Caro diario,
oggi voglio raccontarti una favola africana che mi piace molto e che ho trovato in due libri che ho letto tempo fa, La mia Africa di Karen Blixen e Tu che mi guardi, tu che mi racconti di Adriana Caravero.
Ecco la favola.
Un uomo viveva in una casupola tonda con una finestra tonda e un giardino a triangolo. Non lontano da quella casupola c’era uno stagno pieno di pesci. Una notte l’uomo fu svegliato da un rumore tremendo e uscì di casa per vedere cosa fosse accaduto, e nel buio si diresse subito verso lo stagno. Prima l’uomo corse verso nord, ma inciampò in un gran pietrone nel mezzo della strada; poi, dopo pochi passi, cadde in un fosso; si levò; cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimise in piedi. Allora capì di essersi sbagliato e rifece di corsa la strada verso nord. Ma ecco che gli parve di nuovo di sentire il rumore a sud e si buttò a correre in quella direzione. Prima inciampò in un gran pietrone nel bel mezzo della strada, poi dopo pochi passi, cadde in un fosso, si levò, cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimise in piedi. Il rumore, ora lo avvertiva distintamente, proveniva dall’argine dello stagno. Si precipitò e vide che avevano fatto un grande buco, da cui usciva tutta l’acqua con i pesci. Si mise subito al lavoro per tappare la falla, e solo quando ebbe finito se ne tornò a letto. La mattina dopo affacciandosi alla finestrella tonda, che vide? Il disegno di una cicogna!
Amo molto il commento a questa favola che Karen Blixen fa nel suo romanzo.
Scrive:
“Son contenta che mi abbiano raccontato questa fiaba. Al momento giusto mi sarà di aiuto. L’avevano imbrogliato, l’ometto, e gli avevano messo tra i piedi tutti quegli ostacoli: «Quanto mi toccherà correre su e giù?», si sarà detto.
«Che nottata di disdetta!».
E si sarà chiesto il perché di tante tribolazioni: non lo poteva sapere davvero che quel perché era una cicogna.
Ma con tutto ciò non perse mai di vista il suo proposito, non ci fu verso che cambiasse idea e se ne tornasse a casa, tenne duro fino in fondo. Ed ebbe la sua ricompensa: la mattina dopo vide la cicogna. Che bella risata si dovette fare”.
Il commento di Blixen a mio avviso mette in luce alcuni temi su cui vorrei concentrarmi: la perseveranza, l’accettazione delle difficoltà e l’ironia della vita.
La frase elogia la tenacia dell’ometto, che non si lascia scoraggiare dagli ostacoli incontrati lungo il percorso. Nonostante le difficoltà e la confusione, non perde di vista il suo obiettivo: capire da dove viene il rumore. Questa determinazione, nonostante l’apparente assurdità della situazione, è vista come un valore positivo che alla fine porta a una presa di consapevolezza.
La riflessione sull’ometto che si chiede il perché delle tribolazioni sottolinea una verità universale: spesso ci troviamo di fronte a difficoltà e problemi di cui non comprendiamo immediatamente il senso. L’ometto, tuttavia, li accetta.
L’immagine dell’ometto che si fa una bella risata vedendo la cicogna la mattina dopo, rappresenta l’ironia della vita. Dopo tanta fatica e disdetta, la scoperta della cicogna può sembrare ridicola o sorprendente, ma è proprio in questo che risiede la bellezza della situazione. La risata finale non è solo di divertimento, ma anche di sollievo e di comprensione perché, nonostante tutte le difficoltà, l’ometto ha realizzato che c’era un disegno in tutto ciò che aveva fatto, un disegno che ha potuto vedere solo alla fine e che non vedeva mentre soffriva.
La favola è una metafora della vita. Non sempre sappiamo ciò che stiamo facendo, non sempre ne capiamo il perché, ma alla fine il disegno della cicogna apparirà e noi lo capiremo.
Parola chiave di oggi: disegno della cicogna.
Quando si studia una lingua straniera, come l’ometto della nostra favola, non si capisce il perché delle cose che si fanno, della fatica, il senso dei programmi di studio. Perché la grammatica ha questo ordine? Perché non posso studiare gli argomenti grammaticali nell’ordine che preferisco? Perché devo fare queste attività? A che serve questo, e questo, e questo? Insomma, tanti perché che non si capiscono durante il percorso anche se l’insegnante lo spiega. Tuttavia, caro diario, se i miei studenti e le mie studentesse mi stessero ascoltando, direi loro di avere fiducia nella cicogna, perché arriverà prima o poi un punto nel loro percorso di apprendimento in cui guarderanno indietro e riusciranno a vedere il disegno della cicogna, o forse di un altro animale, fiore, pianta eccetera.
Fiducia, determinazione, cuore e anima aperti. La cicogna apparirà. In quanto tempo? Questo lo dirà solo il tempo.
Alla prossima caro diario.