara amica Anita.

Anita Cagnazzo è nata in provincia di Lecce e ha studiato Relazioni internazionali e Spagnolo a Birmingham (Regno Unito), e ha vissuto in Cina, negli Stati Uniti, in Olanda e in Spagna.

Ha ottenuto un Master in Scienze Politiche nei Paesi Bassi nel 2020 e nel tempo libero corre, ama leggere e scrivere, e aiuta una ONG in Camerun nelle sue attività antitratta.

Anita è una splendida scrittrice, i suoi racconti sono apparsi sulle riviste Risme Just Lit .

Nella trascrizione di questo episodio troverai i link che ti porteranno ai suoi racconti che ti consiglio vivamente di leggere.

Anita è un’anima bella, di quelle che amo tanto, è un’anima che si prende cura di tutto quello che fa.

Lavorava in un’agenzia il cui compito era supportare i discredenti di italiani nel processo di ottenimento della cittadinanza. Per questo ho deciso di intervistarla per condividere con te il suo punto di vista su questo fenomeno dilagante del riconoscimento della cittadinanza.

Pronti, partenza, via. Mi faccio da parte e ti faccio ascoltare la sua voce.

1) Anita, perché la gente richiede la cittadinanza?

Le persone richiedono la cittadinanza italiana per diverse ragioni, che sia per discendenza, matrimonio o per residenza.

I cittadini stranieri che vivono in Italia da un certo numero di anni, o quelli il cui coniuge è italiano, possono richiedere la cittadinanza italiana rispettivamente per residenza, o matrimonio, a patto che soddisfino un certo numero di requisiti, come essere in possesso di una certificazione B1 in lingua italiana, per esempio. In questi casi, ottenere la cittadinanza italiana significa non dover più preoccuparsi di rinnovare il proprio permesso di soggiorno.

Ci sono anche molte persone che richiedono la cittadinanza italiana per discendenza attraverso i loro nonni, bisnonni o trisavoli nati in Italia ed emigrati all’estero, come negli Stati Uniti e in America Latina.

Molte di queste persone desiderano ricercare le proprie origini, le storie dei loro antenati, scoprire la bellezza dei paesini nei quali sono nati e immergersi nella cultura e nelle tradizioni dei luoghi dai quali sono partiti. Oltre a questo desiderio di “connessione”, ottenere la cittadinanza italiana comporta una serie di benefici.

2) E quali sono per te, Anita, i benefici di questa pratica?

Innanzitutto, la possibilità di poter rimanere in Italia senza limiti di tempo e restrizioni. I cittadini che non fanno parte della comunità europea, infatti, possono restare in Italia per un periodo di tempo pari a tre mesi, trascorsi i quali devono lasciare il paese.

Quindi, avere un passaporto italiano significa avere la flessibilità di restare in Italia per quanto tempo si desidera. Il passaporto italiano è anche uno dei passaporti più forti al mondo che consente l’ingresso in un elevato numero di stati senza alcun bisogno di un visto.

Infine, essere cittadini italiani significa anche potersi muovere liberamente in Europa e vivere, studiare e lavorare in uno dei suoi paesi membri senza alcuna restrizione o limite temporale.

3) Quali possono essere, invece, i rischi di questa pratica?

Richiedere la cittadinanza italiana non comporta alcun rischio. Direi solo che se si decide di presentare un’istanza bisogna assicurarsi di soddisfare tutti i requisiti, sia per discendenza, matrimonio e residenza, e di assicurarsi di preparare tutta la documentazione necessaria.

Le informazioni relative al processo di acquisizione e le diverse modalità si possono trovare sul sito della prefettura italiana o del consolato italiano all’estero di riferimento. Il processo di riconoscimento della cittadinanza è piuttosto complesso, richiede tempo e le autorità italiane processano le richieste con meticolosità per cui è raccomandabile conoscere tutte i requisiti necessari all’ottenimento della cittadinanza ed essere in possesso di tutti i documenti con le dovute certificazioni, autenticazioni e traduzioni.

Infatti, un documento mancante o un formato sbagliato potrebbe comportare un ritardo nella propria pratica o un rifiuto dell’autorità italiana che sta valutando la richiesta.

4) Mi racconti, per finire, le storie più belle di ritorno alle origini?

Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di conoscere molte persone che hanno condiviso con me la storia della loro famiglia, i loro sogni e ambizioni. Molti mi hanno raccontato di aver richiesto la cittadinanza italiana per discendenza per onorare i sacrifici dei loro antenati che lasciarono i loro paesini in Italia all’inizio del Novecento e si trasferirono negli Stati Uniti in cerca del loro “American dream”.

Oggi, i loro discendenti sono attratti dal cosiddetto “Italian dream”, dall’arte, dalla cultura e dalla cucina italiana, da uno stile di vita molto più lento e sostenibile rispetto a quello negli Stati Uniti dove la cultura del lavoro e lo stile di vita incentrato sulla produttività e sul guadagno hanno messo in discussione l’esistenza stessa del vecchio “American dream”.

E così una delle cose più affascianti che sta avvenendo in questi anni è una sorta di migrazione al contrario, un ritorno alle origini, ai valori che consideriamo ancestrali, come quello della famiglia e della convivialità, che in realtà si stanno erodendo in molte civiltà “avanzate”, e forse è proprio questo il paradosso di questo fenomeno, ossia che più ci evolviamo e progrediamo, più alcuni di noi sentono la necessità di tornare indietro e andare alla ricerca del luogo nel quale tutto è iniziato.

E in effetti le storie più belle sono proprio quelle di tutti gli stranieri che sono partiti da soli o con le loro famiglie alla ricerca delle case in cui hanno vissuto i loro antenati in un paesino remoto della Basilicata o della Sicilia, e sono rimasti affascinati dalla semplicità e autenticità dei luoghi incontaminati; molti hanno raccontato di luoghi fermi nel tempo.

Credo che molte delle storie più belle siano state magiche proprio per questo motivo, perché ascoltare il racconto di una persona e la sua voglia di scoprire le sue radici fa vedere la storia del proprio paese sotto un’altra luce e ti ricorda l’universalità di un sentimento, quello che inizia con

un semplice desiderio e si concretizza in un viaggio alla ricerca di pezzi di storia della propria famiglia e di sé stessi.

Sono felice di avviarmi alle conclusioni dopo questo intervento di Anita, soprattutto dopo queste sue ultime parole, belle, bellissime. Dal sogno americano al sogno italiano a tanti altri sogni che nasceranno insieme alle nuove generazioni di italiani e italiane in base ai loro nuovi bisogni.

Grazie Anita.

Come conclusione di ciò che ha detto Anita voglio leggervi le parole di Patricia, imprenditrice, nata a Curitiba, Brasile. Patricia è stata la mia business coach all’inizio del mio progetto imprenditoriale con LerniLango.

Patricia è di origini italiane, la sua famiglia viene da Vedelago in Veneto. Ecco cosa mi ha scritto quando le ho chiesto di raccontarmi in poche parole il motivo per cui ha richiesto il riconoscimento della sua cittadinanza italiana.

«Ho iniziato il mio processo di cittadinanza nel 2019. Ho fatto questo processo perché volevo riconoscere lo sforzo dei miei antenati di lasciare il loro paese alle spalle e venire in Brasile alla ricerca di condizioni migliori per la loro famiglia. È un atto di estremo coraggio quello di rischiare la vita in mare su navi sovraffollate per amore di un futuro incerto. Un altro fattore che ha influito molto è stato poter dare ai miei discendenti il diritto al ritorno e avere più scelte per il futuro. Ho intenzione di tornare in Italia nei prossimi cinque anni poiché ho una grande affinità con il paese e la cultura italiana. È un desiderio che viene dall’infanzia. È come se mi sentissi a casa in Italia. Queste sono le piccole cose che sento fin da bambina, come la passione per la cucina, per la casa piena di gente, per le orchestre e il canto lirico, per i gatti, così tante cose che sono difficili da spiegare e che semplicemente si sentono».

Non aggiungo altro perché non c’è altro da aggiungere ma solo da sentire, proprio come dice Patricia.

Noi ci sentiamo nel prossimo e ahimè ultimo episodio di questo viaggio insieme.

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