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LERNILANGO

Diario di un’insegnante – Settimana 151

Trascrizione

Caro diario,

che settimana, tante cose da organizzare come sempre e tante cose già successe molto belle tra cui il webinar del primo febbraio: sono davvero contenta di aver visto live più di 30 persone, vederli tutti e tutte davanti a me mi ha fatto sentire più o meno come mi sentivo in classe quando avevo la mia lavagna, la mia scrivania, il mio computer per fare la lezione, e gli studenti erano lì di fronte a me. Dico più o meno perché l’esperienza della classe secondo me non potrà mai essere sostituita da nient’altro, ma comunque è stato bellissimo, per fortuna che ogni tanto organizzo questi webinar con tante persone così posso sentirmi un po’ come se fossi in classe.

Comunque, non è di questo che voglio parlarti questa settimana, questa settimana voglio parlarti di una riflessione che ho fatto sull’errore, o meglio non sull’errore ma su come ci sentiamo quando le persone ci correggono. Quando sbagliamo qualcosa e qualcuno ci corregge molto spesso tendiamo a prendere sul personale questa correzione, prendere sul personale qualcosa significa che sentiamo che questa correzione è stata fatta non a quello che abbiamo sbagliato ma la sentiamo fatta a noi stessi, è un po’ come se sentiamo che la persona che ci corregge ci stia dicendo “tu sei sbagliata, sei una persona sbagliata”, quando in realtà questa persona sta solo correggendo una forma sbagliata del passato prossimo. Soprattutto le personalità un po’ più fragili, permalose, orgogliose potrebbero prendere la correzione sul personale, e lo dico perché è capitato anche a me soprattutto quando ero alle scuole superiori, ricordo che prendevo sul personale ogni correzione della professoressa quando in realtà la professoressa stava correggendo una virgola messa male nel mio testo, un congiuntivo usato nel modo sbagliato, quindi cose che non avevano assolutamente niente a che fare con la persona Simona: correggendo un congiuntivo sbagliato o una virgola messa nel posto sbagliato la professoressa non mi stava dicendo “Simona sei sbagliata, sei una persona sbagliata, non vali niente”, stava semplicemente facendo il suo lavoro. Quindi, riflettevo proprio su questo, riflettevo su quanto sia importante in un percorso di studio che un’insegnante faccia queste premesse. Tutto ciò che l’insegnante corregge, tutti i consigli che l’insegnante dà non hanno niente a che fare con la persona, l’insegnante sta facendo semplicemente il suo lavoro, non corregge perché vuole offendere, non corregge perché vuole ferire, non corregge perché vuole fare del male, non corregge per sentirsi superiore, corregge perché sta facendo il suo lavoro, corregge perché attraverso la correzione si impara, quindi ecco caro diario, questa settimana volevo condividere con te proprio questo pensiero e di nuovo volevo soffermarmi su una cosa che sempre si dà per scontata, anzi che mai si considera, nei corsi di lingua, e cioè la riflessione sul giusto atteggiamento nei confronti dello studio. I corsi ci dicono cosa studiare, quali sono gli argomenti da portare all’esame, la grammatica da studiare, come scrivere un testo, ma mai, mai, mai si parla dell’atteggiamento giusto nei confronti dello studio perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, è ciò che fa davvero la differenza, è ciò che determina il successo e l’insuccesso di uno studente di lingua italiana, quindi caro diario se i miei studenti mi stessero ascoltando in questo momento vorrei tanto che iniziassero a riflettere su questo concetto dell’errore e sulla correzione fatta da parte dell’insegnante.

In un percorso di apprendimento non si corregge mai la persona, la correzione da parte dell’insegnante non ha come obiettivo quello di ferire, di fare del male e di offendere, assolutamente no, l’obiettivo è sempre e solo lo sviluppo della competenza linguistica, il raggiungimento di certi obiettivi, e mi auguro con tutto il cuore che non esistano nel mondo insegnanti che correggono per il gusto di farlo, per il gusto di sentirsi superiori o per il gusto semplicemente di ferire e fare del male.

Sbagliare va bene, è umano, non c’è nessuna vergogna nel fare errori: c’è vergogna nell’offendere gli altri, nel fargli del male, c’è vergogna nell’arroganza, ma non nel commettere errori. Per questo io consiglio sempre, a chi studia, di avere un quadernino degli errori, un piccolo quaderno su cui scrivere tutti gli errori e le correzioni fatte, non solo per evitare di commettere di nuovo questi errori, ma anche per smettere di vedere l’errore come un problema e iniziare a vederlo come un esercizio. Il quaderno si chiamerà “quaderno senza vergogna”.

Ho avuto studenti, con cui ovviamente non lavoro più, che si sentivano così offesi dalle mie correzioni che continuavano a sbagliare di proposito, pensando di offendermi: ma se uno studente sbaglia di proposito, a chi fa del male? A me o a sé stesso? 

Alla prossima, caro diario, e grazie per aver ascoltato anche questa settimana i miei pensieri.

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