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#8: Il sistema scolastico italiano

Oltre 400.000 insegnanti italiani e italiane aspettano con ansia la data del famigerato “concorso scuola” per provare, dopo anni di studio e di precarietà, a diventare insegnanti di ruolo. In questo episodio di livello avanzato vi parlerò in breve della organizzazione della scuola italiana e di alcune leggi che ne hanno caratterizzato la storia. Scopri di più su https://lernilango.com
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#8: Il sistema scolastico italiano
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Introduzione

Oltre 400.000 insegnanti italiani e italiane aspettano con ansia la data del famigerato “concorso scuola” per provare, dopo anni di studio e di precarietà, a diventare insegnanti di ruolo. In questo episodio di livello avanzato vi parlerò in breve della organizzazione della scuola italiana e di alcune leggi che ne hanno caratterizzato la storia. 

Trascrizione 

State ascoltando “le cose italiane”, una rubrica prodotta da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione del podcast vienici a trovare su Lernilango.com.

Per adesso buon ascolto dell’episodio “il sistema scolastico italiano”.

La cosa di cui oggi vi parlo è il sistema scolastico italiano, un tema in linea con gli eventi contemporanei, dal momento che a breve – FORSE, SI SPERA – ci saranno i tanto attesi concorsi per diventare insegnanti nella scuola statale. In Italia si sente parlare di questi concorsi dal…2017..circa. 

Vedremo in questo episodio prima la struttura del sistema scolastico italiano e poi alcune leggi che vi mostreranno le tappe fondamentali dell’evoluzione storica della scuola italiana. 

Il sistema scolastico si divide in:

  1. scuola dell’infanzia (o asilo) (da 0 a 6 anni);
  2. scuola primaria (o scuola elementare) (da 6 a 11 anni);
  3. scuola secondaria di primo grado (o scuola media) (da 11 a 14 anni);
  4. scuola secondaria di secondo grado (o scuola superiore) (da 14 a 19 anni)
  5. istruzione superiore (l’università).

Scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado sono uguali per tutti; a partire dalle superiori e all’università si incomincia a scegliere il proprio campo. 

Le scuole superiori si dividono in: 

  1. licei;
  2. istituti tecnici;
  3. istituti professionali;

I licei forniscono competenze teoriche, principalmente, e sono frequentati da chi ha intenzione di continuare a studiare all’università. I principali sono: liceo artistico, classico, scientifico, linguistico, musicale, delle scienze umane. 

Gli istituti tecnici, invece, forniscono competenze che permettono un immediato inserimento nel mondo del lavoro, nello specifico nel settore economico (amministrazione, turismo, finanza ecc..) e in quello tecnologico (meccanica, elettronica, informatica, chimica, ecc…).

Gli istituti professionali insegnano a studenti e studentesse una professione, appunto, nei campi di: agricoltura, pesca, artigianato, enogastronomia, manutenzione e assistenza tecnica, ecc…). 

Chi frequenta il liceo è più avvantaggiato se vuole frequentare l’università, ma i corsi di studio universitari sono aperti a tutti e non importa quale scuola superiore hai frequentato. 

Il sistema universitario invece è diviso in 3 cicli.

Il primo ciclo è composto dai corsi di laurea triennale. Il secondo dai corsi di laurea magistrale (della durata di due anni), dai master di I livello e dai “corsi di laurea magistrale a ciclo unico”, come medicina, architettura, farmacia, giurisprudenza, scienze della formazione.  I corsi a ciclo unico sono a numero chiuso, dunque si accede tramite una prova, e hanno una durata di 5 anni.  

Il terzo ciclo, infine, è composto dal dottorato di ricerca, dalle scuole di specializzazione e dai master di II livello. 

I master, in Italia, sono dei corsi di perfezionamento: a quelli di primo livello si accede con la laurea triennale, a quelli di secondo livello con la laurea magistrale. 

Le scuole di specializzazione forniscono conoscenze e abilità per l’esercizio di attività professionali di alta qualificazione, particolarmente nel settore medico ma non solo: ci sono scuole di specializzazione anche per Psicologia, Beni culturali, Insegnamento.

Passiamo ora a dire qualcosa sull’evoluzione storica della scuola italiana.

Nella seconda metà dell’ottocento la legge Casati del 1859 e la legge Coppino del 1877 hanno determinato dei cambiamenti importanti nella scuola italiana. 

La legge Casati aveva come obiettivi quelli di combattere l’analfabetismo (che nel 1861 – anno dell’unificazione d’Italia – era circa dell’80%), ma soprattutto di togliere alle istituzioni della chiesa cattolica l’esclusività dell’istruzione, e passarla, dunque, sotto il controllo dello Stato. A quest’epoca la struttura del sistema scolastico era diversa: l’istruzione primaria prevedeva 4 anni di scuola elementare; quella secondaria o 5 anni di ginnasio più 3 anni di liceo, o 3 anni di scuola tecnica più 3 anni di istituto tecnico; quella di terzo ciclo, infine, solo l’università per 4 anni. 

La legge Coppino aumentò da 3 a 4 anni la durata dell’istruzione elementare obbligatoria. Per poter svolgere gli anni di istruzione obbligatoria non era necessario frequentare una scuola: si poteva studiare anche a casa, se i genitori avevano l’istruzione o i mezzi per poterlo fare. 

Nella seconda metà del Novecento con la legge Orlando del 1904 l’istruzione diventò obbligatoria fino ai 12 anni, mentre la legge Daneo-Credaro del 1911 assicurò il diritto di istruzione nelle aree più povere del paese. 

Arriviamo al famigerato periodo fascista: dopo la marcia su Roma, Mussolini ottiene dal Parlamento pieni poteri per un anno per risolvere questioni urgenti, tra cui quella relativa al sistema scolastico e universitario. Il compito è affidato al ministro dell’istruzione Giovanni Gentile che emana la più importante riforma della scuola (la riforma Gentile, appunto, del 1923), riforma che rimarrà valida fino al 2003. 

L’istruzione diventa obbligatoria fino ai 14 anni; dopo la scuola elementare l’alunno poteva scegliere tra ginnasio, istituto tecnico, istituto magistrale (per diventare insegnanti di scuola elementare) e scuola di avviamento professionale; nasce l’esame di maturità, obbligatorio per entrare all’Università; le classi potevano essere composte da massimo 35 persone; nascono scuole speciali per ciechi e sordomuti; l’insegnamento della religione cattolica diventa obbligatorio nelle scuole elementari. 

A proposito della religione cattolica…nel 1929 Mussolini firma i patti lateranensi, un accordo per regolare i rapporti tra chiesa e stato: grazie a questi patti l’insegnamento della religione diventa obbligatorio in tutte le altre scuole tranne che nell’università, MA! chi non voleva seguire le lezioni di religione poteva essere esonerato…SU RICHIESTA DA APPROVARE! Gli insegnanti di religione dovevano essere scelti dalla Chiesa cattolica. 

Concludo questo episodio con l’episodio più spiacevole della storia della scuola italiana: il decreto numero 1390 per “la difesa della razza”, entrato in vigore nel 1938.

Gli insegnanti di razza ebraica non potevano più insegnare nelle scuole e nelle università; bambini e studenti ebrei non potevano frequentare le scuole e le università statali, ma scuole “speciali”. 

Nel prossimo episodio parlerò del sistema scolastico dal secondo dopoguerra ad oggi, per parlare anche di alcune contraddizioni della scuola italiana contemporanea. 

Grazie per aver ascoltato! Alla prossima!

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