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LERNILANGO

Diario di un’insegnante – Settimana 165

Caro diario,

apprendimento linguistico e luoghi comuni: questo mese mi sono concentrata su questo tema perché, come ho già detto nelle altre pagine di diario di questo mese, ci sono molti luoghi comuni che infestano, esatto, questa è la parola giusta, infestano l’apprendimento linguistico, e se i luoghi comuni sono utili per orientarsi all’interno di qualcosa di nuovo, dopo un po’ diventano scomodi perché sono molto limitanti. Gli esseri umani usano i luoghi comuni come giubbotto di salvataggio quando si immergono in mari nuovi in cui non hanno mai nuotato, ed è normale, è umano, solo che poi dopo un po’ bisogna togliere questo giubbotto di salvataggio e iniziare a nuotare per scoprire parti nuove di questo mare mai esplorato, perché altrimenti la conoscenza di questo mare rimane molto limitata ed è un gran peccato avere una conoscenza limitata delle cose.

Proprio di giubbotti di salvataggio voglio parlare oggi, e nello specifico voglio parlare di un giubbotto di salvataggio che molti studenti e studentesse utilizzano quando devono iniziare a parlare in italiano, e cioè la traduzione. È normalissimo quando si inizia a parlare una lingua straniera partire dalla propria lingua madre e poi fare una traduzione nella lingua straniera che si sta apprendendo, è una cosa assolutamente normale. Un luogo comune sulla traduzione è che essa limiti l’apprendimento linguistico, si dice infatti che per poter imparare bene una lingua bisogna allontanarsi dalla traduzione e iniziare a pensare nella nuova lingua straniera che si sta imparando, quando si impara la lingua straniera la traduzione non aiuta ma limita, blocca l’apprendimento linguistico. Sono sicura che molti insegnanti vi hanno detto di non tradurre e in questo c’è una parte vera, ci sono degli studi fatti che dimostrano come in alcuni casi la traduzione non sia utile, ma ci sono anche degli studi che dimostrano che la traduzione è molto utile soprattutto ai livelli principianti e ai livelli avanzati.

Ai livelli principianti la traduzione è un salvagente, quindi qualcosa a cui ci aggrappiamo per poter nuotare nel nuovo mare della lingua, quindi ci aiuta, ci supporta, ci sostiene perché è impensabile ai livelli principianti iniziare già a pensare nella nuova lingua, è impensabile, impossibile e altamente difficile. Ai livelli avanzati invece la traduzione ci aiuta a comprendere come trasformare strutture complesse della nostra lingua madre in strutture complesse della lingua straniera che stiamo studiando, ci aiuta a capire come certe strutture si possono tradurre nello stesso modo, basta solo cambiare le parole, i verbi ovviamente, mentre altre strutture cambiano completamente forma nel passaggio dalla lingua madre alla lingua straniera.

Quindi, non è vero, è un luogo comune che la traduzione non serva a niente e che anzi ostacoli quando si studia la lingua straniera, la traduzione può aiutare: ma, ma, ma, c’è sempre un ma, ovviamente. La traduzione può essere un limite e lo diventa nel momento in cui non vogliamo lasciare il salvagente dopo che abbiamo imparato a nuotare. Se abbiamo imparato a nuotare, nuotare come metafora per l’apprendimento linguistico, se abbiamo imparato a nuotare significa che abbiamo già raggiunto un livello intermedio: tradurre in questa fase non serve a niente soprattutto nel parlato, perché se siamo arrivati al livello intermedio vuol dire che abbiamo imparato a nuotare e quindi la traduzione è solamente un salvagente che non vogliamo lasciare perché ci fa sentire sicuri. Lo sforzo che bisogna fare a questo livello è di abbandonare il salvagente e iniziare a nuotare da soli è da sole.

Come ci accorgiamo che a un livello intermedio uno studente è una studentessa sta ancora utilizzando il salvagente? Ce ne accorgiamo quando parla in italiano e non guarda negli occhi l’interlocutore. Chi traduce non sta comunicando, non sta guardando negli occhi la persona con cui parla ma sta guardando in alto a destra o a sinistra perché sta facendo un processo di traduzione e quindi si sta aggrappando ancora al salvagente per paura di guardare negli occhi l’interlocutore e dunque di nuotare da solo e da sola. Quindi, se i miei studenti mi stessero ascoltando in questo momento direi loro di fare attenzione, di notare se per caso anche loro quando parlano non guardano negli occhi la persona con cui stanno comunicando, se non la guardano negli occhi significa che stanno ancora usando il salvagente e se sono ad un livello intermedio non hanno più bisogno del salvagente, lo possono lasciare e iniziare a nuotare da sole e da soli.

Quindi, a questi studenti e studentesse do un consiglio: mettete da parte il salvagente, tenetelo vicino a voi in caso di emergenza, nel caso in cui vi venga un crampo per esempio mentre state nuotando e quindi avete bisogno di un supporto, e per crampo intendo una nuova struttura che vi viene in mente e non sapete come dirla in italiano, quindi il salvagente è sempre utile ma ad un livello intermedio dovete guardare la persona con cui parlate negli occhi e vi assicuro che se iniziate a farlo smetterete di tradurre e inizierete a parlare in italiano, a comunicare, questo è lo sforzo che bisogna fare a un livello intermedio.

Quindi, ricapitoliamo: non è vero che la traduzione non serve, la traduzione serve ma ad un certo punto bisogna vederla solo come un salvagente che possiamo utilizzare in caso di emergenza, nel caso in cui ci troviamo davanti a un nuovo pensiero che vogliamo esprimere, una nuova struttura che non abbiamo mai detto in italiano e quindi ci serve la nostra lingua madre, quindi salvagente per le emergenze ma in generale dobbiamo nuotare da soli e da sole e per farlo dobbiamo guardare il nostro interlocutore negli occhi.

Alla prossima caro diario.

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