Picture of LERNILANGO

LERNILANGO

Diario di un’insegnante – Settimana 174

Caro diario,

in passato, in Italia, si parlava il latino. Il latino scritto era diverso, ovviamente, dal latino parlato. Il latino era la lingua della letteratura, della burocrazia, delle leggi, degli atti ufficiali. La gente, per strada, durante la vita quotidiana, parlava lingue diverse chiamate volgari. Nel corso dei secoli questi volgari hanno influenzato il latino favorendo la nascita, nelle diverse regioni d’Italia, dei dialetti. Sotto influenza della lingua della letteratura, una nuova lingua comune in tutta Italia, dai dialetti sono nate le varietà regionali di italiano. Contaminazione, insomma, è la parola chiave. La lingua che parliamo oggi in Italia è il risultato di secoli di contaminazioni e influenze anche esterne. Il periodo di dominazione francese, spagnola e austriaca ha lasciato dei segni nel vocabolario della lingua italiana, nella pronuncia. Insomma, caro diario, questo ci fa capire che nel campo della lingua parlare di purismo è davvero antirealistico, cioè in contrasto con la realtà dei fatti.

Sento spesso dire “voglio parlare come un italiano vero”: ma chi è un italiano vero? Cosa significa parlare come un italiano vero? Io sono un’italiana vera? Una persona di Milano è un’italiana vera? Una persona di Napoli? Una persona che ha studiato? Una persona che non ha studiato? Una persona che parla il dialetto? Cosa significa vero? Dove lo possiamo trovare questo vero?

Partire da questo bisogno di purismo, nell’apprendimento linguistico, limita lo sviluppo della competenza ed è antirealistico. Il purismo non può esistere quando si impara una lingua straniera, ma noi esseri umani funzioniamo per schemi e modelli, per questo abbiamo bisogno di crearne anche quando impariamo una lingua straniera.

Nella maggior parte dei casi, però, aspirare a un modello puro di lingua, limita l’apprendimento, perché imparare una lingua straniera non significa assorbire un modello linguistico puro, specifico, ma significa comunicare. Comunicare significa scambiare messaggi efficaci con altri parlanti. L’obiettivo dunque non è aspirare alla purezza linguistica, ma aspirare alla comunicazione perché chi ci ascolta possa capirci. L’obiettivo di un apprendente è creare delle frasi per farsi comprendere, non aspirare ad essere preciso, impeccabile, puro.

Rimarrà sempre una parte della vostra lingua madre nella lingua straniera che state apprendendo, ed è giusto così, è naturale. Quindi, se i miei studenti mi stessero ascoltando, direi loro di lasciar perdere la purezza e di pensare alla comunicazione.

La natura di una lingua non è la purezza ma l’impurità. Ci sono modi infiniti per dire la stessa cosa, parole diverse, accenti diversi, strutture di frase diverse, e va bene così, è giusto che sia così. L’obiettivo è la comunicazione: possiamo dire la stessa cosa in modi completamente diversi, ma la comunicazione è riuscita se siamo riusciti a comprenderci, se siamo riusciti a scambiare messaggi efficaci.

Impurità, parola della settimana, bisogna accettare la natura impura della lingua per poter migliorare davvero, e soprattutto bisogna accettare che si parlerà sempre in modo impuro nella lingua straniera, e va bene così.

Alla prossima caro diario.

Puoi aumentare o diminuire la velocità dell’audio:

como diminuire la velocità

Puoi cliccare sulle parole (1) per aprire la loro definizione (2):

come consultare il vocabolario