Storia di Italia e del sud Italia (I): intervista

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Nell’intervista di questo mese abbiamo ripercorso con la mia professoressa del liceo, Giulia Schiavone, gli episodi principali della storia d’Italia e del sud Italia, nello specifico, dal secondo dopoguerra sino agli anni sessanta, e lo abbiamo fatto attraverso la narrazione della biografia di Addolorata Spagnolo, nonna della mia professoressa. La biografia di questa donna del sud è un riflesso locale della storia nazionale italiana. Storia d’Italia, condizione del sud Italia, condizione femminile nel sud, memoria storica e importanza dei monumenti storici: questi sono i temi che ascolterete in questa intervista.

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Storia di Italia e del sud Italia (I): intervista
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Trascrizione

State ascoltando “le cose italiane”, una rubrica prodotta da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione del podcast vienici a trovare su Lernilango.com.

Per adesso buon ascolto dell’intervista “Storia d’Italia e storia del sud Italia attraverso la vita di Addolorata Spagnolo. Intervista alla mia professoressa”.

Ciao, e bentornati e bentornate nelle nostre interviste!

Nell’intervista di questo mese gli argomenti trattati sono stati tantissimi: con la mia professoressa del liceo, Giulia Schiavone, abbiamo parlato della storia d’Italia dal dopoguerra agli anni Sessanta, della condizione del sud Italia in questi anni, della condizione femminile nel sud, di memoria storica e dell’importanza dei monumenti. Abbiamo parlato di tutto questo attraverso la narrazione della biografia di una donna singolare, Addolorata Spagnolo, nonna della mia professoressa.

Io non aggiungo altro e vi faccio subito ascoltare questa bella chiacchierata fatta, augurandovi un buon viaggio nella storia d’Italia.

 

INTERVISTA

Allora, ciao a tutti e ciao a tutte e bentornati e bentornate nella rubrica di LerniLango dedicata alle interviste. Questa di oggi sarà la terza intervista che registriamo su LerniLango, e oggi, per l’intervista di oggi ho il grandissimo piacere di intervistare la mia cara professoressa del liceo, Giulia Schiavone. La professoressa Schiavone è stata la mia professoressa di italiano, storia, geografia e latino, purtroppo però solo per il biennio e quindi per i primi due anni del liceo, perché poi purtroppo l’ho persa per il triennio, perché per il triennio ci hanno cambiato professoressa di lettere, e devo dire che oggi sono un po’ emozionata ad intervistare la mia professoressa perché se oggi faccio quel che faccio è un po’ anche grazie a lei che mi ha fatto nascere una delle prime fiammelle per la letteratura e gli studi umanistici, quindi per questo sono molto emozionata oggi. E bene dopo questa piccola parentesi romantica, questa piccola introduzione romantica, perché intervisto la professoressa Schiavone? Professoressa Giulia Schiavone, laureata in lettere e filosofia e docente di lettere presso il Liceo Scientifico Francesco Ribezzo di Francavilla Fontana, che è anche poi il liceo che ho frequentato io, ahimè tanti anni fa ormai. Perché intervisto la professoressa? Come sapete l’obiettivo delle nostre interviste è quello di raccontarvi la storia e la cultura italiana attraverso le parole, le testimonianze dirette e i racconti di italiani e italiane, quindi per questa nostra rubrica, per queste nostre interviste, noi non apriamo un libro di storia e cultura alla ricerca della storia e della cultura italiana, ma metaforicamente andiamo per strada ad intervistare le persone e a recuperare la cultura e la storia italiana attraverso i racconti e le parole dirette di italiani e italiane. E con la professoressa Schiavone faremo proprio questo perché, vi racconto, durante il terzo o quarto anno di liceo, non mi ricordo, la professoressa Schiavone coinvolse me, due altre mie compagne di classe e altre due ragazze di un’altra classe, due altre ragazze più grandi di noi, della quinta o della quarta non ricordo neanche questo, e la professoressa ci ha coinvolte in un progetto che ricordo con grande piacere. Partecipammo infatti ad un concorso indetto dalla SPI CGIL, cioè il sindacato pensionati italiani della confederazione generale italiana del lavoro. Abbiamo partecipato a questo concorso che aveva come obiettivo quello di riscoprire donne pugliesi che con il loro operato hanno contribuito alla crescita della propria comunità.

E noi abbiamo partecipato a questo concorso scrivendo una biografia della nonna della professoressa Schiavone, la signora Addolorata Spagnolo in Schiavone. In passato quando le donne si sposavano al loro cognome da nubili veniva affiancata la preposizione IN seguita poi dal cognome del marito, quindi Addolorata Spagnolo, Spagnolo è il cognome da nubile, in Schiavone, Schiavone è il cognome del marito della signora Addolorata Spagnolo. Non ho idea in realtà del perché si facesse questo, perché si usasse questa preposizione, infatti c’è un episodio molto simpatico della, del romanzo di Elena Ferrante, L’amica geniale, in cui una delle protagoniste principali, Lila, si sposa, e quando si sposa diventa Raffaella Cerullo in Carracci, e quindi Carracci è il cognome del marito, e questa è una scena interessante perché Lila con la sua migliore amica, Lenuccia, riflette su questo IN e incomincia quasi a fare l’analisi logica di, della preposizione IN seguita dal cognome, e si chiede: cos’è questo? È uno stato in luogo? Significa che adesso io sono in mio marito? O è un moto a luogo, cioè un movimento verso luogo, e quindi io adesso che mi sposo mi muovo verso mio marito come se stessi raggiungendo una destinazione diversa?

Ecco in questo, in questa scena del romanzo si interrogano le due ragazze sull’origine di questo IN più cognome del marito, ma in realtà non ho idea da dove nasca questo IN, magari in futuro farò delle ricerche e dedicherò un podcast a questo argomento.

Comunque, torniamo a noi. Il lavoro che abbiamo fatto con la professoressa è stato un lavoro entusiasmante per me e non solo perché a volte saltavamo le lezioni oppure il giorno dopo avevamo la giustificazione per le interrogazioni, non soltanto per questo ovviamente, è stato un lavoro entusiasmante perché abbiamo fatto tantissime cose e abbiamo imparato tantissime cose abbiamo intervistato delle persone, abbiamo visionato materiale d’archivio, abbiamo visionato documenti autentici, abbiamo fatto delle letture di approfondimento, abbiamo lavorato in gruppo, insomma è stato un lavoro intenso. Ora, la signora Addolorata Spagnolo è vissuta tra il 1892 e il 1972, quindi in anni che sono stati fondamentali per la storia d’Italia, e infatti la signora Spagnolo ha attraversato la seconda guerra mondiale, il dopoguerra, il ventennio fascista, i primi anni della giovane Repubblica italiana nata nel 1946, insomma, la signora Spagnolo ha attraversato degli anni peculiari per la nostra storia nazionale. E proprio per questo motivo, ho deciso di intervistare la professoressa, perché vorrei farvi conoscere la signora Addolorata Spagnolo, e attraverso la sua storia vorrei farvi conoscere anche un po’ di storia nazionale, ovviamente, e dall’altro vorrei anche farvi conoscere un po’ il mio paese, Francavilla Fontana, la cultura del mio paese e in questo modo darvi un assaggio di sud Italia, farvi capire qualcosa in più rispetto al sud Italia, quindi diciamo che questa sarà un’intervista zoom, noi faremo lo zoom sulla vita particolare di una donna del sud, di una donna di Francavilla Fontana, facciamo lo zoom dalla storia nazionale alla storia locale e attraverso questo zoom vedremo proprio appunto i riflessi di questa storia nazionale nella vita singolare di una donna vissuta tra il 1892 e il 1972 a Francavilla Fontana. E quindi detto questo adesso smetto di parlare e finalmente passo la parola alla mia cara professoressa e mi dica professoressa innanzitutto ha qualcosa da aggiungere a questa introduzione, da sottolineare, da correggere, non so mi dica lei!

Ti ringrazio Simona per questa bellissima introduzione, e soprattutto ricambio l’emozione che tu hai dimostrato nei miei confronti, sono contentissima di poter partecipare a questo progetto che tu stai portando avanti e di poter offrire un contributo significativo, perché no, alla ricostruzione della storia d’Italia e della nostra storia locale, grazie!

Grazie a lei professoressa ancora, la ringrazio per aver accettato di partecipare a questa intervista, e dunque se non ha altro da aggiungere io passerei alla prima domanda di questa intervista e le chiederei come prima cosa di presentarci sua nonna,

chi era la signora Addolorata Spagnolo? Ci parli un po’ di lei, della sua famiglia, della sua formazione, delle sue origini, e nello specifico degli anni che hanno preceduto le attività di impegno politico, civile e sociale di sua nonna, quindi anni che vanno dalla nascita fino al matrimonio con suo nonno sostanzialmente.

Allora Addolorata Spagnolo era la mia nonna paterna che non ho conosciuto perché quando io nascevo, nell’ottobre del 1972, lei non c’era già più, quindi io l’ho conosciuta, amata, ammirata come donna, madre e lavoratrice in un modo diverso, attraverso il racconto di mio padre, dei familiari, dei parenti, degli amici e di tutti quelli che l’hanno conosciuta personalmente. Allora Addolorata è, è la prima di dieci figli, io preferisco parlare al presente perché ho la sensazione di averla qui vicino a me, anche se non l’ho mai conosciuta. Le femmine erano otto e i maschi erano due, quindi dieci figli di Vincenzo e Maria di Gesù. Nasce a Francavilla Fontana il primo giugno del 1892, compie gli studi elementari fino alla quarta classe, apprende poi dalla mamma l’arte del ricamo e della tessitura, è appassionata di musica, canta, suona il piano e la chitarra. Naturalmente, essendo la primogenita si occupa della famiglia che diventa numerosa e ha tante esigenze anche di natura economica. Frequenta da subito gli ambienti dell’azione cattolica presso in particolare la parrocchia di Sant’Eligio. Nel 1929 si sposa con Donato Schiavone. Donato è maresciallo dei carabinieri, dopo il congedo si occupa dell’amministrazione di proprietà agricole di famiglie possidenti del tempo ed è anche tra i fondatori della locale sezione della Democrazia Cristiana. Tra il 1946 e il 1948 è vicesindaco della città ed è anche giudice di pace. Nel 1929 nasce il figlio Vincenzo, mio padre, e nel 1931 nasce Carmela, detta affettuosamente Lillina, quest’ultima è una ragazza brillante che coltiva una grande passione per la poesia, ma purtroppo si ammala precocemente di una malattia invalidante che la porterà alla morte nel 1972 poco dopo la morte della madre. Il padre di Addolorata, Vincenzo, è un bravo artigiano del legno ed un antiquario, ha una grande passione per la musica, suona diversi strumenti musicali accompagnando la proiezione dei film muti al cinema Schiavoni. Sua madre Maria di Gesù è una brava tessitrice. Fra il 1893 e il 1918 la famiglia si allarga, e la famiglia Spagnolo/Schiavone nel 1932 si trasferisce in una grande casa, la casa sopra li suppenni, per utilizzare un’espressione dialettale, nel cuore di Francavilla Fontana, la centralissima Piazza Umberto I.

Aspetti professoressa prima di andare avanti spiego un attimo che cosa sono le suppenne.

Sì!

Allora le suppenne, innanzitutto suppenne è un termine dialettale, e nella piazza centrale del mio paese, Piazza Umberto I, come ha detto la professoressa, nella piazza centrale c’è una parte porticata, quindi c’è questo corridoio porticato e sopra questo corridoio porticato ci sono delle abitazioni che passano proprio sopra questo corridoio porticato. Se avete visitato Bologna avrete sicuramente visto i famosi portici di Bologna. Ecco queste suppenne sono simili, anzi se non uguali, ai portici di Bologna, e questa parte porticata della piazza si chiama li suppenne. Quindi le case sobbra li suppenne, le case sopra le suppenne sono queste case che sono state costruite proprio al di sopra di questi portici nella piazza centrale. Provate a digitare su Google suppenne, s-u-p-p-e-n-n-e, Francavilla Fontana e potrete vedere una foto di questo corridoio porticato. Bene, spiegazione finita, vada professoressa, continui.

Sì, grazie Simona. Quella casa con il suo balcone centrale che affaccia sulla piazza e i balconi laterali sulla via Roma diventa ritrovo della società francavillese, non solo per la felice posizione, ma soprattutto per il fermento culturale e per il clima di ospitalità che si respira: la musica, il canto, la buona cucina, le conversazioni con i compagni di scuola e di università, le conversazioni con gli studenti animano la grande casa. Amici, parenti, personaggi di spicco della cultura, della comunità religiosa e politica sono accolti dalla famiglia in occasione di eventi che coinvolgono la città, come i riti religiosi. Io stessa, cara Simona, ricordo bambina la gioia provata insieme alle mie sorelle e alle cugine nell’assistere, affacciata a quei balconi di via Roma, alle processioni e al rito dei misteri durante la settimana santa. Mi rivedo bambina correre da una stanza all’altra di quella enorme casa, mi rivedo a rincorrere i gatti di casa, a far finta di suonare l’enorme pianoforte a coda o il contrabbasso nel salone principale, mi rivedo a giocare su quel pavimento rosso e beige come su una grande scacchiera, mi rivedo ascoltare ancora i discorsi degli adulti nella stanza antistante la grande cucina seduta con i piedi appoggiati sul bordo di un grande braciere, come si usava nelle case di una volta per riscaldarsi dal freddo.

Ecco qua io a questo punto spiegherei che cos’è un braciere.

Sì!

Lo spiego io o lo spiega lei?

No, spiegalo tu.

Okay, allora non so se sono in grado di descrivere un braciere perché non ne ho mai avuto uno nella mia casa, ma lo ricordo perché c’era un braciere nella casa di una mia zia, sorella di mio padre, e quindi il braciere è un oggetto rotondo di, di che materiale non ricordo forse di ferro o ottone,

Sì, sì, sì è metallo, ma anche legno, materiale vario sì.

Okay e quindi il braciere era questo oggetto rotondo con un buco al centro e all’interno di questo buco al centro si metteva la cenere, giusto?

Sì, sì, sì la brace, sì.

Sì, okay la brace, e quindi mettendo la brace all’interno di questo buco nel braciere si riscaldava la casa e magari si portava il calore in altre parti della casa, lontane dal camino, giusto professoressa, l’ho detto bene?

Sì, anche perché sì, sì, una volta non c’erano i termosifoni, non c’erano i condizionatori, quindi ci si riscalda va in un altro modo, insomma, grazie ai camini, ai caminetti, alle stufe, oppure a questi bracieri aperti.

Bene, perfetto, ed ecco spiegato il braciere. Allora professoressa adesso continuiamo con la domanda prego continui.

Allora nel gennaio del 1950 muore Donato Schiavone che è il grande sostegno della famiglia in tutti i sensi lasciando Addolorata da sola ad affrontare le difficoltà di una donna vedova che ha anche una figlia invalida da sostenere, da mandare avanti.

Certo, e quindi alla morte di suo nonno che come ha detto lei era il grande sostegno della famiglia perché in passato l’uomo, il marito, l’uomo di casa era la principale fonte di sostentamento della famiglia, principale se non unica fonte di sostentamento della famiglia, e quindi alla morte di suo nonno sua nonna si è ritrovata da sola e proprio da questo momento hanno avuto inizio le sue attività nella comunità di Francavilla Fontana, le sue grandi attività di impegno politico, sociale e civile, anche se diciamo che da questo momento certamente inizia la sua attività ma anche prima della morte di suo nonno sua nonna, caratterialmente, è sempre stata una persona molto attiva, molto operosa, ma soprattutto molto disponibile verso gli altri, molto generosa, sempre disposta ad aiutare gli altri come poteva giusto?

Sì, mi, mi viene in mente una definizione di mio padre che se tu ricordi noi riportammo nel nostro lavoro e mio padre la definiva nu furgulu, ti ricordi?

Certo, nu furgulu, sì, sì, sì, sì, sì, mi ricordo, mi ricordo, certo che mi ricordo.

Nel senso di, di una persona veloce, che si muove velocemente da una parte all’altra, con grande energia e nel tentativo di risolvere tutti i problemi.

Eh, problemi che saranno risolti in modo incredibile devo dire come vedremo nella domanda successiva, e l’operato di sua nonna e la sua abilità politica, imprenditoriale eccetera, ci dimostra secondo me ancora una volta che, questo è un po’ una cosa un po’ strana da dire ad una professoressa ed è una cosa ancor più strana da dire alla mia professoressa, ma secondo me quello che ha fatto sua nonna ci dimostra che la cultura, ricordiamo che sua nonna si è fermata alla quarta elementare, quindi l’operato di sua nonna ci dimostra che la cultura non si impara solo a scuola.

Sì, sì, dici bene la cultura non si impara solo a scuola, sì.

Okay, bene professoressa sono, sono contenta che sia d’accordo con me su questa cosa. Va bene, comunque, detto questo, io adesso professoressa passerei al cuore di questa intervista, e passerei dunque a chiederle di parlarci delle attività politiche e sociali di sua nonna nella comunità di Francavilla Fontana, attività politiche e sociali che riflettono appunto a livello locale il clima nazionale, e dunque gli eventi della storia nazionale d’Italia in quegli anni. Se può le chiederei anche di farci, come dire, un quadro generale della situazione nazionale italiana, situazione che ha fatto da sfondo all’operato di sua nonna a livello locale, a Francavilla Fontana, nel sud Italia in Puglia. Prima però di passarle la parola, ci tenevo a riportare due testimonianze rilasciate da persone che conoscevano sua nonna, due testimonianze che secondo me contengono i punti chiave dell’operato di sua nonna nella comunità di Francavilla Fontana, sono secondo me due testimonianze cruciali per capire il clima di Francavilla, per capire anche quello che ha fatto sua nonna, e quindi parto dalla prima testimonianza, la testimonianza di Maria Corvino Forleo, una poetessa francavillese e professoressa di lettere presso il liceo classico di Francavilla Fontana.

Ecco cosa dice Maria Forleo di sua nonna: associo il ricordo di Addolorata Spagnolo alle macchine con lo scudo crociato che giravano in Francavilla nel periodo delle votazioni per incoraggiare le donne a uscire di casa, a votare perché ancora il senso dell’identità femminile era confuso. Abituati a vivere quasi da recluse, sottomesse ai mariti, fuori dalla politica, le donne avevano tanto da imparare. Questa signora minuta, vedova, con una figlia gravemente disabile, ebbe la forza di prendere in mano il proprio destino e costruirsi un’identità autonoma.

Prima di leggervi, la prossima testimonianza, vi dico brevemente che lo scudo crociato è il simbolo della Democrazia Cristiana, cioè del partito della Democrazia Cristiana.

La prossima testimonianza è quella di Cosima Catanzano, una contadina e poi collaboratrice scolastica che conserva un ricordo limpidissimo di Addolorata Spagnolo, paladina delle piccole artigiane, impegnata nel sociale e poi accesa sostenitrice e militante nella Democrazia Cristiana, nel partito politico della Democrazia Cristiana. Questa signora ricorda un aneddoto interessante: Don Oronzo Elia, parroco della chiesa dell’Immacolata, aveva insegnato ai giovani della parrocchia una canzoncina dal titolo Io son cristiano. Questi ragazzi, una sera, era il 1948, improvvisarono un piccolo corteo cantando la canzone e questo piccolo corteo si diresse verso la piazza Umberto I, a Francavilla Fontana. All’improvviso iniziarono degli scontri tra questi ragazzi e alcuni braccianti, cioè contadini, di fede comunista. Addolorata Spagnolo, la nonna della professoressa, intervenne in questa rissa per sedare gli animi e per riportare la calma.

Riportate dunque queste due testimonianze, adesso lascio la parola alla professoressa che vi illustrerà brevemente i punti principali dell’attività di sua nonna.

Sì, allora Simona per capire la storia locale dovremo necessariamente partire dalla storia nazionale, in maniera sintetica, mettendo in evidenza quelli che sono stati gli episodi più significativi della storia d’Italia nel secondo dopoguerra.

Come ti dicevo prima l’Italia dopo cinque anni di guerra, tra il ‘40 e il ’45, è un paese distrutto, è un paese vittima di invasione di eserciti stranieri, di deportazioni, di bombardamenti, conta centinaia di migliaia di morti, presenta danni materiali ingenti, dalle città in rovina, alle ferrovie, alla rete viaria assolutamente dissestate, una produzione industriale ridotta, manca l’energia elettrica, il carburante e le materie prime. L’agricoltura è duramente colpita, c’è una percentuale di disoccupazione elevata, debito pubblico, svalutazione della lira, inflazione, chi più ne ha più ne metta. Quindi nel giugno del 1945 la guida del governo viene affidata a Ferruccio Parri, che è il leader del partito d’azione. Il referendum istituzionale del 2 giugno del 1946 pone gli italiani di fronte ad una scelta, a questo punto, tra monarchia e repubblica: su 25 milioni di votanti il 54% sceglie la repubblica, il 46 conferma la sua fiducia nella monarchia. Il re Umberto I di Savoia viene mandato in esilio.

C’è da dire che in occasione del referendum vi fu il suffragio femminile, le donne votarono per la prima volta, e questo fu un evento rivoluzionario, sicuramente. In quella occasione si votò anche per l’assemblea, per l’elezione dell’assemblea costituente. La Democrazia Cristiana ebbe il 35%. L’assemblea costituente vara poi la costituzione repubblicana che entra in vigore il primo gennaio del 1948. La costituzione si fonda sul rifiuto del Fascismo, si ispira ai valori delle maggiori forze politiche del paese. A questo punto succede al governo il democristiano Alcide De Gasperi. In questo periodo comincia dunque la ricostruzione economica che vede lo scontro tra due idee, un’idea basata sul libero mercato e sull’iniziativa privata e un’idea che sostiene invece il ruolo fondamentale dello Stato. La vittoria della Democrazia Cristiana alle elezioni dell’aprile del 1948 significò la definitiva adesione dell’Italia al sistema economico capitalista e quindi al modello occidentale. C’è da dire che De Gasperi sostiene l’adesione dell’Italia al piano di aiuti economici degli Stati Uniti, il famoso piano Marshall. Gli anni che vanno dal 1948 al ‘53 segnano poi il periodo della massima egemonia della DC, della Democrazia Cristiana, e l’iniziativa più importante di questa frase fu, per esempio, la riforma agraria varata nel 1950. Allora, la riforma agraria voleva abbattere il sistema dei latifondi e promuovere un’agricoltura più produttiva. Poi un altro intervento che riguardò nello specifico il nostro meridione fu la fondazione della cassa del mezzogiorno, al, allo scopo di promuovere il progresso economico del sud, e di, quindi, colmare il gap tra il sud e le altre zone d’Italia. In questo contesto i cattolici militanti affiancarono l’opera di De Gasperi. L’Azione Cattolica, cercò di avvicinare i cittadini alla politica, istruendo la società del tempo caratterizzata da vaste zone di analfabetismo e di insufficienza culturale, e questa istruzione riguardava i concetti di democrazia, di costituzione, di pluralismo politico ed economico, e per tornare alla questione femminile, in quell’epoca divenne una questione di primo piano proprio perché era stato concesso il voto alle donne no? Grazie alle iniziative delle associazioni femminili, quindi molte donne cominciarono a scoprire il gusto della politica e della partecipazione mostrando grandi doti di adattamento ai cambiamenti. Molte donne si trasformarono in propagandiste attive nella campagna elettorale del 1946. In questo modo l’immagine di una donna passiva e inerte, una donna che sta ai margini della società, soprattutto nel meridione, comincia a cadere. Negli anni successivi poi la società italiana vide una serie di mutamenti profondi dal punto di vista economico e sociale, un movimento vistoso fu quello dei movimenti migratori dal meridione verso le città del nord. Dal 1951 al 1961 furono coinvolte più, coinvolti più di due milioni di persone, perché? Perché c’erano questi movimenti migratori? Perché il meridione era agricolo e profondamente arretrato, dominavano i grandi latifondisti, i grandi proprietari terrieri, mentre i coltivatori diretti erano pochi, erano lavoratori alla giornata, poveri e affamati. Infatti a muoversi verso le città del nord erano soprattutto i contadini, i terroni, quelli che poi verranno chiamati terroni, che vanno per esempio a Torino dove c’è la Fiat.

Per lavorare in fabbrica, dunque.

Sì, esatto! Nello stesso periodo, poi, crebbero il numero di addetti dell’Industria e la piccola borghesia urbana degli impiegati. Tra il 1958 e il ‘63 questo processo di crescita giunge al culmine: cresce il prodotto interno lordo del paese, aumenta il reddito pro capite, quindi l’Italia diventa un paese industrializzato, poi non dimentichiamo che questo è il momento in cui aderisce, l’Italia aderisce alla comunità economica europea, quindi il fenomeno delle migrazioni interne porta ad uno spopolamento delle campagne e ad un processo di urbanizzazione di notevoli dimensioni. Quindi questo discorso delle emigrazioni ci permette di fare un focus sul meridione, perché il meridione nel secondo dopoguerra è interessato da questi flussi migratori e dalle rivolte contadine, che in più di qualche caso finiscono nel sangue, e da controversi tentativi di industrializzazione. Poi a questa situazione difficile si aggiunge anche una profonda arretratezza culturale che vede poi le donne relegate, come dicevo prima, in un ruolo sociale marginale. Quando viene indetto il referendum nel ’46, la scelta per la monarchia del sud, in generale, e anche poi della comunità francavillese, sottolinea come questa parte del paese fosse ancora profondamente legata al passato: tutto cambia per non cambiare, potremmo osservare.

Quindi la storia di Francavilla che segue la storia nazionale e meridionale in particolare mette in primo piano la lotta quotidiana per la sopravvivenza della povera gente che ha poco oppure non ha niente. Quindi alla caduta del Fascismo i problemi non si risolvono immediatamente, la gente è fortemente impaurita dalle situazioni che ha vissuto, le situazioni della guerra no? E spesso reagisce lasciandosi guidare da istinti irrazionali. Alla violenza si risponde ancora con la violenza e spesso la condanna del Fascismo in generale come sistema diventa condanna delle singole persone, questo soprattutto nelle realtà, nelle piccole realtà, e poi in questo contesto si inserisce un episodio sanguinoso che fu l’eccidio dei fratelli Chionna.

Ecco benissimo, allora professoressa mi scusi se la interrompo ma prima di andare avanti vorrei aprire una piccola parentesi.

Sì, sì.

Allora, fino ad ora la professoressa ci ha illustrato gli episodi focali, gli episodi principali della storia nazionale dal secondo dopoguerra fino agli anni 60-70. Adesso facciamo un passo indietro e torniamo agli anni del secondo dopoguerra e quindi al periodo successivo alla caduta del Fascismo in Italia. Adesso la professoressa vi racconterà un episodio terribile della storia del nostro paese, della storia di Francavilla Fontana e cioè l’eccidio dei fratelli Chionna, due fratelli di fede fascista, due fascisti, praticamente, e la professoressa vi racconterà questo episodio per darvi un’idea concreta del clima di quel periodo, clima che vi aiuterà, una volta definito, a contestualizzare meglio l’operato di Addolorata Spagnolo, della nonna della professoressa, perché dopo la caduta del Fascismo ciò che si doveva ricostruire era proprio la democrazia, ma la democrazia non solo politica, ma anche la democrazia dei comportamenti umani e delle relazioni umane.

Quindi adesso professoressa, le lascio di nuovo la parola e prego ci illustri l’episodio dell’eccidio dei fratelli Chionna avvenuto…

CONCLUSIONE

Bene, e proprio come un romanzo d’appendice, vi lascio sul più bello, con l’acquolina in bocca, dandovi appuntamento alla prossima settimana per ascoltare la narrazione di questo episodio drammatica della storia del mio paese ed altre cose molto interessanti e, spero, stimolanti.

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