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#25: L’italiano delle scritte sui muri

In questo episodio di livello avanzato vi parlerò delle caratteristiche dell’italiano usato per scrivere sui muri, dell’italiano delle scritte sui muri. Pensate che il modo di scrivere sui muri e le cose di cui si scrive sui muri sono uguali in tutte le culture? Scopri di più su https://lernilango.com
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#25: L’italiano delle scritte sui muri
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Introduzione

In questo episodio di livello avanzato del nostro podcast vi parlerò delle caratteristiche dell’italiano usato per scrivere sui muri, dell’italiano delle scritte sui muri. Pensate che il modo di scrivere sui muri e le cose di cui si scrive sui muri sono uguali in tutte le culture?

Trascrizione 

State ascoltando “la lingua e le cose”, una rubrica prodotta da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione del podcast vienici a trovare su Lernilango.com.

Per adesso buon ascolto dell’episodio “L’italiano delle scritte sui muri”.

Scritte sui muri: sono sicura che almeno una volta nella vita ognuno e ognuna di voi avrà fotografato una scritta su un muro, e magari l’avrà anche postata sui social. E immagino che l’abbiate fatto anche in Italia, almeno una volta.

Infatti, tantissimi sono i graffiti che decorano (o deturpano, dipende dai punti di vista) i muri di città e piccoli paesi italiani.

Il termine “graffiti” si riferisce sia alle immagini disegnate che alle parole scritte sui muri, perché la parola fa riferimento alla tecnica di “graffiare” il muro con qualcosa di appuntito per scrivere, appunto, o disegnare.

Le tecniche contemporanee non sempre prevedono questa operazione, e molto spesso si usano infatti pennarelli o bombolette spray: comunque, il termine è rimasto.

In questo episodio voglio parlarvi dell’italiano usato nei graffiti, nelle scritte sui muri che, credo, confermi lo stereotipo degli “italiani passionali” e che gridano quando parlano, stereotipo che è ben rappresentato nella pubblicità del Molinari. Italians, too much passion (MOLINARI “TOO MUCH”). Avete mai guardato questa pubblicità? Se non lo avete fatto, trovate il link della pubblicità nella trascrizione del podcast.

Personalmente, leggendo i graffiti mi sento di confermare questo stereotipo, perché quando li leggo grido, cioè li leggo gridando (nella mia mente ovviamente). Un po’ come quando leggo parole scritte per intero in maiuscolo, no, semplice, NOOOO, maiuscolo, gridato.  Capita anche a voi, per caso?

Comunque, continuiamo. 

Durante la magistrale, la mia professoressa di sociolinguistica ci chiese di guardarci intorno e di fare un’analisi linguistica di qualcosa che secondo noi era interessante dal punto di vista sociolinguistico. Io scelsi i graffiti: quale momento migliore per capire perché grido quando li leggo.

Decisi di analizzare le scritte sui muri dei bagni della mia università: alla fine della trascrizione del podcast troverete le foto da me scattate di queste scritte.

Vi dirò adesso cosa è emerso da quelle analisi.

Innanzitutto, la prima cosa che ho capito analizzando i graffitti è che non sono fini a sé stessi, non dicono semplicemente qualcosa, ma dicono qualcosa a qualcuno, e vanno dunque considerati come una vera e propria azione linguistica fatta da qualcuno, un’azione che ha una funzione, uno scopo, che avviene in un contesto specifico e che si rivolge a qualcuno, cioè a lettori e lettrici.

Inoltre, il messaggio che si trasmette sui muri non è privato, la comunicazione non è privata ma pubblica, perché il messaggio parte da qualcuno ed è destinato ad una massa eterogenea.

Molte volte la massa risponde, e vi mostrerò infatti alcuni esempi, ma la maggior parte delle volte il messaggio non ha risposta, viene solo letto, o fotografato.

Ecco cosa ho scoperto alla fine dell’analisi linguistica. Le caratteristiche dell’italiano dei graffiti emerse sono: l’uso di frasi nominali (cioè di frasi senza verbo), l’uso dell’imperativo, l’uso di disfemismi (cioè di parolacce), l’uso dei tag (cioè di firme di scrittori e scrittrici), o ancora l’uso di abbreviazioni, acronimi, slogan e citazioni.

Imperativo, parolacce, slogan, citazioni…potrebbero essere una spiegazione al mio modo di leggere i graffiti, non credete? 

L’imperativo è un ordine diretto, e non è escluso che si possa ordinare qualcosa gridando; la parolaccia è violenta, e spesso la usiamo quando siamo arrabbiati e gridiamo; lo slogan è politico, e in politica si grida; la citazione può essere poetica, e la poesia, spesso, si decanta ad alta voce. 

Le scritte sui muri da me analizzate dunque non descrivono, non raccontano, ma esortano, constatano, decantano, imprecano, ordinano e ammoniscono. Azioni, insomma, che si possono fare ad alta voce. 

E credo che questo possa essere detto (almeno per quanto mi riguarda) di tutte le altre scritte che ho incontrato e letto (in Italia), nella mia vita.

Adesso, però, vorrei leggervene alcune, alcune  tra le mie preferite, e per ogni esempio vi dirò quali delle caratteristiche dell’italiano dei graffiti sono presenti in esse.

Incominciamo!

Partiamo dalla prima: “La pedagogia è domesticazione (simbolo dell’anarchia) Torniamo selvaggi Bruciamo le fortezze Della cultura!”.

Vedete, “la pedagogia è domesticazione”, cioè in questa frase non sta proponendo un’opzione ma sta constatando qualcosa, non c’è l’opzione di pensare diversamente, cioè di pensare che la pedagogia non è domesticazione, quindi devi pensare che la pedagogia è domesticazione. Poi come vedete dopo c’è un imperativo, un imperativo che ci esorta a tornare selvaggi e a bruciare le fortezze della cultura.

Seconda scritta: “Meglio teppisti che infami”. Vedete, anche questo è uno slogan, e in questo caso abbiamo una frase nominale, ossia una frase senza verbo. 

O ancora, quest’altra scritta. Quest’altra scritta è molto famosa in Italia, la potete trovare su tantissimi muri italiano, perché è legata al calcio, ed infatti è semplicemente un tag, una firma, cioè “Ultras Rimini”. Cioè gli Ultras sono questo gruppo di tifosi di squadre di calcio, e quindi è molto comune in Italia trovare queste scritte sui muri con Ultras più accanto il nome della squadra di calcio.  

Ci sono molte altre scritte legate alla fede calcistica, che parlano cioè di calcio. Alcune sono solo tag, come ad esempio questa “Milan”, semplice, il nome della squadra di calcio senza altre informazioni. Altre apparentemente fanno riferimento ad alcune vittore come questa qui “Campioni d’Italia:2010/2011”.

O ancora questa qui in cui c’è un errore grammaticale, “Inter wined”, dove wined come passato del verbo to win è scritto in modo sbagliato, perché il passato del verbo to win è won. 

Comunque, a parte queste scritte relative al calcio e alla fede calcistica, ci sono altre interessanti, come questa qui: “Una risata vi seppellirà”. Questo è uno slogan del ‘68. Vi ricordate, ho parlato del ‘68 italiano in un episodio della rubrica “le cose italiane” che parlava della scuola. 

O ancora, ovviamente, ci sono le dichiarazioni d’amore. “Nat ti amo by Joe”, o ancora, “let me love you in my own way”, che ovviamente è una citazione tratta da una canzone, “Marco e Ale per tutta la vita”.

Ci sono, inoltre, molte scritte con riferimenti politici, ad esempio: “Morte al fascismo”, 

“Ragazzini che giocano a fare la rivoluzione in tempi di pace”, “fuori i fascisti dalla città”, “L’università di massa è ancora tutta da conquistare”, “Brunetta muori” (Brunetta è un politico italiano).

O ancora questa è molto famosa anche in IrtItalia, questa scritta in latino, la potete trovare su tanti muri italiani, “Dux mea lux”, che significa “duce mia luce”, è una scritta latina che ha questo significato.

Poi ovviamente altre scritte con il nome di determinati movimenti politici affiancati da una parolaccia, che qui non ripeto ovviamente, 

Vi leggo infine alcune scritte molto carine, secondo me. Questa qui sicuramente non è stata scritta da un italiano, ma è rivolta agli italiani e alle italiane e dice “Anche voi eravate immigrati in tutto il mondo!”.

Un’altra scritta dice: “Combatti il sessismo”, e ovviamente è uno slogan, uno slogan femminista.  

Un’altra, che è un’altra enunciazione di affetto dice: “ L’amore mio sei tu”, molto romantica.  (enunciazione d’affetto);

C’è inoltre una citazione di una canzone di Vasco Rossi, molto famosa, che dice così: “Perché la vita è un brivido che vola via”. E l’ultima di cui vi parlo è una citazione non so se tratta da letteratura o altro, o se è inventata dall’autore e dall’autrice della scritta ma mi piace molto, e dice: “Tutti muoiono ma non tutti vivono davvero”.

Allora, che sensazione vi hanno trasmesso questi graffiti? Che cosa vi hanno fatto pensare delle persone che li hanno scritti? Che cosa vi fanno pensare sull’Italia? Come li leggete nella vostra mente? Gridando? In silenzio? Come se stesse leggendo una poesia? Rifletteteci, e mi piacerebbe tanto sentire le vostre risposte. Potete farlo nei commenti su Lernilango.com o nei commenti su Youtube.

Adesso invece vi voglio leggere alcuni “graffiti dialoghi”, cioè quei casi in cui ad un graffito originale qualcuno ha risposto qualcosa.

Del primo non vi leggo il messaggio originale, perché è una imprecazione contro la religione e quindi non lo ripeterò per rispetto a chi è religioso o religiosa. 

Ma a questa imprecazione qualcuno ha risposto, con un’altra mano, “Brava bestiolina”. 

In un’altra scritta il messaggio originale è “Qua sapete solo parlare i problemi li risolviamo ad ingegneria”. Un’altra mano risponde a questo ingegnere molto fiero: “tipo calcolare il diametro di una ciambella?”. Molto, molto simpatica come risposta.

In un’altra scritta il messaggio originale è un imperativo che dice “Stimati!”. A questo messaggio originale un’altra mano ha risposto “certo che mi stimo!”. 

Quindi come vedete nel primo caso alla provocazione blasfema si risponde con una risposta offensiva dicendo “sei una bestiolina”. Nel secondo caso l’intento dell’ingegnere scrivente era di esaltare i propri studi a discapito dei letterati, e in questo caso questo ingegnere riceve in risposta una richiesta ironica. Ed infine l’esortazione che vi ho letto riceve una conferma.


Come sicuramente avrete notato, in questi esempi l’italiano usato non è molto ricco, per motivi di brevità certamente (non si possono scrivere poemi sui muri) ma anche perché le parole sui muri, hanno dimostrato essere pretesti per veicolare sentimenti forti, rumorosi, non sempre positivi, come amore, omofobia, razzismo, odio politico, sentimento politico, religioso, antireligioso e calcistico.

Se le parole sono un pretesto e il sentimento è più importante, si spiegano le esagerazioni e le parolacce. E poiché è risaputo che noi italiane e italiani siamo un po’ rumorosi e rumorose nel manifestare i nostri sentimenti, questa esagerazione non stupisce.

Pensate però che questo accada solo in Italia? Non potremmo invece spiegare le esagerazioni anche col fatto che gli autori e le autrici dei graffiti sono anonimi e anonime? Si sa, l’auto-controllo diminuisce quando non ci guarda nessuno.

Sarebbe interessante fare un confronto tra graffiti di varie culture. Riflettete su quelli nelle vostre lingue e condividete, se volete, con me le vostre riflessioni (ripeto, o sul sito o nei commenti di youtube).

Sarebbe interessante capire inoltre se l’esagerazione (di sentimenti belli e brutti) della lingua dei graffiti è comune a più culture e lingue o se è solo una cosa italiana, e se è comune a più culture e lingue sarebbe interessante capire perché.

Perché esageriamo quando non ci guarda nessuno? La risposta è davvero così banale, cioè “esageriamo perché non ci guarda nessuno”? O magari esagerare risponde ad un’esigenza diversa? 

Con questa domanda, concludo anche questo episodio. 

Siamo arrivati alla fine anche di questo episodio, vi ringrazio per l’ascolto e alla prossima!

Scopri di più su lernilango.com.

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