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#28: Perché leggere è importante

Questo episodio di livello intermedio è il terzo della serie dedicata a scripts e frames, due concetti interessanti per l’apprendimento linguistico. In questo episodio vi spiego perché leggere è importante, e come la lettura è collegata al concetto di frame. Scopri di più su https://lernilango.com
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#28: Perché leggere è importante
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Introduzione

Questo episodio di livello intermedio del nostro podcast è il terzo della serie dedicata a scripts e frames, due concetti interessanti per l’apprendimento linguistico. In questo episodio vi spiego perché leggere è importante, e come la lettura è collegata al concetto di frame.

Trascrizione 

State ascoltando “imparare ad imparare”, una rubrica prodotta da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione del podcast vienici a trovare su Lernilango.com.

Per adesso buon ascolto dell’episodio “Perché leggere è importante”.

Ciao a tutte e a tutti, bentornati e bentornate nella rubrica “imparare ad imparare”. 

Oggi continuo a parlare dei frame, ma questa volta mi soffermerò sul loro rapporto con la lettura di testi narrativi. 

Partirò spiegando come frame e lettura narrativa sono collegati, e continuerò poi col descrivere i benefici di questo tipo di lettura per l’apprendimento linguistico. 

Per farlo, riprodurrò a parole mie quanto scritto da Simone Giusti nel saggio “Insegnare con la letteratura”. 

In questo saggio Giusti parla degli effetti benefici della lettura di testi narrativi e di come sfruttarli in classe, a scuola, con studenti e studentesse, per insegnare attraverso la letteratura. 

Lui parte dal dire che leggere è uno scambio tra la mente e la cultura del lettore o della lettrice da un lato e del testo e la sua cultura dall’altro.

Dunque da un lato ci siamo noi che leggiamo con la nostra cultura e dall’altro c’è il testo letto anche lui con la sua cultura. 

Avviene dunque durante la lettura un’interazione tra mente, testo e cultura. 

Nello specifico, aprendo un libro ed incominciando a leggerlo possiamo sperimentare due tipi di scenari: il primo è che il testo non ci parla, non si apre nella nostra mente, e allora lo lasciamo; il secondo è che il testo ci prende ed incomincia a svolgersi, proprio come un film sullo schermo, nella nostra mente.

In questo secondo caso il testo narrativo si apre e ci fa entrare, e noi accediamo al mondo creato in esso e proiettiamo questo mondo nella nostra mente. Ripeto la metafora del cinema: la nostra mente è lo schermo, la lettura è il proiettore, il testo narrativo è la pellicola riprodotta. 

La storia inizia, la vediamo, la sentiamo, sentiamo le emozioni dei personaggi e del narratore, entriamo e usciamo da luoghi diversi e ascoltiamo conversazioni private, diverse. 

Sentiamo, insomma, per estensione, le emozioni dei personaggi e viviamo, per estensione, la storia narrata. 

Secondo Giusti, vivere la storia per estensione ha su noi lettori e lettrici 2 grandi benefici: il primo è quello di allenare la nostra empatia, il secondo è quello di modificarci, nel senso che la lettura ci modifica. 

Vivendo per estensione, infatti, ci riprogrammiamo, perché la nostra cultura si incontra con un’altra e da questo incontro nasce una riprogrammazione di ciò che siamo, un nuovo equilibrio. 

Per spiegare perché la lettura narrativa ha la capacità di riprogrammarci Giusti fa riferimento alla scoperta dei neuroni a specchio. 

I neuroni a specchio sono dei neuroni che si attivano quando osserviamo le azioni di altri soggetti, si attivano cioè riflettendo le azioni degli altri.

Ed è proprio attraverso la simulazione mentale di ciò che vediamo che apprendiamo a fare ciò che vediamo. Simulare significa dunque imparare, simulare mentalmente ciò che vediamo significa imparare a fare ciò che vediamo. 

La scoperta però più interessante è legata al fatto che questi neuroni non si attivano solo quando vediamo un’azione, ma anche quando qualcuno ci racconta questa azione, quando sentiamo qualcuno raccontare questa azione. 

Quindi assisto ad un’azione, la simulo nella mia mente grazie ai neuroni a specchio, imparo a farla; leggo un’azione, la simulo nella mia mente, imparo a farla. 

Ecco dunque perché la lettura dei testi narrativi può riprogrammarci.

Vi faccio un esempio. 

Negli anni ‘70 negli Stati Uniti due psicologi hanno provato a modificare l’atteggiamento dei bambini bianchi di una seconda elementare nei confronti dei loro compagni afroamericani inserendo personaggi di etnie diverse nelle loro letture, nelle letture di questi bambini bianchi. 

Ciò ha avuto un’influenza positiva sui bambini che hanno sviluppato una maggiore empatia nei confronti dei loro compagni di etnia diversa. Leggendo storie con personaggi di etnie diverse i bambini hanno riprogrammato il loro atteggiamento nei confronti dei bambini afroamericani. 

Questo è uno dei tanti esempi di come la narrazione può riprogrammarci.

C’è un estratto di La lettera rubata di Edgar Allan Poe che secondo me spiega questo concetto molto bene. 

Ve lo leggo.

“Quando desidero sapere fino a che punto un mio compagno è intelligente, o stupido, o buono, o cattivo, o quali sono i suoi pensieri in un determinato momento, io uniformo l’espressione della mia faccia, il meglio che mi riesce, con l’espressione di quella dell’altro, e poi aspetto di vedere quali pensieri o quali sentimenti si formino nella mia mente o nel mio cuore, tali da fondersi o corrispondere all’espressione esteriore”. 

Il punto è che imitare l’espressione dell’altro aiuta la voce narrante a capire l’altro, a mettersi nei suoi panni, a capire le sue intenzioni e i suoi sentimenti.  

Che c’entrano dunque i frame con tutto questo? 

Se ricordate l’episodio precedente, vi ho già parlato dei frame testuali. 

Nel caso del testo narrativo il frame è lo schema della storia: personaggi, scenario, relazioni tra personaggi, ruoli. 

Ad esempio, le parole “pizza”, “spaghetti”, “mandolino”, “gesticolare” quale frame attivano nella vostra mente, quale narrazione? 

E invece le parole “regina”, “tè”, “pioggia”? E le parole “pietra filosofale”, “bacchetta magica”, “Azkaban”? O ancora le parole “inferno”, “purgatorio”, “paradiso”, “Beatrice”? Quali narrazioni, quali frame attivano nella vostra mente.

Parto proprio da questi esempi per parlarvi del primo beneficio, per l’apprendimento linguistico, della lettura: più leggete, più frame (o schemi di storie) archiviate, più frame (o schemi di storie) archiviate più sarete in grado di comprendere il contenuto di altri testi. Perché basteranno delle parole ad attivare in voi tutti i frame (o schemi di storie) che avete già archiviato, e questa attivazione vi permetterà di dare contesto a ciò che leggete e a comprendere più velocemente ciò che leggete. 

Il secondo beneficio della lettura di testi narrativi è invece legato allo sviluppo della competenza culturale. 

Leggere romanzi di letteratura italiana, oltre ad intrattenervi e rallegrarvi, vi darà la possibilità di simulare la storia del testo e la sua cultura, e, come abbiamo detto, simulando si impara. 

La competenza culturale è estremamente difficile da insegnare, a volte neanche un madrelingua è consapevole di come si porta addosso la sua cultura, figuriamoci poi se dovesse insegnarla! 

Quindi leggete e osservate, osservate e riflettete, riflettete e confrontate, confrontate e riprogrammatevi. Arricchiamo (e qui lo dico anche a me stessa, non solo a voi), dicevo, arricchiamo insomma i nostri schemi di storie, i nostri frame per dare alle culture che studiamo più sfumature e per non intrappolarle dunque in stereotipi. 

Vi prometto che ho finito con script e frame (acredo). Ma spero capiate quanto sia importante capire come funzioniamo per fare le cose al meglio. Analizzerò in futuro romanzi e film, per mostrarvi come e dove andare a cercare la cultura.

Per adesso vi lascio e vi ringrazio come sempre per l’ascolto. 

Alla prossima!

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