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#19: Il Fascismo in poche parole.

Questo episodio di livello avanzato è il primo di una serie dedicata al fascismo, un capitolo portante della storia italiana, che ancora oggi, sebbene in piccole quantità, continua a farsi sentire. Scopri di più su https://lernilango.com
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#19: Il Fascismo in poche parole.
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Introduzione

Questo episodio di livello avanzato del nostro podcast è il primo di una serie dedicata al fascismo, un capitolo portante della storia italiana, che ancora oggi, sebbene in piccole quantità, continua  a farsi sentire.

Trascrizione 

State ascoltando “le cose italiane”, una rubrica prodotta da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione del podcast vienici a trovare su Lernilango.com.

Per adesso buon ascolto dell’episodio “Il Fascismo in poche parole”.

L’episodio di oggi è il primo di una serie che voglio dedicare al Fascismo, perché volente o nolente il Fascismo ha caratterizzato e influenzato la storia e la cultura italiana per circa vent’anni, e ancora oggi si fa sentire, nei monumenti, nei nomi delle vie italiane, nei discorsi degli italiani e delle italiane. 

L’episodio di oggi ha come obiettivo quello di riassumere il Fascismo in poche parole, partendo dalla sua definizione, e ripercorrendo poi le tappe storiche principali di questo ventennio. Questo episodio servirà a capire cosa è e come si è sviluppato nel tempo. Nei prossimi, invece, esploreremo come il fascismo ha influenzato vari ambiti della vita pubblica e privata di italiani e italiane; vedremo inoltre come è stato rappresentato al cinema, nella letteratura, e vedremo in che termini il Fascismo entra oggi nei discorsi di italiani e italiane. 

Per adesso però, vediamone la definizione, incominciamo con la sua definizione.  

Il Fascismo è un movimento politico fondato nel 1919 in Italia dopo la prima guerra mondiale, salito al potere nel 1922 e rimastoci (al potere) fino al 1943.

All’inizio era solo un movimento, uno dei tanti che nel periodo post-bellico caratterizzarono il panorama politico e culturale italiano, un panorama molto movimentato. 

Dopo la prima guerra mondiale, infatti, l’Italia si trovò a gestire vari problemi: 600000 soldati morti in guerra, 1148000 civili morti (a causa della guerra e della febbre spagnola), l’aumento del debito pubblico dovuto agli enormi costi della guerra, l’aumento parallelo del costo della vita da un lato e della disoccupazione dall’altro (una coppia diciamo non vincente), e la diminuzione della produzione agricola (molti contadini erano infatti morti in guerra). Questa diminuzione della produzione agricola aumentò considerevolmente il divario tra Sud, agricolo, e Nord industrializzato. 

Le industrie, infatti, si concentravano tutte al nord, mentre il sud era più agricolo. Durante la guerra il settore industriale aveva fatto un enorme balzo in avanti in termini di produzione e aumento della ricchezza, ricchezza che alla fine della guerra risultò però concentrata nelle mani di pochissime persone. Dunque, alcuni industriali del nord si ritrovarono molto ricchi alla fine della guerra, mentre il sud si ritrovò ancora più povero, praticamente. 

Incominciò un periodo di scioperi e proteste da parte della popolazione a causa del malcontento provocato dalla situazione economica. 

Ed è dal malcontento che i Fasci di combattimento (nome del Fascismo quando era ancora un movimento), dicevo, ed è dal malcontento che i fasci di combattimento traggono la loro popolarità. 

Il manifesto dei Fasci prevedeva da un lato un’apertura sociale e politica, (reclamava infatti le 8 ore di lavoro, la paga minima e chiedeva il suffragio universale e il voto per le donne), ma dall’altro richiedeva anche una valorizzazione della nazione italiana nel mondo. Era dunque un movimento socialista e nazionalista, rivoluzionario e antipartito: ma, era anche e soprattutto violento. Organizzato in squadre armate, “rispondeva” agli oppositori con la violenza.

Con le elezioni del 1921, 35 fascisti entrarono in parlamento; nel novembre del 1921 il movimento diventò un partito, che assunse la denominazione di Partito Nazionale Fascista (PNF). 

Nel 1922 il partito nazionale fascista aveva 200.000 iscritti, un esercito privato, associazioni giovanili e femminili. Era, insomma, la più forte organizzazione del Paese, e operava quasi come un “antistato”. 

Tra il 27 e il 28 ottobre del 1922 questo partito armato organizza una manifestazione, una parata diciamo, che nei libri di storia viene chiamata “la marcia su Roma”. 25000 uomini armati marciano su Roma rivendicando il potere assoluto del Partito nazionale fascista sullo stato italiano e minacciando di intervenire con la violenza in caso contrario. Insomma, in poche parole, un gruppo armato minaccia di far violenza se non ottiene il pieno controllo del paese. 

Ecco come Mussolini sale al potere: con una minaccia, con un atto di violenza. 

Vittorio Emanuele III, all’epoca re d’Italia (ricordate che l’Italia è ancora una monarchia costituzionale, non ancora una Repubblica), dicevo, il re Vittorio Emanuele III affida a Mussolini pieni poteri. 

A partire da questo momento, Mussolini eliminerà ogni forma di opposizione dal parlamento, sia con manovre politiche, modificando ad esempio il sistema elettorale, sia con la violenza, uccidendo e sbarazzandosi degli oppositori. 

Il PNF – partito nazionale fascista – diventerà in questo modo l’unico partito al potere, instaurando in Italia un regime a partito unico, una dittatura insomma, uno stato totalitario. 

Da questo momento incomincia la costruzione dello stato fascista, che toccherà ambiti diversi: l’economia, la società, la cultura, la mentalità, l’educazione dei giovani. 

Parleremo di ogni ambito nei prossimi episodi, per adesso vi ringrazio per l’ascolto e vi invito ad ascoltare l’episodio sulla politica linguistica del fascismo che credo vi aiuterà a capire meglio la politica di questo PNF.

Ancora grazie per l’ascolto e ci sentiamo alla prossima!

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