Come lavorare con il film e il commento
Per sfruttare al meglio questo contenuto ti consiglio di seguire questi passaggi:
Prima di tutto, guarda il film senza interruzioni. Non importa se non comprendi ogni parola: concentrati sulla trama, sui personaggi, sulle emozioni e su ciò che accade. Cerca di cogliere il senso generale, anche attraverso immagini e contesto.
Dopo la visione, ascolta il mio commento, che ti aiuterà a comprendere meglio gli aspetti storici, linguistici e culturali presenti nel film. Il commento è pensato per accompagnarti in una riflessione più consapevole e profonda.
Il commento è diviso in tre sezioni:
Dopo l’ascolto del commento, ti invito a svolgere gli esercizi di comprensione disponibili. Ti serviranno per verificare quanto hai compreso del film e del commento, e per consolidare i contenuti linguistici e culturali.
Infine, partecipa all’incontro live del mese. Sarà un’occasione per discutere insieme del film, fare domande su eventuali parti non chiare e confrontarti con gli altri studenti. Potrai anche condividere le tue riflessioni, ricevere spiegazioni personalizzate e approfondire ciò che più ti ha colpito.
Buon lavoro e buona visione!
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Dopo aver osservato le prime crepe nel cinema di propagande del regime fascista con San Giovanni decollato, ci spostiamo oggi nel cuore del dopoguerra, con un film che segna una vera e propria svolta nella storia del cinema italiano: Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini. Girato a pochi mesi dalla fine dell’occupazione nazista, durante la Seconda guerra mondiale, tra macerie reali e risorse minime, questo film inaugura il Neorealismo, una corrente che sceglie di raccontare la verità cruda della realtà, dando voce agli sconfitti, ai comuni cittadini, alla sofferenza collettiva. In questo episodio vedremo come Roma città aperta rompa con il passato recente – fatto di retorica e finzione – e apra una nuova stagione in cui il cinema diventa finalmente specchio della società, denuncia civile e memoria viva.
Il neorealismo non nasce come un movimento teorico, ma come una risposta concreta alla realtà del dopoguerra: i registi facevano arte con ciò che avevano. Per mancanza di fondi, i set erano spesso le strade e le città distrutte dalla guerra, gli attori venivano scelti tra la gente comune, e si girava con luce naturale per risparmiare sui costi. Solo in seguito i critici hanno dato un nome a questa corrente, riconoscendo in quei film un nuovo linguaggio cinematografico capace di raccontare con autenticità la vita quotidiana, la povertà, la resistenza e la speranza.
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