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LERNILANGO

Diario di un’insegnante – Settimana 161

Caro diario,

io sono molto fortunata a lavorare con i miei studenti e le mie studentesse: sono gentili, rispettosi e educati nei miei confronti come persona ma soprattutto nei confronti del mio lavoro. Dico di essere fortunata perché non sempre è così e confrontandomi con altre colleghe e altri colleghi posso dire con certezza di essere fortunata. Nonostante ciò, anche io ho avuto delle esperienze negative, da quando ho iniziato ad ora ho avuto più di 500 studenti e studentesse da tutte le parti del mondo, dunque ovviamente anche a me sono capitati episodi sgradevoli.

Recentemente è successa una cosa che mi ha fatto molto riflettere. Ho iniziato un percorso di preparazione CILS con uno studente che doveva preparare il B2, e per questo livello bisogna esercitarsi, per la prova orale, nella descrizione delle immagini. Facciamo la lezione conoscitiva e va tutto bene, ci incontriamo per la prima lezione e iniziamo: gli spiego le modalità dell’esame e il tipo di esercizi che faremo insieme per allenarci. Partiamo, primo esercizio, descrizione delle immagini: inizia a descrivere l’immagine, poi mi dice “questo esercizio è noioso”, io rispondo “eh sì lo è, forza, è noioso ma necessario, vedrai”, continua, poi mi dice “okay non mi serve” e chiude la chiamata lasciandomi lì.

Mettendo da parte i modi maleducati su cui non mi soffermerò, perché ci sono modi e modi per interagire con le persone e per esprimere i nostri bisogni, mettendo da parte la maleducazione vorrei soffermarmi su una cosa: ma come si fa a dire che una cosa non serve dopo i primi 15 minuti di lezione? Come è possibile giudicare utile o non utile un esercizio che si è fatto per soli cinque minuti? Non è possibile. Per giudicare l’utilità o meno di un esercizio bisogna farlo per almeno dieci volte, bisogna esercitarsi per almeno un mese, 6 settimane, e poi dopo questo tempo si può esprimere un giudizio. Cinque minuti non sono sufficienti. Bisogna fidarsi della propria insegnante e del processo, bisogna avere pazienza e far passare del tempo. Se i miei studenti mi stessero ascoltando, direi loro di non giudicare gli esercizi troppo in fretta, di aspettare almeno sei settimane prima di dire se un percorso di studio è utile o meno. E per sei settimane intendo sei settimane di lavoro costante, e non di lavoro incostante. Senza fiducia nell’insegnante, senza pazienza e senza costanza non c’è progresso.  Lo dice anche il detto “mai giudicare un libro dalla copertina”: leggine almeno 50 pagine e poi capirai se fa per te o no.

Alla prossima caro diario e…evviva la gentilezza!

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