I dialetti in Italia

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LERNILANGO

In questo episodio di livello AVANZATO parlo dei dialetti, delle loro caratteristiche e della loro origine storica. 

Con questo audio potrai fare pratica di:

  • forma impersonale;
  • congiuntivo;
  • tempi passati;
  • connettivi utili per raccontare.

Lingua italiana insieme
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I dialetti in Italia
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Trascrizione

Lo scorso fine settimana sono andata a Napoli per una piccola gita energizzante, per riempirmi un po’ gli occhi di bellezza e ricaricarmi dopo un periodo di duro lavoro e di molti impegni.

Quanto è bella Napoli, spaventosamente bella, piena di contrasti così forti che ti stordiscono, dagli odori, alle immagini, ai suoni, tutto è un contrasto. Per strada in pochi secondi passi dall’odore inebriante del cibo fritto e dei dolci alla puzza di urina ed escrementi umani, dal profumo dei panni appena stesi al fetore dell’immondizia. In pochi secondi la bellezza del golfo, dei palazzi antichi e dei vicoletti così pittoreschi si affianca agli accampamenti, per strada, di senzatetto. Il rumore del traffico e quello del mare, l’aggressività e la dolcezza del dialetto, contrasti, contrasti e ancora contrasti. 

Lo scorso fine settimana sono andata a Napoli per una piccola gita energizzante, per riempirmi un po’ gli occhi di bellezza e ricaricarmi dopo un periodo di duro lavoro e di molti impegni.

Quanto è bella Napoli, spaventosamente bella, piena di contrasti così forti che ti stordiscono, dagli odori, alle immagini, ai suoni, tutto è un contrasto. Per strada in pochi secondi passi dall’odore inebriante del cibo fritto e dei dolci alla puzza di urina ed escrementi umani, dal profumo dei panni appena stesi al fetore dell’immondizia. In pochi secondi la bellezza del golfo, dei palazzi antichi e dei vicoletti così pittoreschi si affianca agli accampamenti, per strada, di senzatetto. Il rumore del traffico e quello del mare, l’aggressività e la dolcezza del dialetto, contrasti, contrasti e ancora contrasti. 

Contraddizioni, anche, tantissime. Nonostante ciò, però, ogni volta che ci vado sento sempre che non ci sono stata abbastanza, sento sempre che Napoli non mi basta mai. Sento in Napoli qualcosa di così profondamente umano che però non riesco a definire in parole, non riesco a trovare le parole giuste per descrivere ciò che Napoli mi fa provare. 

Leggendo il libro di Matilde Serao, “Il ventre di Napoli”ho trovato conferma di questa mia sensazione, conferma eh, e non spiegazione. Ti consiglio di leggere questo libro, solo dopo però essere stata o stato a Napoli, non prima.

Ho notato che questa sensazione si attiva principalmente quando sento la gente parlare in dialetto, e dunque ho pensato: se studiassi il dialetto napoletano, troverei una spiegazione a ciò che Napoli mi fa provare? Se parlassi la lingua di Napoli, troverei una risposta alle mie domande?

Sì, esatto, ho detto lingua di Napoli, e non dialetto, perché, sì, un dialetto è una lingua.


Bentornato e bentornata nel nostro podcast mensile di italiano per stranieri, prodotto da LerniLango, un’infrastruttura online per l’apprendimento della lingua italiana. Per saperne di più e per leggere la trascrizione di questo episodio visita lernilango.com. 

Per adesso buon ascolto dell’episodio I dialetti dell’Italia o i dialetti italiani?  


Il dialetto è una lingua, una lingua come l’italiano, il congolese, il cinese e il russo. Un dialetto è una lingua con una sua sintassi, una sua morfologia, fonetica e un suo vocabolario. L’unica differenza tra l’italiano e il dialetto napoletano ad esempio, è che il napoletano non si insegna a scuola, le leggi, le insegne stradali e i moduli che compiliamo per ricevere un servizio non sono scritti in napoletano.

Il napoletano insomma, come gli altri dialetti, non è la lingua della burocrazia, della legge e dell’istruzione. Però è una lingua. Anche l’italiano che io parlo in passato è stato un dialetto prima di essere scelto, nel XVI secolo, come lingua nazionale. Esatto, scelto: un dialetto, uno tra i tanti dialetti italiani, è stato scelto arbitrariamente dagli esseri umani per diventare lingua nazionale.

Dialetto italiano…mmmhhh…in realtà questa definizione è un po’ ambigua perché una persona potrebbe erroneamente pensare che il dialetto sia una degenerazione dell’italiano, una sorta di italiano bruttino, malaticcio, una sorta di fratello mal vestito dell’italiano.

Per essere precisini, sarebbe più appropriato dire dialetto d’Italia, il napoletano è un dialetto d’Italia e non un dialetto italiano, è una tra le tante lingue dell’Italia e non una derivazione dell’italiano, il dialetto NON deriva, non viene dall’italiano, ma, come l’italiano, viene dal latino.

Il dialetto è infatti il risultato di un processo di trasformazione del latino PARLATO.

Il latino inizialmente era una lingua parlata in un piccolo centro, Roma, e che poi, con l’espansione dell’impero romano, si è diffusa in tutte le aree geografiche conquistate dai romani. Quando però il latino è arrivato in queste aree, ha trovato gente che parlava altre lingue (il celtico, l’etrusco, l’osco-umbro, il greco ecc..).

Essendo la lingua dei conquistatori (dei più forti, insomma), il latino era considerato dalle popolazioni conquistate una lingua più prestigiosa della loro, e dunque con il tempo cosa è successo? Queste popolazioni hanno imparato il latino, con il tempo, di generazione in generazione, sono diventate bilingue, avevano cioè il latino e la loro lingua come lingue madre, fino a che poi non hanno abbandonato completamente la loro lingua in favore della lingua dei più forti, dei conquistatori. 

Questo latino dei conquistatori unito alla lingua madre delle varie genti italiane ha dato origine, nel tempo, ai vari dialetti. Nel mio dialetto, ad esempio, nel vocabolario e nella sintassi sopravvive ancora il greco, la lingua greca.

Nel XVI secolo, poi, si scelse come lingua nazionale italiana il dialetto fiorentino, si decise che il dialetto fiorentino sarebbe diventato la lingua nazionale, la lingua che avrebbe permesso da nord a sud di comunicare e di comprendersi. E attenzione, non tutto il dialetto fiorentino si scelse come modello, ma il dialetto fiorentino degli scrittori classici fiorentini del trecento (tra cui Dante e Petrarca). 

Il dialetto fiorentino delle opere di questi scrittori venne preso come modello linguistico a cui tutti gli altri dialetti si sarebbero dovuti adeguare.

Ricordi la domanda che ho fatto nell’introduzione? Capirei Napoli se ne studiassi la lingua? Credo di sì, credo che studiando il napoletano capirei di più la storia e l’anima di questa città, nella lingua troverei una risposta al perché provo ciò che provo quando sono a Napoli. Le lingue fanno provare cose, emozioni, sentimenti, studiarle secondo me ci aiuta a capire perché proviamo queste cose.

Questo posso dirlo con certezza perché è quanto mi è già accaduto con il mio dialetto. Io lo parlavo, ma non lo conoscevo. Poi, per la mia laurea triennale l’ho studiato linguisticamente, e studiandolo linguisticamente, ho capito tante cose. Cosa ho capito? Te lo dirò in un altro episodio, interamente dedicato al mio dialetto. 

Per ora, spero che questo episodio ti abbia chiarito la definizione di dialetto, spero che ti abbia fatta o fatto riflettere sull’arbitrarietà della cultura, sull’importanza della ricchezza e della diversità culturale, perché se perdo il dialetto perdo anche una parte di cultura ad esso associata, cultura che l’italiano non mi può raccontare, se si smette di parlare napoletano, io non potrò studiarlo e non potrò capire perché provo ciò che provo quando sono a Napoli.

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