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LERNILANGO

Diario di un’insegnante – Settimana 168

Resilienza, caro diario,

la parola di questa settimana è RESILIENZA, cioè la capacità di una persona di affrontare, superare e adattarsi positivamente a situazioni di cambiamento, a situazioni difficili, stressanti o traumatiche.

Che cos’è, in breve, la resilienza? La resilienza è una qualità che permette di rimanere forti di fronte alle avversità e di recuperare rapidamente dopo esperienze negative.

Essere resilienti non significa semplicemente sopportare le difficoltà, ma piuttosto trovare modi per crescere e svilupparsi nonostante esse.

Le piante sono resilienti, nello specifico per le piante, la resilienza si riferisce alla capacità di sopravvivere, adattarsi e prosperare nonostante condizioni ambientali avverse o stressanti come siccità, temperature estreme, suoli poveri, malattie e attacchi di parassiti.

Ad esempio, alcune piante sviluppano radici profonde per accedere all’acqua in periodi di siccità, o foglie più spesse per ridurre la perdita di acqua.

Altre possono riparare i danni causati da condizioni avverse, facendosi crescere nuove foglie e rami dopo essere state danneggiate da forti venti o attacchi di insetti.

Altre producono un gran numero di semi per garantire che almeno alcuni di essi trovino condizioni favorevoli per germogliare, aumentando così le possibilità di sopravvivenza della specie.

Altre ancora formano relazioni simbiotiche con altri organismi, come i funghi, che aiutano a migliorare l’assorbimento dei nutrienti e dell’acqua, aumentando la loro resilienza.

Perché parlo di resilienza, caro diario. Quest’estate 2024 parte la sfida 12 espressioni in 12 settimane, e quindi anche qui, in questo mio spazio dedicato alle riflessioni, sceglierò una parola a settimana legata all’apprendimento linguistico, così, se per caso qualcuno mi stesse ascoltando, imparerebbe qualche parola in più e rifletterebbe sul processo di apprendimento linguistico.

Alla base di un atteggiamento resiliente ci sono due aspetti chiave, secondo me, per l’apprendimento di una lingua straniera, e cioè l’ottimismo e l’autostima. Chi è resiliente mantiene una visione positiva del futuro nonostante le difficoltà, gli ostacoli, nonostante l’assenza di progresso, perché sa che tutto passa, e che come sulle montagne russe ci sono degli alti e dei bassi; chi è resiliente crede nelle proprie capacità e non si lascia distruggere dalle difficoltà, proprio come fanno le piante. C’è siccità? Io allungo le mie radici e cerco l’acqua più in profondità; da sola non ce la faccio? Collaboro con qualche fungo che mi aiuti a sopravvivere. In generale trovo delle soluzioni che mi facciano vivere.

Resilienza è anche adattabilità, cioè capacità di adeguare i comportamenti alle situazioni: ho poco tempo per studiare? Studio poco ma studio comunque senza aspettare che si verifichino le condizioni perfette per iniziare.

Resilienza è gestione delle emozioni negative. Ho ansia da prestazione? La gestisco, consapevole che se sbaglio qualcosa non dovrò pagare una multa e la mia vita continuerà come prima.

Ora, a parole siamo tutti bravi, i fatti sono sempre più difficili. La domanda è: come si sviluppa la resilienza?

Nel campo dell’apprendimento linguistico, che è quello di cui mi occupo, si sviluppa:

  1. dandosi degli obiettivi;
  2. creando piccoli o grandi programmi di studio;
  3. rispettando i programmi di studio;
  4. riducendo il peso delle aspettative che devono essere realistiche, e dunque adeguate al proprio stile di vita e alle proprie possibilità;
  5. improvvisando e dunque allentando il peso del perfezionismo;
  6. sbagliando;
  7. mettendosi in gioco anche se non si è perfetti;
  8. notando le piccole conquiste fatte;
  9. apprezzando le piccole conquiste fatte;
  10. aprendosi al confronto con gli altri, perché prima o poi bisogna utilizzare il proprio italiano per interagire con altri studenti e con i madrelingua.

Pazienza e resilienza, caro diario: ecco i primi due ingredienti della ricetta dell’apprendimento linguistico.

Ci sentiamo alla prossima.

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