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LERNILANGO

Diario di un’insegnante – Settimana 170

Caro diario,

a me piace pianificare. La pianificazione ha un miliardo e più di vantaggi e benefici.

La pianificazione aiuta a definire chiaramente gli obiettivi, rendendo più facile capire cosa si vuole raggiungere. Permette di mantenere il focus sulle priorità, evitando di disperdere energie su attività meno rilevanti.

Per non parlare della gestione del tempo. Con una pianificazione adeguata, si può utilizzare il tempo in modo più efficiente, dedicando le giuste risorse a ciascuna attività. Per quanto mi riguarda, sapere esattamente cosa fare e quando farlo riduce l’ansia e lo stress legati all’incertezza.

Avere un piano dettagliato mi permette di lavorare in modo più strutturato ed efficiente, facilitando il raggiungimento di risultati, ma soprattutto mi aiuta a mantenere una visione a lungo termine.

Insomma, ho sperimentato che la pianificazione è fondamentale. Infatti, questa è una cosa importantissima da dire, io parlo solo di ciò che ho sperimentato. Tendo a non parlare delle cose che non conosco, e che non hanno funzionato per me: un’ipotesi non è un fatto.

Quindi, posso dire, sulla base della mia esperienza, che pianificare è importantissimo.

Ma, ma, ma, caro diario voglio raccontarti una storia sui rischi della pianificazione che io ho sperimentato in prima persona.

Ero in magistrale, al primo anno, felicissima di iniziare quella nuova avventura. Arrivata a Bologna, presi la mia agendina, ed iniziai a pianificare: pianificai il primo anno di magistrale, poi pianificai il secondo, poi pianificai la tesi e contattai il professore, poi pianificai il tirocinio, poi il percorso da fare per trovare un lavoro, poi pianificai i corsi che avrei voluto fare dopo la magistrale. Pianificai, insomma, i successivi 5 anni della mia vita.

Con questo bel programma, iniziai la magistrale.

Ci furono degli imprevisti: allora ritornai e modificai il programma di tutti e cinque gli anni.

Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche. Altri imprevisti. Altre modifiche.

Mi ingorgai. Il programma del primo anno mi sfuggiva dalle mani, perché la vita non si lascia tenere tra le mani. Passavo più tempo a programmare e a provare ansia quando i programmi saltavano che a mettere in pratica e a vivere ciò che facevo.

Mi ingorgai, ebbi un paio di attacchi di panico, mi fermai per 4 mesi, non riuscivo più a studiare, ad andare avanti. Programmavo, e appena iniziavo a fare qualcosa pensavo già al passo successivo.

Inizio un corso di italiano. Faccio qualche lezione. Ah, com’è bello studiare. Mi iscrivo ad un altro corso contemporaneamente. Ah, perché non pianificare un’altra attività? Una conversazione di gruppo. E perché non altro? Oh, mamma mia, quante cose da fare, non riesco a fare tutto, abbandono questo corso, abbandono quest’altro, alla fine abbandono tutto. Programmare crea adrenalina, e se ci facciamo prendere troppo la mano o andiamo in panico come me, oppure tendiamo a strafare e alla fine a mollare tutto.

Dunque, pianificazione: questa è la parola della settimana. Pianificazione moderata.

Serve nell’apprendimento linguistico, ma senza esagerare, senza strafare, serve ma bisogna mettere in pratica e portare avanti almeno per un anno ciò che si è pianificato.

Alla prossima, caro diario.

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