Un evento che mi ha cambiato la vita

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LERNILANGO

Alcuni eventi cambiano inesorabilmente la vita: è successo anche a me e te lo racconto in questo episodio. Se vuoi leggerne la trascrizione visita il sito lernilango.com e vai nella sezione dedicata al podcast.

Lingua italiana insieme
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Un evento che mi ha cambiato la vita
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Trascrizione

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Buongiorno, buonasera o buon pomeriggio, come sempre dipende da quale parte del mondo sei in questo momento, e bentornato o bentornata nelle nostre lezioncine della newsletter settimanale.

Oggi voglio fare una puntata, voglio registrare una puntata un po’ speciale proprio perché questo mese, questa settimana nello specifico, il 2 maggio è stato il compleanno di uno scrittore molto importante per me, molto importante per la mia storia di vita, uno scrittore senza il quale molto probabilmente io non sarei qui in questo momento a registrare questo video, uno scrittore senza il quale molto probabilmente non avrei deciso di studiare lettere e senza il quale molto probabilmente non sarebbe esistito LerniLango.

Quindi, questa settimana una puntata, un episodio della newsletter un po’ speciale, ci sarà sempre una frase in italiano da analizzare, certamente, un modo di dire diciamo più che un’espressione idiomatica o una parola, ci sarà un modo di dire, un proverbio quasi, e sarà legato proprio appunto alla storia che sto per raccontarti, sì questa settimana ti racconterò una storia, più che una storia diciamo un episodio della mia vita passata legato appunto a il personaggio, allo scrittore che questa settimana, nello specifico il 2 maggio, compie gli anni, e festeggia il suo compleanno.

Lo scrittore è Alessandro D’Avenia.

Ormai sono grande per i suoi libri diciamo, per i suoi romanzi, continuo a leggerli quando li pubblica però non sono più abbastanza per me, i suoi romanzi parlano di un mondo che ormai non mi appartiene più, quindi quello dell’adolescenza, quello della crescita e difficilmente adesso riesco a identificarmi in quello che lui racconta, in quello di cui lui scrive all’interno dei suoi romanzi, ho bisogno di maggiore complessità arrivata ormai alla veneranda età di 29 anni, eh già, comunque continuo a leggerlo proprio perché quel suo primo romanzo e cioè “Bianca come il latte rossa come il sangue” è stato molto importante per me, non direi tanto per la storia perché comunque è la storia di, è una storia d’amore tra adolescenti uno dei quali ha una brutta malattia, quindi non mi sono identificata nella storia ma diciamo che è stato il momento, il contesto in cui ho letto questo romanzo che è stato molto importante per me, e soprattutto la sensazione di riconoscere le mie emozioni raccontate e descritte nel romanzo che ha fatto scattare qualcosa dentro di me, quindi non mi sono identificata, ripeto, tanto nella storia, ma è stato ripeto il contesto in cui ho letto il romanzo e il modo in cui mi sono rispecchiata in alcune emozioni e sensazioni descritte nel romanzo che ha fatto fare clic a qualcosa dentro di me, ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio e raccontiamo questa storia, questo episodio importantissimo della mia vita.

Era il lontano 2012, quindi circa dieci anni fa e dunque io avevo circa 19 anni, ero un cucciolo praticamente, una cucciola, ero molto piccola, sì esattamente, dieci anni fa, sono passati dieci anni da questo episodio, e frequentavo il quarto superiore, quindi ero no, frequentavo il quinto superiore quindi ero all’ultimo anno del liceo, all’ultimo anno di scuola superiore, sì, ero in quinto superiore, quindi avrei fatto da lì a poco gli esami di maturità, o mio Dio che ansia, periodo bruttissimo, gli esami di maturità sono stati gli esami più difficili della mia vita, posso assolutamente confermare questo, quindi ero in quinto superiore e quasi alla fine del mio percorso, stavo per iniziare, avrei iniziato l’anno successivo l’università e niente io avevo deciso di studiare medicina, quindi io avrei studiato medicina, finita la scuola superiore mi sarei iscritta all’università per studiare medicina, avrei partecipato ai concorsi perché medicina in Italia è a numero chiuso, questo significa che per poter entrare nell’università di medicina devi fare un test, se passi questo test vieni inserito o inserita nella lista delle persone che possono iniziare il percorso di studio presso la facoltà di medicina. Come ben sai e come ben sa chi mi conosce io sono molto secchiona, sono nerd, sono molto secchiona, studio tanto e quindi già quasi un annetto prima avevo iniziato a prepararmi per questi test, ero pronta, conoscevo tutto ed ero sicura al cento per cento che li avrei passati, perché mi ero impegnata molto, studiavo molto, mi piaceva studiare quindi ero certa quello sarebbe stato il mio destino: studiare medicina.

Cosa succede però quest’anno, questo 2012? Succede che è una nostra compagna di classe propone a me e ad un altro gruppo di mie amiche molto secchione come me, perché sì, come si dice in italiano “chi si somiglia si piglia” e cioè “le persone simili vanno insieme, creano gruppo e fanno amicizia”, questa mia compagna di classe propose a me e al resto di questo gruppo di secchione di partecipare ad un concorso letterario che si sarebbe tenuto a Firenze quell’anno, era maggio se non sbaglio, sì o aprile o maggio, era primavera, o forse no potrei sbagliarmi, non mi ricordo comunque, forse no era autunno perché ricordo che indossavo un cappotto pesante, ma comunque non mi ricordo, comunque ci propose di partecipare a questo concorso letterario che si sarebbe tenuto a Firenze, questo concorso si chiamava “I colloqui fiorentini”.

Ogni anno questo concorso letterario sceglieva un autore importante della letteratura italiana e sulla base di questa scelta i gruppi di studenti delle scuole superiori dovevano creare un elaborato scritto, quindi una tesina, un saggio, su un argomento molto vicino alla poetica e alla letteratura, ai, ai libri di questo scrittore, o un saggio oppure potevano creare un elaborato artistico ripeto sempre vicino alle tematiche affrontate da questo autore all’interno delle sue opere.

Quell’anno fu scelto Ugo Foscolo che non mi piace molto come scrittore onestamente, anzi devo dire che mi annoia abbastanza, però partecipare a un concorso letterario, andare a Firenze con le mie amiche, perché no, partecipiamo a questo concorso, amavamo Firenze, io e le mie amiche di questo gruppetto di secchione eravamo follemente innamorate di Firenze, quindi partire per Firenze, un progetto finanziato dalla scuola, perché no, vai, partiamo, andiamo, iscriviamoci al concorso.

Quindi ci iscriviamo al concorso, scriviamo questa tesina sugli ideali di Ugo Foscolo quindi l’amore, la patria e altre cose che ora non ricordo, e il concetto era, dell’intera tesina, questi ideali, cioè l’ideale dell’amore, l’ideale della patria, l’ideale della nazione cosa fanno? Ci portano verso l’alto o ci portano verso il basso, cioè ci aiutano a migliorare oppure ci buttano giù perché sono appunto solo ideali e non si possono raggiungere quindi creano nell’essere umano un senso di frustrazione? Questa era la nostra tesina, e avevamo affiancato a questa tesina, a questo saggio anche un elaborato artistico che vedi qui, come vedi appunto in questa immagine c’è quest’uomo che dorme e qui c’è questa scala che sale verso l’alto dove sono inserite come vedi le rappresentazioni dei vari ideali, e quindi avevamo appunto rappresentato questo concetto no, quindi questi ideali portano quest’uomo verso l’alto o portano quest’uomo verso il basso? Cosa fanno gli ideali nella vita dell’uomo?

Bene, siamo pronte partiamo abbiamo creato il nostro elaborato artistico abbiamo creato la nostra tesina e siamo partite per Firenze. Arriviamo a Firenze, iniziamo a partecipare a questo concorso, a tutti gli eventi organizzati da questo concorso perché erano tipo tre giorni di eventi dedicati al tema di Ugo Foscolo appunto, con speaker, scrittori, professori che parlavano di tematiche diverse in queste conferenze sempre legate appunto ad Ugo Foscolo.

1. Abbiamo vinto, cioè siamo arrivate terze, ci siamo classificate terze con l’elaborato artistico non con la tesina, quindi la nostra opera d’arte che ripropongo qui è stata molto apprezzata, siamo arrivate terze, ricordo che abbiamo vinto anche dei soldi in questo concorso, forse 50 euro da spendere tipo in libri o cose per la scuola, ora non mi ricordo di preciso, forse erano 200 euro in realtà, quindi abbiamo vinto questo questo concorso, siamo arrivate terze.

Ma qual è stata la cosa più importante per me: tre giorni a contatto diretto con la mia grande passione da sempre e cioè la letteratura, ascoltare conferenze, sentir parlare di letteratura, di libri, di generi letterari, di grandi ideali e di grandi cose legate appunto alla lettura, agli studi umanistici, all’importanza della letteratura, all’importanza della scrittura e della lettura nella vita degli esseri umani, tre giorni continui di bellezza nelle mie orecchie, mi sono sentita a casa, ho sentito che sì, questo è il mondo a cui appartengo, quella sensazione di adesione totale al contesto, al mondo e alle persone che ti circondano in quel determinato momento, non ti è mai capitato di sentire, di provare questa sensazione, e dire “io appartengo a questo mondo, questa cosa è mia, io faccio parte di questo contesto”, ti è mai capitato? A me è capitato quel giorno.

Poi, colpo di grazia arriva quando Alessandro D’Avenia, professore presso un liceo, professore di lettere classiche presso un liceo di Milano, il momento, il colpo di grazia arriva quando lui fa una presentazione, quando cioè lui tiene una piccola presentazione sul tema della scrittura epistolare, ancora me lo ricordo, cioè la scrittura di lettere a determinati destinatari, la sua presentazione per me è stata la più bella in assoluto e ricordo di aver provato, di aver fatto esattamente questo pensiero, ricordo di aver provato emozioni e sensazioni così belle che ho pensato ad un certo punto “io voglio essere come lui, voglio avere un libro in mano e voglio parlare a tante persone di cose che mi stanno a cuore con la speranza di far sentire le persone che mi ascoltano nello stesso modo in cui lui sta facendo sentire me in questo momento, con l’insegnamento, avendo un libro in mano, voglio che gli altri provino queste emozioni che io sto provando in questo momento ascoltando Alessandro D’Avenia”, ed erano emozioni fortissime, emozioni bellissime di appartenenza, di non saprei come spiegarle, forse dovrei scrivere in modo più approfondito su queste emozioni ma erano così belle che ho pensato “sì, io voglio provocare queste emozioni negli altri, voglio far sentire gli altri in questo modo”, ed erano sostanzialmente, potrei descriverle come le emozioni della scoperta no, quindi il piacere dello studio, il piacere della scoperta, il piacere della lettura, di imparare cose nuove, quel senso proprio di avventuriero che parte con la nave verso terre sconosciute e che ha questa sensazione di scoperta qui nella bocca dello stomaco perché qui, signori e signore, vivono le nostre emozioni, e quindi la senti quell’emozione di scoperta, ti capita, quando viaggi, quando leggi un libro, e quella era la sensazione che stavo provando, la sensazione che sicuramente ha provato Cristoforo Colombo prima di scoprire l’America, quindi questa emozione della scoperta, questo piacere della conoscenza e dello studio lo stavo provando in quel momento e in quel momento ho deciso “voglio farlo provare anche ad altre persone che mi ascolteranno”.

Ricordo quel giorno salimmo con le mie amiche sulla cupola del Brunelleschi a Firenze e c’era questo tramonto meraviglioso su Firenze ragazzi, cioè mi viene la pelle d’oca solo a ripensarci, e c’era questo tramonto su Firenze, che già Firenze è bellissima, e in quel momento mi ricordo di aver detto alla mia migliore amica che è ancora la mia migliore amica adesso, quindi ancora fa parte della mia esistenza, mi ricordo di averle detto “io voglio studiare lettere, io voglio studiare studi umanistici e voglio diventare un’insegnante”, in quel momento lì sulla cupola del Brunelleschi, e prima di questo momento sulla cupola eravamo state in una libreria Firenze per acquistare appunto il romanzo di Alessandro D’Avenia “Bianca come il latte rossa come il sangue”, eravamo state in questa libreria, io avevo preso il romanzo, mi ero seduta su una delle poltrone nella libreria, quindi in questo contesto, avevo iniziato a leggere e avevo di nuovo provato quella sensazione di 1. riconoscermi nelle sensazioni e nelle emozioni raccontate nel libro che secondo me è una delle esperienze umane più belle, cioè riconoscere sé stessi in qualcosa che si vede e si guarda, si legge, si ascolta, quindi mi ero prima riconosciuta e questo mi aveva dato un profondo piacere, ma 2. avevo sentito di nuovo quel brivido della conoscenza, quel brivido dello studio, quel brivido di conoscere e imparare cose nuove.

Poi ero in una libreria bellissima, circondata da altre persone che leggevano, circondata dai libri miei grandi amici, amici del cuore da ora all’eternità, e lì prima l’avevo detto a me stessa che “no io voglio provare questo per il resto della mia vita, voglio provare queste emozioni per il resto della mia vita”, in quel momento nella libreria l’ho detto a me stessa, poi siamo saliti sulla cupola e l’ho detto ad alta voce alla mia amica, poi nel viaggio di ritorno prima di prendere l’aereo per tornare a casa l’ho detto ai miei genitori e mia madre ancora oggi dice “io odio Alessandro D’Avenia perché ti ha fatto fare questa scelta”, non perché non è felice, mia madre è molto felice, i miei genitori sono felici della vita che ho scelto, però avrebbero voluto che scegliessi un percorso che ti dà maggiori certezze lavorative in Italia come ad esempio quello del medico, quindi per questo ironicamente mia madre ancora dice “odio Alessandro D’Avenia perché ti ha fatto fare questa scelta”, ma ovviamente è felice perché io sono molto felice.

Quindi caro ascoltatore e cara ascoltatrice io ho scelto la vita che ho scelto, il percorso professionale che ho scelto grazie ad Alessandro D’Avenia che il 2 maggio compie gli anni, quindi questa newsletter è dedicata a lui, è dedicata al modo in cui lui ha influenzato il percorso della mia vita, ripeto i suoi romanzi ormai non mi parlano più, continuo a leggerli ricordando quegli anni della mia vita, quel momento preciso della mia vita, ma non, anche se ormai non mi parlano più non posso dimenticare l’importanza e la centralità che ha avuto per me questo scrittore.

Sono qui adesso è chiacchiero con te anche grazie a lui.

Quindi, ti dicevo, oggi non ti dirò, non ti parlerò, non ti spiegherò una espressione idiomatica ma voglio parlarti di un proverbio, penso sia un modo di dire o un proverbio forse africano, non mi ricordo, dove l’ho letto perché leggo tante cose ma, e quindi non mi ricordo sempre la fonte di ciò che dico, e questo proverbio dice “puoi svegliarti molto presto al mattino ma il destino si è svegliato mezz’ora prima di te” e sì, devo dirti che io credo molto nel destino onestamente, sono successe così tante cose nella mia vita che non posso non credere nel destino e questa mia storia di Alessandro D’Avenia, del concorso letterario è una prova inconfutabile dell’esistenza del destino, quindi eccomi qua ho finito oggi, spero che la mia storiella ti sia piaciuta, come sempre se hai qualcosa da condividere con me scrivilo nei commenti, fammi sapere se anche tu hai avuto dei momenti simili nella tua vita e cosa pensi soprattutto del destino.

Vediamo, scatenati nei commenti e fammi sentire la tua storia.

Io ti ringrazio per l’ascolto di questo episodio molto speciale per me e noi ci sentiamo la prossima settimana, grazie ancora per il tuo ascolto, ciao!

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